C'è una cosa che ho imparato pedalando: è inutile fare programmi! Sia prima di partire sia durante il viaggio. E cosi abbiamo cambiato anche il terzo itinerario, finendo a pedalare sulle Alpi in Francia, tra Alte Alpi, Alpi dell'Alta Provenza e Alpi Marittime.
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Le idee e la scelta
L'idea originaria era di fare la Vélosud, la ciclovia della Francia meridionale che costeggia i Pirenei sino a Biarritz.
Ma 10 giorni sarebbero stati probabilmente troppo pochi, e poi... una volta lì non andare a San Sebastian e Bilbao sarebbe stato un delitto. Da ultimo mi seccava fare 1.500 km in auto.
Allora il quesito è diventato: dove possiamo arrivare in treno da Genova?
L'ipotesi di riprendere l'idea del Lago di Ginevra risultava impraticabile per problemi alla linea ferroviaria, verso Slovenia, Croazia e Austria ci siamo stati nel 2024, quindi? Quindi tra Ventimiglia, Aosta, Oulx e Bardonecchia scegliamo quest'ultima come punto di partenza.
Il comodo Intercity delle 7 con vagone per le bici e il regionale da Torino ci fanno iniziare a pedalare prima delle 11. Il tour prevede di fare un po' di montagna, anche per togliersi dalla calura, scendendo fino a Nizza e passando a vedere la fioritura della lavanda e le gole del Verdon.
Col de l'Echelle per l'ingresso in Francia
In effetti la scelta di Bardonecchia è quella che ci permette di espatriare via Alpi nel punto più facile, anche più del Monginevro.
Siamo ben allenati per i nostri standard ma le pendenze alpine con le gravel e le borse (circa 17 kg.) non le abbiamo mai "assaggiate". Il Col de l'Echelle non sembra difficile coi suoi 530 metri in 10 km. Ma da questo giro impareremo che guardare il dislivello medio sulle alpi non è questa grande idea. Anche questa salita "facile" presenta chilometri all'8,5% con brevi tratti addirittura sopra il 15%.
"Ricordami perché non siamo venuti con le emtb?"
Il quesito vagamente polemico della mia amatissima moglie suona un po' come: "Lo sapevo che non dovevo darti retta, come al solito!"
E non sarebbe nemmeno finita lì. L'arrivo sul colle a 1.790 metri ci sorprende così come lo splendido plateau di più di 2 km prima della discesa.
Briançon ci accoglie con le due fortezze volute dal generale Vauban e con un temporale pomeridiano da cui ci ripariamo per un pelo, a 2 km dall'hotel. Alloggiamo all'hotel Vauban nella parte bassa della cittadina e lì resteremo. In fondo in salita siamo andati benone ma per oggi basta.
L'Izoard, una giornata da raccontare
"Perché ti do sempre retta?"
"Perché mi ami amore mio!"
La primitiva bozza del tragitto prevedeva di scendere verso Embrun lungo la valle della Durance, ma perché non provare a tagliare facendo il Col de l'Izoard, una salita tra le più iconiche del ciclismo, e tra queste forse l'unica alla nostra portata?
L'avevo "spacciata" come "fare due volte passo Termini da Levanto". Che già era un tantino riduttivo e in più c'erano i bagagli.
Possiamo dire che la soddisfazione è stata pari alla fatica? Diciamolo!
L'Izoard ti pone subito dei dubbi, sale subito da Briançon, quasi a dirti "guarda cosa ti aspetta". Però poi ti illude diventando più dolce e facendoti arrivare a Cervieres ancora in fiducia.
"Dai su.... ormai siamo qui, ancora uno sforzo!"
Ecco, questa è la cazzata che pensi prima degli ultimi 9 km, i più duri, tutti con pendenza media intorno all'8%. Ma, come già detto, il tratto di tornante al 6% che ti fa respirare un poco è il preludio al secondo tratto al 13% che ti stronca. Nulla ci impedisce comunque di riposarci per poi riprendere. Noto che, anche per l'altitudine, non riesco ad aumentare la frequenza della pedalata, nonostante i battiti non siano affatto alti.
Alla sosta del chilometro -5 pianifichiamo di fermarci al cartello del -3. Giò va più veloce e mi distanzia subito. È talmente concentrata sullo sforzo che non si accorge che probabilmente qualcuno "s'è arrobbato" i cartelli dal - 4 al -1. Praticamente arriva in cima convinta di dover fare ancora 3 chilometri, quasi scende una lacrima.
In cima al colle, a 2.360 metri il meteo cambia radicalmente. Vento e pioggia con nuvole minacciose sul nostro percorso. Il tempo di fare alcune foto, mangiare un panino e vestirci, anche col guscio di Gore-tex, e il fronte nuvoloso lascia posto al sole.
Il primo tratto di discesa verso Guillestre è più pendente dei 1.100 metri da Briançon. Arriviamo sulla statale dove un cartello indica Col de l'Agnel.... sarà per un'altra volta, dobbiamo vedere la fioritura della lavanda. Mancano ancora 40 km per arrivare a Embrun dove prenotiamo al Logis Hotel le Lac, dove ci rilassiamo per bene nella Spa e mangiamo la sera. Siamo all’estremità settentrionale del lago Serre-Poncon, un enorme bacino artificiale sul corso della Durance.
