Dai iscriviamoci! In fondo è solo Febbraio, fino a Giugno, ahi voglia a prepararci. Facciamo le cose fatte bene, un bel piano di allenamento, facciamo qualche salita e poi ad Aprile e Maggio ci sono dei ponti che possiamo sfruttare per allenamenti di più giorni...
In questo articolo
...qualche mese dopo
“Ehm...ma tu stai riuscendo ad allenarti bene? Io ultimamente poco”
“Io quasi nulla...anzi, mi hanno appena detto che devo andare in America per lavoro due/tre settimane prima del The Grand Escape e non so come fare...ma vediamo, ora mi organizzo e ti faccio sapere qualcosa”
E così, senza la preparazione che ci eravamo prefissati e sempre di corsa a causa dei troppi impegni che immancabilmente si accumulano prima di un po’ di vacanza, è cominciato anche questo viaggio tra le terre Slovene interamente su strade asfaltate (e che asfalto!).
Il The Grand Escape è un evento non competitivo organizzato da Bikepacking Adventures ASD (Bike Adventure Series). Una straordinaria avventura transfrontaliera che unisce Italia e Slovenia attraverso un percorso di circa 550km con oltre 7000m di dislivello.
Già dal ritiro del pacco gara, il Venerdì prima dell'evento, si percepisce una bella atmosfera. Siamo al parco Moretti di Udine, appena fuori città, che ospita per la giornata vari eventi all'aperto: test drive di nuove biciclette, spettacoli di marionette, performance artistiche e, verso le 19:00, anche un dj set all'aperto. I bambini giocano nel parco, c'è un bel viavai di ciclisti di tutte le età. Mi avvicino allo stand tutto griffato TGE e mi accodo a probabili compagni di viaggio.
Aspettiamo la consegna del pacco gara, scambiamo quattro chiacchiere e, tra i vari “da dove vieni” “what will be your fist stop” “l'hai già fatto prima”, ho la conferma che cambiano i posti, le nazionalità, gli ambiti ma i ciclo viaggiatori rimangono sempre gli stessi: disponibili al confronto, genuini e pronti a viversi un'esperienza al massimo.
Fico, andiamo!
Appuntamento domani mattina ore 07:30.
La calma è la virtù dei forti
21 Giugno, 2025 Sabato mattina.
Gli organizzatori hanno dato l'appuntamento in piazza della Libertà – siamo seicento e la riempiamo, partendo tutti insieme, scortati dalla polizia, fino appena fuori città. Peccato che questa scena l’abbia solo letta nelle comunicazioni degli organizzatori e poi vista in qualche video e foto su IG – sono arrivato un po’ tardi e sono dunque partito da solo.
Un rapido scambio di battute con gli organizzatori che stavano smontando i gazebo “Scusate il ritardo...adesso con calma parto anche io eh” e qualcuno risponde “tranquillo, la calma è la virtù dei forti”... finalmente parto. L’inizio è sempre problematico, sbaglio rotta un paio di volte, qualche metro di senso vietato, qualche semaforo in coda con le auto ma finalmente sono in traccia.
Si parte sul serio! Da Udine a Tarvisio.
La prima giornata si prospetta tranquilla, comodi 130km e 1400m di dislivello in solitaria (si perché alla fine il mio amico arriverà direttamente la sera a Tarvisio con il volo da LAX).
Fuori città, i panorami si fanno interessanti. Mi lascio veloce indietro Fagagna e Villanova di San Daniele e dopo 40km, appena prima di Pinzano, attraversiamo il Tagliamento sull'iconico ponte che tante foto ispira.
Il paesaggio cambia ed inizia un alternarsi di alti alberi, lunghi fiumi ed infiniti ponti tutti perfettamente integrati con il paesaggio. Dopo 55km, verso Cornino, decido di fare una piccolissima ed estemporanea deviazione fuori traccia, sulla sinistra, seguendo un'insegna che indica “BAR”. Senza farlo apposta, l’esercizio bar-ristorante-minimarket è a tema ciclismo. I telai delle bici sostituiscono le sedie e sulle pareti del locale campeggiano manubri di vecchie biciclette come se fossero trofei di caccia. Merenda con pane e cioccolata, caffè e si riparte.
