Il FVG Bike Trail è stato il primo evento bikepacking a cui ho partecipato. Un altro tabù crollato, un'altra esperienza alle spalle ma quel che resta, anche in questo caso, sono le immagini di una regione che conoscevo poco e che si è rivelata estremamente varia e divertente da pedalare. Ecco come è andata.
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FVG Bike Trail: giovane ma già maturo
Sono arrivati alla seconda edizione i ragazzi di It Takes Two, società che organizza il FVG Bike Trail e nonostante l'evento sia appena agli inizi, già si intuisce la professionalità con cui viene gestito. Dalla promozione alle fasi d'iscrizione e check in fino all'assistenza e all'arrivo, tutto fila liscio come in una macchina ben oliata.
I numeri raccontano solo una piccola parte del lavoro e del successo di una manifestazione, ciò che conta è il riscontro sul territorio e nelle parole dei partecipanti e da quello che ho sentito pedalando ci sia da essere ottimisti per il futuro dell'evento. Ma bando alle ciance, vediamo com'è andata la mia esperienza sul percorso Unlimited, quello lungo da circa 380 km che ho coperto in 4 giorni.
C'era anche il percorso Unconventional più breve da 200 km e l'itinerario da 100 km di una sola giornata.
Il percorso Unlimited 2025
Il tracciato del FVG Bike Trail 2025 si è spostato dalle montagne al mare, se così si può dire. L'anno precedente infatti il trail si era spinto verso nord mentre questa edizione ha visto protagoniste le colline del Collio e il Carso giuliano.
La partenza da Udine ha garantito un tratto di riscaldamento iniziale e uno di defaticamento finale, chiamiamoli così, in pianura. Infatti, a parte qualche gobba, per raggiungere Cividale del Friuli si sono attraversate le campagne orientali. L'illusione di un percorso semplice e dolce si è subito infranta dopo la città longobarda, sulle salite a Purgessimo e ai prati di Tribil. Entrati in Slovenia ci siamo gustati le strade e ciclabili lungo lo Judrio e l'Isonzo per raggiungere Gorizia.
Il monte San Michele e i sentieri costieri del Venezia Giulia verso Trieste sono stati protagonisti della seconda giornata mentre il rientro in Friuli ci ha visto pedalare prima la meravigliosa Val Rosandra per poi arrancare sui sentieri sconnessi dell'altopiano carsico fino a Sistiana.
Gli ultimi chilometri di pianura ci hanno fatto attraversare le foci dell'Isonzo, raggiungere Grado attraverso le lagune e poi ritrovare Udine dopo aver visitato le meraviglie di Aquileia e Palmanova.
In totale il tracciato è di circa 380 km e 4700 m di dislivello, in maggioranza su strade secondarie e sterrate ma con alcuni punti su sentieri tosti dove per brevissimi tratti si è costretti anche a spingere la bici.
Nel dettaglio, ecco le mie giornate:
1. Udine e il collio
Il punto di ritrovo e di partenza di questo FVG Bike Trail è la casa della Contandinanza a Udine, nella piazza del Castello, in pieno centro. Attraversata piazza della Libertà si inizia il proprio viaggio verso oriente attraversando la piccola periferia cittadina e ritrovandosi ben presto sulle strade bianche di campagna, tra campi di mais e vitigni.
All'orizzonte si possono già ammirare le Alpi Giulie con il monte Canin a dominare la linea di cresta che divide l'Italia dalla Slovenia. Dopo una ventina di chilometri, oltre Oleis, si inizia una prima panoramica e dolce ascesa tra i filari di vigne brulicanti di raccoglitori, fino all'abbazia di Rosazzo. Un'altra salitella più arcigna ci conduce alla rocca Bernarda attorniata da coltivazioni del pregiato Picolit.
Un altro tratto di pianura in parte sul tracciato transfrontaliero Bimobis ci conduce nella città del ponte del Diavolo, Cividale del Friuli. È tempo di una pausa, sotto i portici del bel palazzo Comunale, prima di infilarsi nel selvaggio e spopolato nulla collinare dei territori di frontiera.
Un breve ma gradevole tratto sull'argine del Natisone ci fa raggiungere le poche case di Purgessimo e qui si inzia a sudare lungo la strada verso Castelmonte, inizialmente asfaltata e pendente ma poi sterrata e più dolce. Prima di raggiungere il noto Santuario della Beata Vergine di Castelmonte però si torna a scendere su una strada di ghiaia piuttosto grossolana che in breve riporta sulle sponde di un torrente, il Cosizza.
