Il percorso
Dalla strada si oltrepassa il ponte sul torrente Sarca per trovarsi di fronte alla malga. Sulla destra sale il sentiero 214 che si inoltra nel bosco fiancheggiando le imponenti cascate Lares. Si sale ripidamente tra faggi e platani aiutati, in alcuni punti, da scalinate in legno. A quota 1890m si giunge ad un'ampia radura dopo aver oltrepassato il torrente tramite un bel ponte in legno.
Poco più avanti, in posizione particolarmente favorevole, sorge malga Lares da cui si hanno belle panoramiche sul Brenta. In autunno lo spettacolo dei larici colorati sarà magico mentre in tarda estate i mirtilli presenti nella radura vi consiglieranno una sosta gastronomica. Lasciata la malga (dove è presente una fontana di acqua freschissima), si prosegue scendendo verso la radura nella val di Lares. Il sentiero 214 prosegue sulla sinistra attraversando un prato e spostandosi verso est mentre sulla destra dietro una grande roccia la traccia di sentiero può essere, in estate, una valida alternativa di salita per poter compiere un anello (evitatela in autunno o finirete come noi...leggi sotto!).

Un'alternativa al percorso (già impegnativo) esiste, ma è adatta a persone allenate ed attrezzate (dal lago si può salire al passo del Diavolo per raggiungere il rifugio Caduti dell'Adamello e scendere dal sentiero "Matarot", con ramponi, corde ed accompagnati da una guida o da una persona molto esperta!)
La nostra avventura:
Proseguiamo per un po' fino a ritrovarci di fronte a qualche paretina attrezzata con gradini. Il percorso alternativo per ora è divertente e la presenza di tracce sulla neve di qualcuno che ci ha preceduto ci invita ad avanzare, seppur lentamente. Man mano che ci si alza lo strato nevoso aumenta e quando usciamo alti sula dorsale dei Riversi di Folgorida oramai siamo costretti ad avanzare in trenta/quaranta centimetri di neve. Seguiamo le tracce che si invischiano in pietraie scomode e pericolose (la neve nasconde forre e buche pericolose per caviglie e ginocchia). Ad uno ad uno, prima o dopo sprofondiamo tutti denigrandoci a vicenda...il sole è ancora alto e siamo convinti di poter raggiungere il lago a breve ma l'avanzata rallenta repentinamente dato il tracciato pericoloso.
Dopo una breve sosta per mangiare qualche cosa decidiamo di rientrare a valle...il tempo vola e il sole si è già spostato dallo zenit. Puntiamo allora verso valle senza ormai alcuna traccia...pietraie nascoste dalla neve, torrenti ghiacciati e radici scivolose saranno il nostro pane: tutto quello che si dovrebbe evitare di fare in montagna! Riusciamo, in un paio di ore, a percorrere circa 500m e rientrare sul sentiero dell'andata quando ormai sono già le 15.30. Non ci resta che scendere a valle il più velocemente possibile: passiamo malga Lares quando ormai il sole si è già nascosto dietro le vette innevate e l'ultimo tratto nel bosco proseguiamo a tentoni brancolando nel buio, speranzosi per lo meno di poter avvistare qualche capriolo o cervo, se non l'orso o la lince...niente di fatto, la sfiga oggi ci accompagna! E infatti una volta saliti in auto scopriamo che il mio bel volvone da 325000km non ha intenzione di accendersi in tempi brevi. Ci convinciamo, dopo venti minuti di tentativi falliti, a dargli una mano spingendolo un po' in discesa e riusciamo ad avviarlo emettendo una quantità di inquinanti pari al contributo annuo di tutte le industrie padane...degna conclusione di una giornata sfortunata ma in fondo...divertente!Oltre al già citato percorso verso il rifugio Mandron, per i meno allenati è possibile comunque scoprire questa spendida zona con un itinerario in Val Genova. Per altri trekking sulle Dolomiti e sulle Alpi in generale, consultate la mappa delle escursioni.

































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