Le gallerie da condividere con le auto sono ben segnalate e quasi tutte illuminate. Verso Pioverno riattraverso il Tagliamento e ancora una volta dopo Carnia per percorrere un lungo tratto sotto costa dove il vecchio tracciato della ferrovia ha lasciato il posto ad una striscia d'asfalto dedicata interamente alle bici.
Le gallerie sono intatte ma ormai dedicate esclusivamente al transito delle biciclette che vanno e vengono in entrambi i sensi di marcia. Lampadine accese, tenere la destra e via veloci passando dai calienti 35°C ambiente ai piacevolissimi 25°C delle gallerie. Questo tratto di strada è davvero caratteristico. Le vecchie stazioni ferroviarie sono state ricondizionate a bar ed aree di sosta per i ciclo viaggiatori.
Ad un certo punto sulla destra in un laghetto vedo in lontananza delle ragazze fare il bagno salutarmi...ricambio il saluto “buon bagno!!!”... un ragazzo poco avanti a me si spaventa per l'urlo...mi accosto e gli spiego “there were some girls in the small lake, I told them I would prefer to stay in the fresh water with them reather then on the bike under the hot sun with you” sorride. Scambiamo quattro chiacchiere. È un ragazzo dell'Europa del Nord che studia in Francia ed ha appena finito la sessione esami univeritari. Si rilassa pedalando lungo questo tracciato Sloveno. Lui continuerà ad oltranza fino a stasera e pedala col suo ritmo, ci salutiamo dopo una curva parabolica (lo ritroverò la sera a Tarvisio mentre sbrana una pizza in un locale con la bici sempre parcheggiata al suo fianco).
Sotto il sole pomeridiano, quasi impercettibilmente, la strada continua a salire ormai da parecchi chilometri e fino a Tarvisio guadagnerà 1340m. Ci siamo…ma, prima del traguardo, piccola deviazione a Camporosso caldamente consigliatami dall'amico Andrea (pratico della zona - mi ha dato molti consigli utili su questo viaggio) per vedere il Santuario del Monte Lussari e la chiesa di Santa Dorotea e trovare casualmente un distaccamento VVFV (Freiwillge Feuerwehr Saifnitz) che mi ispira l'invio della foto della caserma rossa all'amico Luca volontario.
Verso le 16:00, l'arrivo in città nella piazza principale dove mi aspetta il primo hotel e la prima meritatissima cena post giro. Dopo cena, tra una pennichella sul letto ed il mondiale per club in TV, aspetto Ventsislav che dopo un comodo Los Angeles-Roma-Torino-Tarvisio, sarà riposato e fresco come una rosa. Sono le 23:30, arriva. Siamo stanchi. Cerchiamo di dormire. Io prendo sonno in tre millisecondi. Lui conta le pecore fino alle due cercando di digerire il fuso orario.
My friends, have a good night.
Velika Planina
22 Giugno, 2025
Da Tarvisio a Bled
Stamattina decidiamo di prendercela con calma giusto per dare al fisico qualche momento in più per riprendersi dal jet lag. Ci prepariamo, vestiamo le bici con le borse e dopo una colazione dolce partiamo, a dirla tutta, senza aver studiato con troppa attenzione la traccia. Sappiamo solo che tra una cinquantina di chilometri ad un certo momento si salirà, molto ... ma tra un po’. Un giro di catena alla volta.
I primi quindici chilometri sono, manco a dirlo, di salita (+500m) costeggiando lo Slizza tra Monte Re e le cave del Predil – o Miniera di Raibl, usata durante la Prima Guerra Mondiale per far entrare le truppe Austroungariche senza essere viste verso Caporetto, ormai chiusa dal 1991 ma che lascia visibili i segni della passata economia locale basata sull'estrazione dei minerali - fino ad arrivare ad un meraviglioso lago di un intenso verde acqua incastonato tra le montagne; il Lago del Predil.