L'umidità è soffocante nel sottobosco e fortunatamente a San Leonardo troviamo una canna dell'acqua dove riempire le borracce, perché se l'antipasto non era ancora digerito, ora toccava al primo piatto: la salita verso i prati di Tribil, nel comune di Stregna. Il tracciato è gradevole e all'ombra ma le ore meridiane si fanno comunque sentire.
La picchiata su parte del Sentiero Italia, lungo una sterrata veloce e scorrevole (occhio però alle canalette dell'acqua che qui sono trafori!!!) porta sulle sponde del torrente Judrio che fa da confine. La strada che lo segue in territorio sloveno fino a Golo Brdo è uno spettacolo.
Per oggi sono quasi alla frutta. Trovo un panino in un negozietto che rappresenta l'unico ristoro in zona assiema al distributore di benzina, e riprendo le forze per iniziare l'ennesima risalita. Una deviazione dalla strada asfaltata sotto il piccolo abitato di Senik mi costringe a spingere la bici mentre il sole si abbassa all'orizzonte e gli ultimi chilometri, di nuovo su sterrato, si rivelano un dolce calvario, con scorci su tutta la pianura friulana.
Proprio una radura panoramica si rivela perfetta per piazzare la tenda e godersi un tramonto da ricordare!
2. Oltre l'Isonzo verso la Venezia Giulia
Il risveglio è tiepido e la voglia di uscire dalla tenda latita anche perché i cinghiali passati a salutarmi in piena notte hanno interrotto il mio sonno profondo.
Per fortuna manca poco allo scollinamento e presto le pendenze si fanno negative, su una sterrata che con una serie di tornanti mi fa raggiungere le sponde del fiume Soča. Sul lato occidentale della vallata dell'Isonzo corre una pista ciclabile splendida che io intercetto all'incirca a metà per seguirla verso Nova Gorica.
Attraverso il fiume su una passerella ciclo-pedonale spettacolare e entrato nella città di confine, mi concedo una lauta colazione. A Gorizia una parata militare mi rallenta ma non rinuncio a scoprire il castello anche se evito la visita completa che mi riprometto di fare in un'altra occasione.
Il tracciato ritrova la pianura, seguendo il canale Agrocormonese e passando dalle acque cristalline del laghetto Farra d'Isonzo prima di entrare a Gradisca d'Isonzo dove è già ora di pranzo.
Le rampe verso il monte di San Michele sotto il sole sono impietose ma vale la pena raggiungere la zona sacra per ricordare ancora una volta l'assurdità delle guerre. Passo trincee e depositi, seguendo la traccia che diventa ostica sui single trail sommitali.
L'anello da San Martino del Carso precede la discesa verso Redipuglia, molto gradevole, che passa dal cippo dedicato a Filippo Corridoni prima di raggiungere il Sacrario Militare attraverso uno stretto single trail. Essendo salito in cima l'anno precedente, decido di proseguire e riprendere il percorso raggiungendo la riserva naturale regionale dei laghi di Doberdò e Pietrarossa. Una piccola deviazione a piedi mi fa raggiungere il più grande dei due laghetti.
La salita successiva da Jamiano è davvero impegnativa, soprattutto per la condizione del fondo molto sconnesso. Ci si avvicina al mare e con un ultimo tratto di leggera discesa si entra a Sistiana, punto di partenza di un ampio anello che mi impegnerà per la parte finale di giornata e gran parte del giorno successivo.
Sbaglio strada mentre cerco un bar per dissetarmi e così perdo il magnifico sentiero costiero che unisce Aurisina a Santa Croce, ma mi rifarò presto perché anche la strada Napoleonica o Vicentina tra Borgo San Nazario e Opicina è uno spettacolo degno di questo finale di giornata.
I panorami sul golfo di Trieste illuminato dalla luce del tramonto mi fanno dimenticare la stanchezza di questa lunga giornata in sella e non esito a concedermi qualche sosta nonostante l'ora si stia facendo tarda. Per fortuna proprio al termine della strada Vicentina si trova il campeggio dove decido di fermarmi questa sera, a due passi da Opicina. La cena a base di pesce è una delizia che mi ritempra e mi riconcilia con il mondo.
3. Il Carso e la laguna
Le scorie della gran tappa di ieri sono smaltite e dopo aver impacchettato la tenda, riprendo la sella per una fiondata in discesa verso il centro di Trieste. Il vento spira forte: non sarà Bora ma comunque si fa sentire!
