Il territorio di cui ti parlo oggi lo conoscevo più per fama che per esperienza diretta. La Valpolicella era un nome legato al vino, alle cantine, ai vigneti ordinati che tappezzano le colline a nord di Verona. Un luogo che avevo voglia di scoprire da qualche anno e finalmente, grazie all'amico Andrea di Wheels Without Borders, ho scoperto e pedalato. Queste colline sono una sorpresa continua anche per chi ama pedalare, soprattutto se lo fai con qualcuno che le conosce davvero.
In questo articolo
Primo giro in MTB in Valpolicella
In questo primo giro in Valpolicella ho la fortuna di pedalare con un profondo conoscitore di questo territorio. Il risultato è un percorso vario, mai banale, che alterna ciclabili, strade secondarie, sterrate e trail, sempre immerso in un paesaggio che cambia continuamente, tra vigneti, uliveti, muretti a secco e piccoli borghi arroccati sulle colline.

Da Avesa verso Pedemonte
Si parte da Avesa, frazione di Verona, una zona che ti permette di uscire dalla città in modo sorprendentemente rapido. Qui senti ancora l’eco urbana, ma basta infilare la ciclabile e qualche strada secondaria per lasciarti alle spalle traffico e rumore. È una partenza ideale per scaldare le gambe senza stress: ritmo tranquillo, pedalata sciolta, tempo di chiacchierare e prendere confidenza con la giornata. In MTB questi tratti iniziali sono preziosi, soprattutto quando sai che più avanti il percorso ti chiederà qualcosa in più.
Si scalda la gamba in pianura, tra stradine e sterrate senza grosse difficoltà.

Le prime salite
Avvicinandoti a Pedemonte, il paesaggio inizia lentamente a cambiare. Le case si diradano, i vigneti diventano protagonisti e la strada comincia a salire con maggiore decisione. È qui che il giro entra nel vivo, con la prima vera ascesa verso Torbe. Breve, sì, ma intensa. Una di quelle salite che non ti lasciano molto tempo per trovare il tuo ritmo: pendenza decisa, fondo prima asfaltato e poi sterrato, che richiede attenzione e gambe che devono rispondere subito.
La fatica però è ben ripagata. Salendo, ti rendi conto di quanto queste colline siano tutt’altro che monotone. I muretti a secco che costeggiano la strada raccontano un lavoro antico, fatto di pazienza e cura del dettaglio. Ogni curva regala un punto di vista leggermente diverso, e anche se sei concentrato sul respiro e sulla spinta sui pedali, non puoi fare a meno di alzare lo sguardo ogni tanto.

Arrivo alla cantina Corte Ugolini
Da Torbe inizia una discesa che cambia completamente il registro della giornata. Scassata, irregolare, divertente, è una di quelle discese che ti ricordano perché sei uscito in MTB (ehm, in realtà io ogggi ho portato la Longitude, ma praticamente è una MTB rigid!) e non con una bici da strada. Qui il terreno va interpretato: sassi, solchi, tratti più lisci alternati a passaggi un po' tecnici che richiedono decisione. Non è una discesa estrema, ma è sufficientemente impegnativa da tenerti sempre attivo, concentrato, presente.

La discesa ti riporta verso Negrar, ma il percorso non la raggiunge. Appena il tempo di riprendere fiato e si torna subito a salire, questa volta su un bel sentiero prima pendente e poi più dolce che si arrampica tra la vegetazione. È uno di quei tratti che apprezzi per l’atmosfera più che per la prestazione: il fondo naturale, la traccia che segue il profilo della collina, la sensazione di essere immerso in un ambiente autentico, lontano dalle strade principali.
Al termine del sentiero si ritrova l'asfalto e l'ultima dura salita ci conduce verso la meta intermedia della giornata: la cantina Corte Ugolini. Arrivarci in bici ha un sapore particolare. Non è solo una pausa tecnica o logistica, ma un vero e proprio momento di immersione nel territorio. Qui la Valpolicella mostra uno dei suoi volti più conosciuti, quello legato al vino e alla convivialità, ma farlo dopo una bella pedalata rende tutto più intenso.
La sosta è di quelle che difficilmente dimentichi: un piatto di risotto all’Amarone davanti alla stufa accesa, il tempo che rallenta, le gambe che ringraziano e la testa che si libera.

