Viaggio da solo è il romanzo d'esordio dell'autore, un percorso fisico in bici che il protagonista, Francesco, affronta attraverso l'Italia centrale, ma anche e soprattutto un percorso spirituale di riscoperta di sé stesso e di rinascita.
In questo articolo
Non ne sono sicuro al 100% perché nei decenni ho letto decine di libri sui viaggi in bici e sul cicloturismo ma credo che questo sia il mio primo romanzo che abbia come sfondo un viaggio in bicicletta.
La mia poca esperienza nelle recensioni di romanzi mi mette un po' in difficoltà nel procedere, ma cercherò di esprimere la mia opinione su questo libro come sempre, elaborando impressioni personali e giudizi il più possibile oggettivi.
Non è un manuale per viaggiatori né una guida tecnica per appassionati di bici: si tratta piuttosto di un racconto di formazione, di rinascita, di solitudine. Un invito a rimettersi in sella, non solo sulla bicicletta, ma anche nella vita.
Trama e ambientazione
Il protagonista è Francesco, un uomo che ha perso l’equilibrio: metaforicamente e forse anche letteralmente.
Decide di partire da solo, in bicicletta, attraverso l’Italia centrale, affrontando un viaggio che parte dall’asfalto ma, presto, si inoltra anche nei paesaggi interiori.
Lungo il percorso incontra imprevisti e persone che cambieranno il suo modo di vedere il mondo e se stesso. Uno dei fili narrativi chiave è la relazione con Silvia, che appare nel momento giusto per riaccendere qualcosa nel cuore di Francesco: non solo un interesse romantico, ma uno specchio di ciò che è stato perso e che può essere ritrovato.
La scrittura di Vedovato mescola ironia ed evocazione, con uno stile diretto ma non frettoloso, capace di far riflettere. Gran parte dell’itinerario si snoda sulla costa adriatica, dall'Abruzzo verso sud. Vedovato non si limita a descrivere paesaggi turistici: ci sono scorci di piccole città, borghi, costiere nascoste. Il romanzo ritrae con cura luoghi remoti e dimenticati ma non solo, imbastendo una narrazione in cui il viaggio in bicicletta diventa metafora esistenziale.
Questo romanzo non idealizza la solitudine anche se la pone al centro della trama, a partire dal titolo. Francesco viaggia da solo non perché fuga da qualcosa, ma perché ha bisogno di ritrovarsi. Il silenzio, i momenti in solitaria in sella, servono a scavare dentro di sé.
Dopo un momento di crisi, Francesco non cerca solo avventura: vuole ricostruire la sua vita. La bici diventa il mezzo ma anche simbolo del suo percorso di guarigione, un modo concreto per riconquistare l’equilibrio di cui ha tanto bisogno. C’è una tensione sottile tra la libertà di scegliere e la sensazione che certe cose siano già “destinate” ad accadere e questo incontro/scontro si protrae fino alla fine. In questo senso, il viaggio su strada diventa anche un atto di libertà ma anche un modo per accettare che alcune ferite, a volte, non si chiudono mai del tutto.
Impressioni personali
Viaggio da solo è una storia di cicloturismo ma non didascalica: serve a nutrire la mente, non solo a fornire informazioni pratiche. Può ispirare, motivare, far riflettere sulla libertà di partire anche quando non c’è un progetto concreto.
Ha un forte valore emotivo: la crisi, la rinascita, la solitudine, il cammino interiore e tra l'altro questo libro può coinvolgere anche chi non pedala: non serve essere un viaggiatore esperto in bici per apprezzarlo: chiunque abbia attraversato un momento di sconforto, chiunque abbia desiderato “ripartire”, può trovare in Francesco un alleato emotivo.
Leggendo Viaggio da solo, ho percepito una sorta di dolce malinconia che cresce con le pagine: non è triste in modo deprimente, ma ha la delicatezza di qualcuno che si prende il tempo per guarire. Francesco non è un eroe epico, ma un uomo normale che decide di affrontare la sua crisi pedalata dopo pedalata. Questa sua normalità è ciò che lo rende credibile e vicino. L’ambientazione spesso abruzzese mi ha colpito anche per la mia passione per quella regione e nelle sue descrizioni Vedovato ci accompagna, regalandoci quasi l’impressione di essere su una bicicletta, con il vento sul volto e la strada davanti che ti invita a proseguire.
Conclusione
Viaggio da solo di Paolo Vedovato è un romanzo che merita spazio su queste pagine e sono stato felice di poterlo leggere perché tocca il tema del cicloturismo, ma lo fa con un’anima, senza cadere nel tecnicismo o nella retorica del “viaggiare per viaggiare”. È un invito gentile ma potente a mettersi in cammino - o meglio, a rimettersi in sella - non solo per scoprire luoghi, ma per ritrovare se stessi.
Se stai cercando una lettura che unisca il richiamo della strada, il rumore delle ruote e la profondità dell’anima, questo libro ti può dare molto: ispirazione, conforto, riflessione. E, perché no, potrebbe anche accendere in te il desiderio di pianificare un viaggio in bici, magari con una meta simbolica, ma soprattutto con l’intenzione di ascoltarsi durante il percorso.
Viaggio da solo è un libro di Paolo Vedovato e lo puoi acquistare direttamente su Amazon. 
Sinossi dell'opera
A volte non serve attraversare il mondo per ritrovarsi. Basta mettersi in cammino, anche da soli.
Attraverso i paesaggi dell'Italia centrale Francesco ci porta in un viaggio che parte dalle due ruote, ma presto abbandona l'asfalto per scendere dentro le pieghe dell'anima. Tra imprevisti, incontri inaspettati e sguardi che cambiano il senso del tempo - come quello di Silvia - Viaggio da solo diventa il racconto di un uomo che decide di ripartire, dopo aver perso l'equilibrio, cercando in sé la forza per rimettersi in sella nella vita.

































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