Se stai cercando un’uscita in mountain bike che unisca salite “umane”, qualche tratto tecnico divertente, un rifugio perfetto per reintegrare le energie spese e panorami aperti sulla Vallagarina e sull’Adige, l’anello sul Monte Zugna è una scelta intelligente. Non sei nelle Dolomiti affollate: resti vicino a Rovereto ma sali in quota fino al rifugio, con l’alternanza di asfaltato, forestale panoramica e sentieri divertenti in discesa.
In questo articolo
- Panoramica del tracciato
- Riscaldamento da Borgo Sacco su tratto ciclabile
- Strada degli Artiglieri e la forestale panoramica
- Il fungo di Albaredo e la salita asfaltata
- Rifugio Monte Zugna: fermata obbligata
- La discesa — sentiero 115 e le sensazioni del bosco
- Caratteristiche tecniche e difficoltà
- Quando andare e condizioni stagionali
- Varianti e allunghi
- Rischi e precauzioni

Panoramica del tracciato
L'anello che ti propongo oggi è un classico del Trentino meridionale che parte da Borgo Sacco (poco fuori Rovereto), risale seguendo vallette e carrarecce, raggiunge il Rifugio Monte Zugna a quota 1.610 m e poi scende su sentieri mai troppo tecnici e forestali fino a riportarti in basso.
È un itinerario che mescola una lunga ma costante salita, passaggi in ambienti storici tra trincee e sbarramenti della Grande Guerra e una discesa divertente sul sentiero 115.

Riscaldamento da Borgo Sacco su tratto ciclabile
In questa escursione pedalo finalmente insieme ad Andrea di Wheels Without Borders, da Borgo Sacco, a due passi dal centro di Rovereto, sulla ciclabile dell'Adige e non lontano dal bicigrill dove ci concediamo subito una sosta per il caffè. I primi chilometri scorrono facili: una ciclabile lungo il torrente Leno entra a Rovereto e ci permette di "scaldare le gambe".
Giunti nel centro cittadino, se ti va, puoi approfittarne per una deviazione per dare un'occhiata alla città prima di immergerti nel bosco e iniziare a guadagnare quota.

Strada degli Artiglieri e la forestale panoramica
Abbandoniamo l’abitato e imbocchiamo la salita fino a oltrepassare la chiesa della Madonna del Monte. Sulla sinistra si stacca una forestale piuttosto sconnessa che conduce in salita alla Campana della Pace: puoi imboccarla come abbiamo fatto noi oppure proseguire sulla strada. Tra l'altro giunti alla Campana scopriamo che è chiusa e non possiamo visitarla. Il single trail che scende di nuovo sulla strada è comunque divertente nonstante sia un po' umido in questo periodo invernale.
Proseguiamo passando sopra all'abitato di Lizzana (puoi partire anche da qui se vuoi accorciare il tracciato ed evitare la pianura) e oltrepassando la cappella di Santa Barbara. Qui si imbocca la Strada degli Artiglieri, 4 km asfaltati che presentano numerose lapidi dedicate ai caduti di quell'Arma e che si conclude alla "grotta di Damiano Chiesa" dove fu catturato, nel 1916, l’irredentista trentino, poi giustiziato.

Giunti su un tornante poco prima della fine della strada, a destra si nota una stanga oltre la quale si stacca una forestale che sale regolare ma con pendenze variabili attraversando i pendii di Costa Violina. Al primo bivio si dovrà tenere la sinistra proseguendo in salita, mentre al rientro si scenderà dalla strada di destra ritrovando il percorso iniziale.
La forestale offre finestre panoramiche sulla valle dell'Adige e attraversa in parte i lavini di Marco, un biotopo interessante che porta con sé storia, geologia e un’atmosfera un po’ diversa dal bosco chiuso e che attraverseremo più compiutamente al rientro.
Il fungo di Albaredo e la salita asfaltata
Quasi in cima al tratto sterrato si trova una formazione rocciosa particolare, il fungo di Albaredo, che ricorda per l'appunto un fungo e domina la valle con le Tre Cime del Bondone e lo Stivo all'orizzonte.
Un'illusoria e breve discesa precede un ripido tratto cementato che ci fa ritrovare l'asfalto della salita verso il monte Zugna che sale dall'abitato di Albaredo. Ci si deve munire di pazienza e costanza, pedalando per quasi 10 chilometri su un lungo tratto asfaltato che porta direttamente al Rifugio Monte Zugna, rinnovato di recente e inaspettatamente aperto! Lungo il tragitto ci troviamo immersi in una rete di strade militari e mulattiere della zona che fu teatro di aspre battaglie tra Italiani e Austroungarici.