Gran finale verso Avesa
Ripartire dopo una pausa così è sempre un piccolo atto di volontà, ma sai che quello che ti aspetta vale lo sforzo.
Dalla cantina si torna a salire, con un ritmo diverso rispetto al mattino. Le gambe sono più calde, il corpo ha trovato il suo equilibrio, e anche la testa è più rilassata. La salita breve e cementata diventa quasi meditativa, accompagnata da uno dei panorami più ampi dell’intero giro. Da qui lo sguardo spazia sul lago di Garda nascosto nelle nebbie, sulla pianura padana che si estende verso sud e sulle montagne che chiudono l’orizzonte.

A nord si stagliano i Lessini mentre il Monte Baldo domina la valle dell’Adige, imponendosi con la sua presenza massiccia. È uno di quei punti panoramici che ti costringono a fermarti, anche solo per qualche secondo. Non per fare la foto perfetta, ma per imprimere nella memoria il contrasto tra il lavoro dell’uomo – vigneti, borghi, strade – e la scala più ampia del paesaggio naturale.
Il rientro verso Avesa è una sintesi perfetta di ciò che rende questo giro così riuscito. Passi da Montecchio, altro borgo che merita uno sguardo, prima di infilarti in un tratto finale che alterna trail nella vegetazione e sterrate in modo fluido e divertente. Qui il divertimento è assicurato: saliscendi continui, cambi di ritmo, curve che si susseguono senza mai risultare ripetitive.
Con le radici e le rocce bagnate bisogna fare un po' più di attenzione ma il tracciato non è mai proibitivo.
È un finale che ti permette di divertirti, di giocare con la bici senza pensare troppo alla fatica. Anche qui il fondo varia molto, e questo rende il tratto sempre interessante, soprattutto se ami guidare la MTB in modo attivo, scegliendo le linee e adattandoti al terreno.

Conclusioni
Dal punto di vista tecnico, questo percorso in Valpolicella è facile, ma adatto a chi ha già una buona confidenza con la MTB. Le salite non sono lunghissime, ma alcune sono ripide e richiedono un minimo di allenamento o il supporto di una ebike. Le discese, pur non essendo estreme, presentano fondi irregolari e tratti sconnessi che è meglio affrontare con una certa esperienza. Una full suspended rende il giro più confortevole, ma anche una hardtail ben settata può dire la sua.
In termini di stagionalità, il percorso si presta bene a molte stagioni dell’anno. In primavera e autunno i colori sono probabilmente al massimo, ma anche in inverno, con le giuste condizioni, può essere una valida alternativa a zone più alte e fredde. In estate, invece, conviene partire presto e gestire bene l’acqua, perché alcune salite sono esposte e il sole può farsi sentire.

Questo primo giro MTB in Valpolicella è, in definitiva, una bellissima scoperta. Un percorso che ti fa capire come anche territori apparentemente “addomesticati” possano offrire grande soddisfazione in MTB, se li affronti con lo spirito giusto. È un giro che non cerca l’estremo, ma punta sulla varietà, sulla qualità dei passaggi e sulla capacità di raccontare un luogo attraverso le sue strade e i suoi sentieri.
Se ami le uscite che uniscono sport, paesaggio e cultura, questo è uno di quei percorsi da segnare e rifare, magari cambiando stagione, luce e compagnia. Perché la Valpolicella, vista dalla sella di una mountain bike, ha molto più da dire di quanto potresti immaginare.

































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