Si è tenuto lo scorso weekend il 5° IMBA Italia Gathering, il raduno del ramo italiano dell'International Mountain Biking Association, al castello di Miradolo nel Pinerolese. Un'occasione per fare il punto della situazione sullo stato di salute della MTB in Italia e delineare la rotta futura per rendere l'Italia sempre più un paese mountain bike friendly.
In questo articolo
- Arrivi e capisci subito che non è una normale conferenza
- La conferenza: contenuti veri senza troppi fronzoli
- Incontri, confronti e la sensazione che qualcosa si muova
- La domenica: dalla teoria alla bici
- Discussioni che lasciano il segno
- La community IMBA: dieci anni e una voglia di crescere
- Ritorni a casa con la testa piena di appunti e la voglia di mettere in pratica

Arrivi e capisci subito che non è una normale conferenza
Arrivi al Castello di Miradolo in una fresca mattina d’ottobre, la bici ancora sporca dal viaggio e con quella sensazione di essere nel posto giusto, in mezzo a persone che parlano la tua stessa lingua. Ti scopri a camminare con il sorriso in faccia.
Scendi, sgranchisci gambe e braccia, prendi il badge e ti perdi un secondo a guardare le pietre e le piante del giardino. Siamo all'imbocco della val Chisone e della val Pellice e basta alzare un attimo lo sguardo per avere una meravigliosa visuale di quella punta aguzza e inconfondibile che prende il nome di Monviso.

È strano: da fuori sembra un luogo severo, ma dentro si respira una calma che mette a posto i pensieri. Ti guardi intorno e riconosci qualche volto noto, ma anche tanti nuovi — amministratori, guide, operatori turistici, ragazzi delle associazioni e una bella dose di appassionati. Si sente nell’aria che quest’anno c’è qualcosa di speciale: IMBA Italia compie dieci anni.
C’è una vena di festa, certo, ma anche la consapevolezza che questi dieci anni sono stati di lavoro concreto e questo evento mette a confronto idee e realtà che a volte si trovano anche su fronti opposti. E l’atmosfera è subito quella giusta per ascoltare, per confrontarsi, per capire come la bici possa essere davvero una leva per lo sviluppo locale.
La conferenza: contenuti veri senza troppi fronzoli
Il sabato mattina si svolge il convegno nella serra neogotica un po' allungata e fresca, ma di sicuro suggestiva. Il tema è in linea con le corde di Life in Travel e per questo sono qui: “Il turismo ciclistico su percorsi naturali come catalizzatore per lo sviluppo delle economie locali”. Non suona accademico, ma pesante nel senso buono: si parla di come la bici sposti persone, ma anche idee e opportunità economiche per piccoli borghi e territori meno noti.

I relatori si susseguono con interventi concreti: amministratori che raccontano numeri e scelte, DMO che spiegano strategie di promozione, operatori che fanno esempi di sviluppo locale. Tu prendi appunti, scatti qualche foto per il profilo e annuisci quando qualcuno spiega che non basta aprire un sentiero per avere turismo: serve manutenzione, pianificazione, formazione degli operatori e soprattutto dialogo con le comunità locali.
Le idee migliori nascono spesso intorno a un tavolo impreciso: qui si mescolano storie diverse e nascono soluzioni reali.
Quello che ti colpisce è la varietà dei punti di vista. Ci sono rappresentanti delle Aree Protette che parlano di biodiversità, gestori di eventi che raccontano come attirare partecipanti senza snaturare il territorio, editori e giornalisti che spiegano come raccontare queste esperienze. Ogni intervento è un piccolo tassello di un mosaico più grande: non si discute in astratto, ma su casi pratici che puoi vedere con i tuoi occhi e, magari, replicare nel tuo territorio.
Incontri, confronti e la sensazione che qualcosa si muova
Tra una pausa e l’altra ti ritrovi a parlare con persone che vivono realtà diverse. Ti siedi vicino a qualcuno che lavora in una DMO e scopri che hanno avviato progetti con gli albergatori locali per offrire pacchetti bike-friendly; scambi due parole con una guida che ti racconta di come la manutenzione dei sentieri l’abbia portata a creare un piccolo gruppo di volontari del paese.
Vengo da un mondo simile ma diverso. Pratico MTB ma il mio mestiere ruota attorno al turismo in bicicletta a 360°. Eppure problemi e soluzioni sono le stesse, ti senti parte di una community che sa ascoltare e che non ha paura di rimboccarsi le maniche.
Questo, forse, è anche merito di IMBA Italia e di 10 anni trascorsi a tessere relazioni e costruire una rete di associazioni che hanno i piedi ben piantati sul campo.
La domenica: dalla teoria alla bici
Il sabato finisce con una cena che è l'estensione di un pomeriggio di chiacchiere e idee diffuse, ma la domenica è il giorno che aspettavi. La parte teorica è importante, ma quello che vuoi è mettere le ruote sui sentieri. I gruppi partono presto, ognuno con la propria guida e percorsi studiati per mostrare il meglio del Pinerolese.