Chi fa due foto, un ragazzo barese azzarda un tuffo nell'acqua gelida al grido di “non vi private di niente ragazzi”.
Tutti comunque ci fermiamo e rifiatiamo un attimo per godere di quello scorcio e anche in previsione della grande salita. Verso il quarantesimo chilometro nei pressi di un camping Kamp Konta, decidiamo di preparare gli arti inferiori alla salita e, abbandonate ma lucchettate le bici a bordo strada, immergiamo caviglie e ginocchia nel fiume Soça che da chilometri ci accompagna. Acqua ghiacciata e tempo massimo di immersione dieci secondi.
Mangiamo un gelato, beviamo un caffettino e, mentre ci prepariamo, scambiamo qualche battuta con Richard un collega Tedesco che cerca anche lui la concentrazione per la salita.
A Trenta iniziano i tornanti, prima timidi e sereni poi, dopo Pretner, si trasformano in arcigni e torridi. Per quindici chilometri solo salita a percentuali importanti...poi, l'ultimo tornante al 10%, l'ultimo rettilineo gentile e la vista della gente che aspetta sul pianoro.
Sono in cima al Velika Planina 1666 m s.l.m.
Dopo poco arriva il collega Tedesco e ci mettiamo ad aspettare i relativi compagni di viaggio. Ci ricongiungiamo, reintegriamo i liquidi, scattiamo qualche foto ed è già tempo di tuffarci in discesa. Alcuni tratti di pavé in quasi tutte le prime curve, rallentano la discesa e, dopo quasi due ore di frenate, arriviamo a Mojstrana dove la pendenza ricomincia ad annullarsi.
I paesaggi continuano ad essere stupendi, il sole si fa dolce e, mentre senti di esserti quasi ripreso, ricomincia una salitina nel bel mezzo di una foresta. Anche qui, ognuno con il proprio ritmo si arriva alla vetta. Poi, insieme, di nuovo in discesa, fino al lago di Bled.
Arrivati in paese, arrestiamo il Garmin e decidiamo di goderci quel momento di tramonto a bordo lago insieme ai turisti e alle persone del posto. Ci rilassiamo qualche minuto prima di riprendere la via verso la periferia della città dove ci aspetta il nostro albergo per la notte.
Arriviamo per le 19:30, portiamo le bici in camera al primo piano, doccia ristoratrice e subito in strada a cercare del cibo. Dopo una ventina di minuti di camminata troviamo un ristorante tipico. Ordiniamo. Dopo un Ćevapčići e una zuppa di carne, pasta, pane all'aglio e un'insalata siamo pronti per metterci a nanna. Dispositivi sotto carica.
Meine Freunde, habt eine gute Nacht
Quando arriviamo a Lubiana?
23 Giugno, 2025
Da Bled a Cernsnika
Oggi la giornata sarà divisa in due. La prima parte decisamente pedalabile con arrivo e visita a Ljubljana e, nel primo pomeriggio invece, subito dopo Podpeç, una bella salita di nove chilometri dove sono sicuro si faranno sentire le fatiche del Velika Planina.
Iniziamo bene la giornata con colazione in una panetteria molto buona nel paesino a nord di Bled, altra visita mattutina del lago e ci rimettiamo in marcia.
Dopo un bel po’ di chilometri percorsi insieme ad una comitiva di signori in bici elettrica, passiamo per quella che sembra essere la patria del golf: palline giganti piazzate al centro delle rotonde e campi con buche e bandierine a perdifiato. Lungo la Alpska cesta attraversiamo una zona con palazzi in costruzione e ne approfittiamo per far spesa di acqua e integratori e frutta fresca nei discount che troviamo di strada.
Ad un certo punto ci faccio caso: raggiungiamo e veniamo continuamente superati più o meno sempre dalle stesse persone che stanno pedalando la TGE con noi. È praticamente un'oscillazione continua: un incessante superarsi e raggiungersi con alcuni di loro. Fuori città dopo Radovijica, i panorami si fanno rurali e bellissimi, con l’asfalto perfetto che si mescola armoniosamente con i prati, i boschi e i campi coltivati; è meraviglioso.