Una giornata particolare, in cui ci siamo misurati con una “salita vera” e su altitudini alpine, una giornata da ricordare e raccontare.
Risparmiamo energie per il futuro
Una tappa di trasferimento, cercando di risparmiare energie.
Attraverso il ponte di Savines passiamo sull’altra sponda del lago. Prendiamo la RN94 che somiglia molto di più ad un’autostrada piuttosto che ad una nostra statale. Nonostante il traffico, veloce e pesante, il posto a destra per le bici c’è sempre e devo dire che per tutti i chilometri percorsi abbiamo sempre trovato automobilisti attenti, che si fermavano aspettando il momento giusto per superarci e lo facevano anche ben oltre il metro e mezzo canonico.
Bravò.
Dopo circa 25 km lasciamo la statale per la meno trafficata provinciale per Tallard. Un piacevole mangia e bevi. Nel frattempo è arrivato l’anticiclone africano e, sebbene l’aria sia ancora abbastanza fresca, il sole si fa sentire nelle ore calde.
Sisteron ci lascia favorevolmente stupiti. Cittadina carina e ordinata dove dormiamo alle chambres d'hôtes Les MIRABELLES, non prima di un paio di birre serie sulla terrazza vista castello.
La stupenda colazione home-made di Brigitte, la proprietaria di origini italiane, ci lascia un buon ricordo di questa tappa.
I campi di lavanda di Valensole
Un’altra “cosa da vedere” era la fioritura della lavanda nella piana di Valensole.
È il 17 giugno, la fioritura raggiungerà il suo culmine nelle due settimane seguenti, ciò nonostante il numero di turisti è già notevole e non si trova facilmente da dormire. In realtà già ben prima incontriamo grandi distese di lavanda e di grano già biondo. Il caldo si fa sentire e optiamo per fare meno salita possibile verso il plateau di Valensole.
Passiamo quindi da Malijai per salire lungo la D17 poco dopo Chaffaut. L’arrivo in cima è piuttosto particolare. Si scollina su un incrocio che è perpendicolare alla strada in cresta con i campi di lavanda di fronte.
Percorriamo la litoranea per un po’ di km e per le foto di rito per poi tornare sui nostri passi e fiondarci verso Moustiers St. Marie, un pittoresco paesino arroccato su due rupi rocciose con la famosa stella sospesa appesa tra le due pareti.
L’ Hôtel Particulier des Lumières lascia un po’ da dire come hotel (era comunque l’unico rimasto) ma ci ripaga con la terrazza del suo ristorante. Panorama fantastico. I prezzi della ristorazione sono mediamente più alti di quelli italiani e non sempre incontrano i nostri gusti, ma le birre sono sempre al top anche grazie alla “colonizzazione” trappista.
Le gole del Verdon
Ultima visita programmata: Les Gorges du Verdon.
La salita verso La Palud ci impegna non poco anche grazie al caldo che sembra voler aumentare. Sulla strada incontriamo Ivan, un simpatico ragazzo piemontese che sta andando a Finisterre in solitaria. Ci chiede alcune informazioni e gli consigliamo di non perdersi, lui che può per chili, età, forza fisica e cassetta pignoni, la Route des Cretes da dove si ammira questa enorme fenditura tra le rocce.
Ci scambiamo i contatti, o meglio lui riesce a cercare il mio su Instagram mentre io ansimo come un bufalo, e lo invitiamo a seminarci, ci risentiremo via social che, almeno per noi, è molto meno faticoso. Anche noi percorriamo la Route ma solo fino al terzo affaccio, pendenze e sole allo Zenith ci fanno propendere per perdere energie e tempo in altro modo.
Eh già… su Maps sembra proprio una scorciatoia che taglia dritta sulla statale che scende da La Palud. E invece si tramuta in un sentiero che probabilmente non farei nemmeno a piedi. La prima cazzata della vacanza arriva al quinto giorno, tutto sommato in media, ma non sarà l’ultima. Dopo un’oretta di lotta con arbusti, frane, discese improbabili e passaggi in corda doppia raggiungiamo la statale.
Il comportamento della moglie è encomiabile: non un “te lo avevo detto”, non un “lo sapevo”, non un “sei il solito…” ma forse perché anche lei si fa abbindolare da un cartello “chemin……” e dice “proviamo!”. Dopo una breve sosta panoramica al Point Sublime dove mi scolo almeno un litro d’acqua cominciamo la discesa che ci porterà a Castellane.
La strada segue il corso del Verdon in mezzo a pareti scoscese. Veramente stupenda, il fiume scorre molto più in basso e si resta stupiti quando si realizza che scorre in senso contrario alla nostra discesa. Non ci si può comunque distrarre perché i muretti in pietra alti mezzo metro che costeggiano la nostra discesa non lasciano proprio tranquilli, sarebbe un tuffo di decine di metri.