La colazione in riva al golfo mi prepara alle risalite che subito si fanno impegnative per raggiungere il castello. Scorrazzando tra i meandri cittadini si raggiunge l'imbocco della ciclabile Giordano Cottur (Triestino 3 volte terzo al giro) che si snoda in parte sulla vecchia ferrovia della val Rosandra che univa Trieste a Erpelle, in Slovenia. Il tracciato prima asfaltato e poi su sterrato risistemato da poco è un incanto: tra viadotti e gallerie, si pedala sul fianco del monte Stena, dove anche le capre ammirano il paesaggio della valle.
Abbandoniamo il tracciato ciclopedonale a Draga, sul confine, per iniziare il lento rientro verso occidente. Un tratto di strada ci conduce al monumento ai caduti del parco Eroi di Basovizza da dove un single trail nella prateria ci riporta verso l'omonima cittadina.
Inizia poco più avanti, dopo aver oltrepassato la statale, un sentiero in costa sul golfo di Trieste che è una meraviglia. I panorami si aprono sull'Adriatico mentre il fondo si fa di tanto in tanto più arcigno, costringendomi a scendere di sella per spingere un paio di volte.
Il caldo si fa sentiere e in alcuni punti di questo itinerario sembra di essere immersi nella savana africana piuttosto che nel Carso triestino. L'altopiano prosegue con strappi e saliscendi spezzagambe passando piccoli centri come Trebiciano, Rupinpiccolo, Sales e San Pelagio fino a ritrovarsi quando ormai è pomeriggio inoltrato a Sistiana. Assicurati di avere riempito le borracce perché non sarà facile trovar rifornimento tra Trieste e Sistiana se non in un paio di punti.
Un abbondante panino fornisce le giuste energie per proseguire: ormai le difficoltà sono praticamente concluse e si raggiunge la piccola ma affascinante Duino. Un'ultima rampa al lato della ferrovia anticipa l'arrivo a Monfalcone da dove ben presto si raggiunge il mare e la foce dell'Isonzo.
D'ora in avanti il dislivello sarà solo quello dei cavalcavia ma la varietà di paesaggio rispetto al mattino fa apprezzare anche queste pedalate su strade bianche e ciclabili che portano verso il tramonto.
Si passa prima la riserva naturale regionale della Valle Cavanata e poi il canale di Primiero per toccare con le ruote territorio gradese. Tra i campeggi e il campo da golf si insinua la ciclabile finale che mi conduce fino in centro alla cittadina, strabordante di turisti e di centinaia di ciclisti che arrivano qui a conclusione dell'Alpe Adria.
4. Gran finale con le città storiche
L'ultima giornata di viaggio attraverso il Friuli è una tappa di trasferimento e defaticamento, ma le meraviglie non mancano.
Si inizia già al mattino con l'attraversamento della laguna di Grado per ritrovare la terra ferma e proseguire verso Aquileia. Per render le cose più succulente i ragazzi del FVG Bike Trail però non ci fanno mancare un po' di sano sterrato e single trail con vista sulla laguna prima di tornare in ciclabile e raggiungere la maestosa Basilica di Santa Maria Assunta. Anche in questo caso, avendola già vista più volte, decido solo di ammirarla dall'esterno senza fermarmi troppo.
Il percorso prosegue prima su ciclabile e poi su strade secondarie che si allontanano dalla ciclovia Alpe Adria per un po' fino aggirando Cervignano e ritrovandosi nel piccolo e bel borgo dei mulini di Strassoldo.
Una breve pausa non mi protegge dalle cannonate che rimbombano quando faccio il mio ingresso nella città stellata di Palmanova: la rievocazione storica Palma alle Armi è in corso e tra un accampamento nemico e un paiolo sul fuoco, mi faccio strada raggiungendo l'enorme piazza Grande su cui troneggia il Duomo Dogale.
Gli ultimi chilometri ripercorrono quasi sempre il tracciato dell'Alpe Adria per ritrovare il capoluogo di regione e chiudere il percorso con l'ultimo sforzo per raggiungere la piazza del Castello e la linea di fine del primo trail pedalato.
La birra finale porta con se anche le considerazioni conclusive di questo trail: l'esperienza non può che essere considerata in maniera super positiva. La cosa che più ho entusiasmato i partecipanti è lo stupore per la varietà di paesaggi attraversati mentre l'unico piccolo appunto era sulla difficoltà di alcuni tratti di sentiero che io non ho avuto problemi ad affrontare con la mia Longitude (e ruote da 2.6"!) ma che capisco possano essere stati un po' ostici per chi ha affrontato il viaggio con una gravel bike e ruote da 35-40 mm.
Se l'anno prossimo vorrai farti ancora stupire dai ragazzi del FVG Bike Trail non ti resta che accedere al loro sito e seguirli sui canali social per tutte le succose novità di quest'evento, chissà cosa riserverà per il 2026!
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