Il caldo è importante, la fatica di ieri torna alla memoria e le soste ai supermercati sono tante. Il pensiero dei primi settanta chilometri è sempre lo stesso “Quando arriviamo a Lubiana?”.
Ci siamo quasi, strada in discesa, davanti c'è una coppia di Inglesi, li seguiamo, sbagliano uscita, noi ci andiamo dietro e manchiamo l'ingresso al paese, poco male, piccola deviazione, altra salitella non programmata e arriva finalmente il cartello Lubiana.
E, proprio quando siamo convinti di entrare in città, invece, ci troviamo all'ingresso di una foresta stile Jumanjii con alberi altissimi e molto fitti – Mali Rožnik - che viene attraversata da una lingua di asfalto piccola, precisa e molto pianeggiante - Gozdna kolesarska pot. Dopo poco, entriamo in un parco e, usciti dal cancelletto, ci troviamo catapultati nel centro di Lubiana.
Decidiamo per la sosta lunga. Mangiamo qualcosa e poi giro per le vie della città, dove possiamo apprezzare il Triplice Ponte, la chiesa di San Nikolaj, il Palazzo Civico, il Mercato Centrale, il Castello (visto da lontano), la fontana con l'obelisco e nella Piazza Civica troviamo anche un sacco di persone, alcune che manifestano (non so bene per cosa).
Nel parapiglia generale sento “Marco? Facciamo un pisolino!?” rispondo “Sì certo, va bene…ma alle 15:00 ripartiamo”.
Cosi, ci fermiamo in un parchetto poco distante, tiriamo fuori i teli e il mio amico prova a recuperare un po’ di sonno. Io siedo all'ombra di un albero e mi godo il panorama sotto la frescura. Tranquilli, puntuali, ripartiamo. Ci aspettano ancora sedici chilometri di piattone prima dell'ultima salita di giornata con annessa deviazione caldamente consigliata dagli organizzatori dopo Podpeç – ci lasceremo il monte Sv. Jozef sulla destra anziché sulla sinistra, causa lavori stradali.
Precauzionalmente ci fermiamo ad un distributore di benzina sulla strada per bere dell'acqua e convogliare le forze. L'ultima salita in realtà sono due salite in rapida successione, la prima ripida ma breve, la seconda ripida uguale ma lunga.
Il tasso di difficoltà è ulteriormente aumentato dalla fatica degli altri giorni ma l'itinerario è bellissimo e i posti impongono di continuare. La mente è ingorda, ne vuole ancora.
La salita inizia prima su di una radura, poi entra nel bosco e sempre percorrendo la strada 643 arriva in cima. L'arrivo è come sempre appagante per lo spirito ma la stanchezza si fa sentire. Inizia ad annuvolarsi la giornata mentre il sole incomincia la sua discesa. Riposiamo un poco, la stanchezza aumenta il senso di dover affrettare l'arrivo in vista del calar della sera.
Iniziano 10km di sali e scendi non troppo impegnativi ma che sviluppano circa 250m di dislivello. Dalla cima di Pikovnik (862m s.l.m) la vista è ipnotica, alcuni cavi dell'alta tensione collegano dei tralicci posizionati sulla cima dei monti distanti e danno una sensazione come di proiezione interminabile verso l'infinito (difficile da spiegare. Anche se non rende come dal vivo, andate a sbirciare 45°51'41.5"N 14°24'58.3"E).
La vista della discesa è un toccasana. Sta per iniziare a piovere. Ci saranno diciannove gradi. Si sta meravigliosamente bene. Lunga discesa con qualche falso piano in salita e piano piano, tagliando qualche curva, arriviamo a destinazione. Sono quasi le 20:00. Tempo di mettere le bici in garage, salire e farci la solita doccia, e si scatena un temporale estivo breve ma intenso. Ci rifocilliamo mangiando una pizza ed un'insalata a testa.
Domani tappa breve, cerchiamo di non partire troppo presto.
Amico mio, buona notte.
Hai litigato con la catena, eh?!?