Io con la bici che ho preferisco restare sull'anello gravel che si snoda tra i due torrenti principali della zona, quelli che danno il nome alle due valli vicine: il Pellice e il Chisone. Dopo tre orette di pedalate tra la vegetazione ripariale su single trail che appartengono a quel gravel "croccante" che mi diverte, atterriamo con le nostre astronavi a due ruote nel piazzale di una pasticceria divina, dove assaggiamo la specialità della zona, la torta Zurigo: un finale divino!

I bikers invece durante il giro hanno testato anche le novità di cui si è parlato: la scala ITRS per la classificazione dei trail con la nuova app pensata per i sentieri e i percorsi locali che può aiutare chi organizza, chi segnala e chi usa il territorio.
La bici non muove solo ruote: muove relazioni, posti di lavoro e voglia di restare nei territori.
Discussioni che lasciano il segno
Tra gli interventi ci sono state discussioni su temi che poi ritrovi nella vita di tutti i giorni: gestione dei flussi, tutela dell’ambiente, formazione degli operatori, uso degli strumenti digitali per segnalare e mappare i percorsi. Alcuni spunti ti restano impressi perché sono pratici: come organizzare la manutenzione stagionale dei sentieri, come coinvolgere bar e strutture ricettive per offrire servizi per i ciclisti, o come creare eventi che valorizzino piuttosto che sovraccaricare il territorio.
Non è sufficiente tracciare un percorso: serve costruire attorno a esso una filiera che lo renda sostenibile.
Ti ricordi di tutti i percorsi che hai pedalato nelle terre remote della nostra penisola, dove il progetto ha creato valore: la via Silente, la ciclovia dei Parchi di Sicilia, il GAS e mille altri ancora. Progetti che non si basano solo su finanziamenti occasionali, ma sulla costruzione di competenze locali e sulla capacità di fare rete. E questo ti fa pensare a quanto, nel tuo lavoro o nella tua comunità, sia importante puntare sul lungo termine.
La community IMBA: dieci anni e una voglia di crescere
Dieci anni per un’associazione come IMBA Italia sono un bel traguardo, ma quello che colpisce davvero è la sensazione che sia solo l’inizio. Vedi persone che hanno iniziato come volontari e ora guidano progetti, giovani che portano idee fresche e amministratori che iniziano a comprendere il valore strategico della ciclabilità per lo sviluppo locale.

Ritorni a casa con la testa piena di appunti e la voglia di mettere in pratica
Nel lungo viaggio di rientro in treno, ti senti come dopo una lunga uscita: stanco ma soddisfatto.
Hai raccolto contatti, idee e qualche progetto concreto da testare come quello di Paolo di Ride The Giant.
Ma più di tutto porti con te la sensazione che la bici sia davvero capace di muovere qualcosa di più grande: persone, economie, relazioni. Hai capito che non esistono soluzioni universalmente valide, ma che esistono metodi condivisibili: coinvolgere la comunità, pianificare la manutenzione, usare strumenti semplici e concreti per mappare e comunicare i percorsi.
La bicicletta è una lente: ti fa vedere il territorio in modo diverso e ti obbliga a cercare soluzioni che rispettino chi ci vive.
Il Gathering ti lascia con la voglia di tornare a pedalare, ma anche con la responsabilità di trasformare quella voglia in qualcosa di utile per il tuo territorio.
Ti rimangono in testa volti, idee, promesse e — perché no — qualche nuova amicizia. E mentre le ultime luci del Pinerolese sfumano dietro le montagne, capisci che questa è stata solo una tappa: la prossima pedalata è già nella testa, e sai che non sarai da solo.














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