Arriviamo veloci a Castellane, cittadina che ci piace da subito, patria del rafting sul fiume Verdon. Alloggiamo a La Meisoun, un piacevole B&B nel centro storico con una sala comune dove ceniamo con salumi e formaggi tipici acquistati poco prima.
Ogni tanto una pausa dal ristorante ci vuole, anche il dove andare, cosa ordinare, cosa bere è un lavoro, bello ma impegnativo (si fa per dire eh …).
L'ultima ca...ta del viaggio
Le previsioni dicono “caldo torrido” e persistente. Non abbiamo più grandi idee sul cosa fare e ci sta venendo la “sprescia” (in genovese la “fretta”) di tornare sia per dare un’occhiata ai vecchi suoceri che sono a Deiva al mare (178 anni in due) sia per fare qualche giorno di vera vacanza riposante. In effetti la “sprescia” ci assale in quasi tutti i viaggi. Nostalgia, voglia di riposare, devo fare le lavatrici? Chissà, fatto sta che meditiamo di tornare a casa già giovedì pur avendo ferie sino al martedì 24 giugno, san Giovanni patrono di Genova.
Forse avremmo dovuto restare un po’ di più nelle fresche zone alpine ma ormai bisognerebbe affrontare dislivelli troppo importanti per tornare dal Colle della Maddalena o ancor peggio dalla Lombarda.
Da Castellane scegliamo la strada più lunga ma con minor salita che tuttavia inizia subito, per arrivare alla diga del lago di Castillon. Una stupenda strada lungolago ci porta a Saint Julien du Verdon dove si inizia a salire verso il Col de Toutes Aures, a 1.124 metri. Pare essere una meta per le uscite in giornata dei ciclisti nizzardi e per i cicloviaggiatori che attraverso la Route de Grenoble vanno verso nord. È la nostra ultima salita.
Ci lasciamo dietro 4.500 metri di dislivello e un bel po’ di km. Pedaliamo ininterrottamente da sei giorni, mentre di solito inseriamo qualche tappa relax dopo il quarto giorno. Ma ora abbiamo già visto tutto quello che avevamo in programma e l’idea di pedalare lungo la costa, con caldo torrido e traffico estivo, nemmeno ci passa per la testa.
E allora giù in discesa verso Saint Laurent che dista comunque circa 90 km. La discesa è abbastanza rilassante quanto a pendenza ma con un occhio di attenzione al solito muretto. Una piccola sosta nella carina Entrevaux e pranzo a Touet sur Var dove il termometro segna 40°. La disidratazione è dietro la porta e non capiamo come possano resistere i ciclisti che stanno andando in salita nonostante la poca pendenza.
Sembra una discesa tranquilla ma ecco arrivare la seconda cazzata!
Programmando il percorso avevo visto che nei pressi del Vallon d’Aiga Blanca c’erano due strade. Una, la vecchia, che seguiva l’ansa del fiume Var quasi scavata nella roccia della gola e che un tempo era a doppio senso. L’altra, la nuova, una galleria di circa tre km. che bucava la montagna unendo le due estremità dell’ansa. Beh da qualche parte passeremo ho pensato. E invece no! Arrivati al bivio per la galleria (che sembra pure in salita) ci troviamo davanti ad un divieto grosso come una casa.
Vabbè, passiamo dall’altra parte, un po’ di spazio lo troveremo, al limite a piedi. Con un ragazzo italiano, che ha anche forato, ci avviamo timidamente noncuranti degli avvisi degli automobilisti che arrivano in senso contrario. Dopo duecento metri a piedi ci troviamo in una situazione tragicomica (più tragi). È come essere a piedi, con la bici a mano, sulla corsia di sorpasso di un’autostrada e in senso contrario.
Finchè arriva un veicolo alla volta siamo abbastanza al sicuro ma quando un’auto sorpassa un TIR riesco a vedere i pensieri degli autisti: “questi scemi hanno deciso di suicidarsi!”
In più ci sono gallerie scavate nella roccia. Ci salva, per puro culo, un furgone dell’assistenza stradale che forse ci aveva già incrociato e aveva sentito odore di minchiata. Ci indica la galleria e alle nostre obiezioni “est interdite!” risponde che ci avrebbe scortato lui. Insomma, un angelo custode che non solo è stato dietro di noi in galleria (che poi era in discesa e pure con un largo marciapiede) ma ci ha anche indicato la vecchia statale, più tranquilla rispetto alla nuova.
Scampato il pericolo percorriamo in mezzo al traffico gli ultimi 25 km che ci separano dalla stazione dove acchiappiamo il locale per Ventimiglia e poi l’Intercity per Genova.
Ripensandoci è un gran bel giro da fare.
Bardonecchia e il Col de l’Echelle sono un ottimo passaggio verso la Francia, probabilmente meglio del trafficato Monginevro. Forse potevamo inserire una tappa sul lago di Sainte-Croix nel Verdon o fare un po’ di mare sulla Costa Azzurra (in un altro periodo) ma nel complesso un giro intenso che ci lascia bei ricordi e la volontà di ritentare qualche passo mitico.
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