24 Giugno, 2025
Da Cersnika a Nuova Goriza
La sveglia è impostata tardi. Sentiamo in garage gli altri viaggiatori che stanno montando le bici e sono quasi pronti per partire, noi siamo quasi pronti per andare a far colazione. Sotto al ristorante, ci preparano delle uova del succo di frutta e concludiamo con dolci, frutta e caffè.
Ne parliamo insieme e valutiamo che per il mio amico Ventsislav è meglio fermarsi qui un'altra notte qui. Non si è ripreso bene dalla trasferta negli States e le due giornate faticose l'hanno segnato parecchio. Decidiamo di dividerci. Ci salutiamo.
Io mi preparo, prendo la bici e mi metto in direzione Nuova Gorica. Inizio solo, chissà dove sono gli altri partecipanti... li troverò piano piano.
Mi metto in sella, oggi ho pianificato una tappa relativamente corta. Novanta chilometri ed un po’ di saliscendi che sommeranno 1000d. Dopo 40km i saliscendi finiscono e inizia una rapidissima discesa verso Podraga.
La strada 444 è bella e in discesa e mi spinge ad abbassare l'attenzione (e a mancare la svolta senza accorgermene). Fortunatamente dopo seicento metri dall'errore la catena si inceppa nel movimento centrale – sono costretto a frenare intensamente e a fermarmi a bordo strada. Rimetto a posto la catena e, solo al momento di riprendere la discesa, leggo sul navigatore e mi accorgo dell'errore. Viola mi ha richiamato all'attenzione. Retro marcia.
Piccola salita per rimettermi sul tracciato corretto. Curva a gomito a destra, imbocco Otosçe ed entro in un bosco. I panorami sono sempre bellissimi, il sole alto nel cielo e dopo un bel po’, raggiungo un trio di colleghi Italiani. Dopo qualche chilometro capiamo che abbiamo più o meno lo stesso passo e decidiamo di fare un po’ di strada insieme.
Parliamo parecchio e alla fine decidiamo anche di fare un break in un locale sulla strada a Branik. Cola ghiaccio e limone per me, un gelatino, un po’ di frutta secca per loro e si riparte.
Commentano “hai litigato con la catena eh” - classico il segno di grasso sulla faccia.
Risate. Racconto.
Ci rimettiamo in strada. Svolta a destra, salita ripida, tratto gravel per lavori di ammodernamento stradale e poi di nuovo ad inseguire Nuova Gorica.
Di tanto in tanto ci incrociamo con una ragazza tedesca con la maglia dorata che sta affrontando il viaggio in solitaria. La prima volta che si affianca, come faccio sempre, accenno un “halo” ma non ricevo risposta se non serio un cenno del capo. Non parliamo, non ci diamo confidenza ma facciamo un sacco di strada insieme. Sembra quasi che ci aspettiamo reciprocamente. Senza fermarsi, solo rallentando.
Naturalmente ho avuto un po’ di tempo per pensare a questa dinamica. Ho pensato che affrontare un percorso in solitaria potrebbe essere una scelta. Potrebbe essere per qualcuno un viaggio nel viaggio. Fare un viaggio in bici in solitaria ti dà una maggiore spinta a guardarti dentro, pedalata dopo pedalata, scava; e magari è quello che in quel momento ti serve... ma farlo comunque insieme a qualcuno ti permette di avere un po’ più di serenità nella navigazione, nelle svolte e perché no in caso di problemi meccanici. Ad un certo punto le nostre strade si dividono, io mi fermo qui per oggi.
Lei prosegue. Buon viaggio.
Arrivo a Nuova Gorica subito dopo l'ora di pranzo - proprio quello che volevo. Prendo possesso della camera dell'ostello, tolgo le borse della bici, mi faccio una doccia e… subito mi rimetto in sella in abiti civili.
Oggi visito Gorizia.
Costanzo, c’ha fatto il militare qui, e mi ha parlato un po’ di questa città, quindi in suo onore, decido di vivermela anche io – anche se non mi aspetto proprio di vedere gli stessi suoi scorci.