Rifugio Monte Zugna: fermata obbligata
Il rifugio si trova a quota 1.610 m ed è un’ottima tappa per rifocillarsi: è dotato di bar e ristorante ed è aperto in estate tutti i giorni mentre negli altri periodi è aperto nei weekend con chiusura solo tra gennaio e marzo.
Il panorama dal rifugio spazia dall’Adamello al Brenta quando la giornata è limpida: un bel premio dopo la fatica, condito poi da un piatto di canederli e un tagliere di affettati o dell'ottima polenta con piatti della tradizione locale.

La discesa — sentiero 115 e le sensazioni del bosco
Dopo il rifugio inizia subito la discesa: il sentiero 115 è subito ripido e abbastanza sconnesso e noi nella parte sommitale troviamo un po' di neve che, tra l'altro, semplifica il percorso addolcendo le asperità e facendoci divertire.
Fai attenzione se fa particolarmente freddo (non era il nostro caso) ai tratti di ghiaccio residuo, altrimenti è proprio questo il tratto che regala divertimento e adrenalina. Più in basso trovi letti di foglie, radici e qualche passaggio tecnico da guidare con calma: non è per principianti assoluti ma è perfetto se vuoi mettere alla prova la tecnica su sentieri naturali.

Dopo il primo tratto verticale, la traccia si apre su una splendida forestale in quota: lunghe curve che riaprono la visuale sulla valle dell’Adige, con il Bondone a nord e, nelle giornate limpide, le Dolomiti di Brenta all’orizzonte. Lo Stivo e il corno della Paura chiudono il panorama verso sud mentre scendiamo con il tramonto a illuminare la valle. Questa alternanza di singletrack e strade sterrate in quota è ciò che rende l’anello così bilanciato tra fatica e godimento.
Si passa proprio sotto quello scempio di scalinata metallica che è stata realizzata per visitare le impronte dei dinosauri lasciate nella "ruina dantesca" che sono i lavini di Marco. Uno sfregio alla Natura che non concepisco (la scalinata intendo, non le impronte!), ma ormai non mi stupisco più di nulla.

Caratteristiche tecniche e difficoltà
- Difficoltà tecnica: da medio a medio-alto sul tratto di discesa (sentiero 115); la salita è prevalentemente pedalabile se hai un buon rapporto e gambe allenate.
- Tipo di bici consigliata: MTB full o hardtail con escursione confortevole; una e-MTB può rendere la salita meno gravosa ma non è necessaria.
- Pneumatici: gomme da trail con buona trazione; la presenza di sassi e letti di foglie richiede grip laterale e solidità.
- Livello di allenamento: adatto a chi fa regolarmente uscite con 1.000–1.500 m di dislivello; non è un’uscita da principianti assoluti.
Quando andare e condizioni stagionali
La stagione ideale va dalla tarda primavera all’autunno, quando il rifugio è regolarmente aperto e i sentieri sono puliti. In pieno inverno la quota e l’esposizione possono trattenere neve: in quei periodi serve attrezzatura adeguata e attenzione a eventuali chiusure o piste battute. Se trovi neve battuta nella prima parte della discesa può essere divertente, ma il sentiero può non essere percorribile se nevica molto.
In estate la salita è esposta al sole e può essere davvero una sofferenza farla soprattutto nelle ore centrali della giornata.
Varianti e allunghi
Se vuoi allungare l’uscita oppure preferisci discese più tecniche puoi integrare questo percorso con qualche tratto dell'itinerario fatto a Costa Violina, oppure puoi allungare l’anello verso Malga Tof o fare un anello più breve salendo direttamente per la strada asfaltata se vuoi risparmiare tempo. Le opzioni non mancano e la rete di mulattiere è piuttosto fitta in questa zona.
Rischi e precauzioni
- Traffico al rifugio: nei weekend il tratto asfaltato fino al rifugio può vedere auto e motociclette; mantieni attenzione e guida prudente.
- Meteo: in quota il tempo cambia rapidamente; porta una giacca leggera antivento/impermeabile.
- Visibilità: se scendi al tramonto la luce cala in fretta, porta luci se pensi di rientrare tardi come abbiamo fatto noi.























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