Passato il confine, in dieci chilometri si concentrano piazza della Transalpina, piazza della Vittoria, la Chiesa di Sant'Ignazio, Via Rastello, il Castello, la Cappella di santo Spirito ed il Kinemax – gli mando subito le foto, mi manda un cenno di approvazione (dopo qualche giorno mi manderà una foto scattata quarantasette anni fa proprio lì davanti a quello stesso cinema Kinemax).
Verso le cinque e mezza, mi siedo in gelateria e faccio pranzo. Concludo il giretto della città e torno in camera. Metto a riposo Viola e, prima di andare a cena, entro in un supermercato per procurarmi da mangiare per il giorno dopo (colazione: gallette di riso soffiato ricoperto cioccolata, latte di cocco e latte di avena con cioccolato - pranzo: crakers alla soia e semi di lino - integratori gusto coca-cola ed orsacchiotti gommosi proteici “a gradire” come dice un amico mio).
Finisco l'hamburger più insalata accompagnata dalla solita birra celebrativa. Rientro in stanza per le 21:00. Punto la sveglia molto presto.
Prijatelji, lahko noč še naprej.
Complicarsi la vita e uscirne felici
25 Giugno, 2025
Da Nuova Goriza a Udine
Oggi levataccia. Faccio colazione direttamente in camera e alle sette sono già in giro. Via, si parte. Ho studiato.
Per ottanta chilometri guadagnerò circa 1000d, poi salita conclusiva e poi tutta discesa fino al termine. Subito fuori dalla città, attraverso un ponte sul Soça e inizio un percorso interamente ciclabile. Dopo soli 13km imbocco la 612 che dopo Kanal si trasforma in 103 e continua a costeggiare le montagne a sinistra ed il fiume a destra. Attraverso qualche ponte sospeso.
L'aria del mattino è frizzantina. Via, pedalare!!!
Sulla strada per Poljubinj durante un attraversamento poco chiaro, lascio la 120 e trovo il percorso che sembra chiuso. La via costeggia, forse troppo, il fiume e mi ritrovo in una pietraia.
Penso di dover tornare indietro ma mi faccio guidare da una squadra lettone da poco sopraggiunta che, bici in spalla, mi invita a proseguire. Mi unisco a loro e circumnavighiamo un'ansa del fiume. Saltiamo su un ponte non troppo stabile sul Tolminka e siamo di nuovo sulla strada giusta.
Loro cinque vanno forte, mi precedono. Io sempre autonomamente procedo. Verso Kamno mi affianco ad un collega Tedesco, iniziamo a parlare e scopriamo di esserci già quasi incrociati per lavoro. Lui ex agente di commercio per nota azienda metalmeccanica del settore automotive che ha trascorso molti anni negli stabilimenti Piemontesi, io che lavoravo fino a poco tempo fa nel settore della metrologia. Conosciamo parecchie aziende in comune. Ora siamo qui, lui a godersi la pensione, io a ritagliarmi un pezzettino di vacanza per andare in bici.
Facciamo qualche riflessione sulla diversa concezione che assume il tempo da lavoratore e da pensionato - con qualche rammarico per entrambi. Percorriamo una decina di chilometri insieme e poi, appena superato il Napoleonov most verso Kobarid, devo deviare dalla traccia originale verso destra perché ho pianificato di visitare il Kostnica s Cerkvijo Sv. Antona con annessa ripida salita e quattordici stazioni della via crucis da ammirare.
Arrivato in cima, riesco a vedere l'interno della bellissima chiesetta dedicata a sant'Antonio di Padova. Momento di riflessione al Sacramento de Caduti di Caporetto che ospita le spoglie di 7014 italiani (1748, ignote) caduti durante la prima guerra mondiale.
Si scende.
Rientro in traccia e dopo un'altra decina di chilometri, verso Staro Selo, ecco a voi come riesco a complicarmi la vita.
Gli organizzatori avevano avvisato di un problema sulla traccia e avevano raccomandato di caricare quella nuova sui navigatori. Io non ho dato troppo peso a questa comunicazione immaginando di poter comunque aggirare l'ostacolo e in qualche modo cavarmela velocemente ma, di tutta risposta, mi avventuro su di un tratto gravel (ma gravel per davvero) costeggiando il fiume tra pietraie e sentieri adatti alle mountain bike.
Ad un certo punto sono finito persino in un cortile di una cascina privata, nell'erba alta, senza via d'uscita con una signora che non capendo l'inglese, dal balcone, mi invitava a tornare indietro. Poi, una volta raggiunto il bivio incriminato, ho dovuto decidere se ritornare sul nuovo tracciato consigliato per circa 3km o proseguire da lì dove ero per la traccia originale. Decido comunque per la soluzione originale, vado avanti per circa 5km tra single track nel bosco, fiumiciattoli da guadare e serpentelli che vagano liberi....fortuna che Viola è una signora gravel e supera brillantemente il tratto off-road.
Verso la fine incontro dei ciclisti in mountain bike che mi confortano sul fatto che la strada sarebbe finita tra poche curve, in un camping. Dopo poco infatti, trovo anche degli escursionisti a piedi (capisco di esserci) e finalmente si apre davanti a me Camping Nadiza. In lontananza rivedo l'asfalto. Decido per sosta acqua (ero senza ormai da un po’) e gelato rinfrescante.
A breve ci sarà l'ultima salita di giornata e anche di questa stupenda esperienza. Rinfrescato e rifocillato sono pronto.
Giro a sinistra, passo un ponticello, ed ecco che dopo poco in direzione Glava, inizia la salita. 12km e 650d fortunatamente attraversando il bosco all'ombra di alberi altissimi.
Le salite al 13% fanno solo da antipasto a quelle al 20% … non male.
Verso la cima vengo raggiunto da una nuova coppia di Tedeschi. Al confine ci scattiamo delle foto ricordo.
Riparto.
Dopo un’altra serie di saliscendi e curve arrivo al Passo Madonnina del Domm, ultimissima fatica di giornata.
Dopo un sospiro di sollievo e già con addosso la nostalgia dell'esperienza che si sta concludendo, mi butto in discesa. Molto ripida e tecnica. I freni fischiano. Ci saranno 18°C. Arrivo a Togliano a quota 136m s.l.m. e li inizia un piattone infinito che, come vuole la legge del ciclista, si dimostra essere interminabile e contro vento.
Mi metto all'aria e di buona lena macino chilometri. A Ziracco mi accorgo di aver finito l'acqua; piccola deviazione verso un cimitero a riempire la borraccia. Nel mentre, i due coniugi che avevo lasciato al confine mi raggiungono e decidiamo di concludere insieme.
A turno ci tiriamo e stabiliamo insieme le svolte da prendere. Entriamo in città, da Via Pra di Sac svoltiamo in via Romano Zoffo e siamo a 2km dall'arrivo.
Litighiamo amichevolmente per chi deve tagliare il traguardo per primo – finalmente mi passano davanti.
Foto di rito.
Pacco finisher ritirato e firma sul poster a conclusione di questo stupendo giro.
Nemmeno il tempo di metabolizzare il viaggio che sono già in autostrada di rientro verso Torino. Qui sì ho modo e tempo di ripensare al viaggio appena terminato. Sono in auto. Comodo. Viaggio a 130km/h e non ho il sole che mi picchia sulla testa, l'aria condizionata rinfresca l'ambiente e la musica risuona nell’abitacolo.
Nonostante ci sia un bel tramonto, non riesco a godermi appieno questo spettacolo.
Penso che sarebbe stato meglio goderselo in sella questo crepuscolo.
Sono appena sceso di sella, ho ancora i polsi indolenziti e già mi manca quella sensazione. Con il caldo che si appiccica alle braccia. Il dolore delle gambe. Il sudore misto crema solare che cola sugli occhi irritandoli. La vista dell'ennesima salita da affrontare a pile scariche. Gli orsetti gommosi per darsi quello sprint di energia. Il compagno di viaggio a fianco. Il vento sulla pelle. Il viaggio.
Grazie Ventsislav e grazie ancora una volta Viola.
Draugi, lai jums jauka nakts
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