L'aria è frizzante e la pioggia ci concede solo qualche spiraglio di luce così trascorriamo le giornate a bere kopi e teh tarik accompagnate da roti canani, una sorta di piadina fritta servita con curry e chili. Riusciamo a visitare un paio di piantagioni di thè delle Cameron Highlands (la Boh è immensa e il thè acquistato davvero buono!) che dipingono paesaggi magici sulle colline di questa zona, prima di scendere nuovamente verso lo stretto di Malacca. Teluk Intan sarebbe solo una tappa transitoria, se non fosse per Mohamed e la moglie che ci accolgono in casa come propri figli. Lui gestisce una piantagione di 600 ettari di palme da olio mentre la moglie ha un ristorantino fuori dalla locale fabbrica di biscotti. Vivono nel villaggio costruito all'interno della piantagione dove lavorano circa 200 indonesiani e 100 malesi. Hanno una gran bella casa e ci offrono un posto dove trascorrere la notte nella camera degli ospiti, invitandoci a cena (a base di ottimo pesce). Salutiamo i nuovi amici dopo aver visitato anche la torre pendente della città. Due pedalate e siamo a Kuala Selangor, sulla costa occidentale.
Ci ha attirato qui uun santuario naturalistico dove trascorriamo mezza giornata a mentre macachi e scimmie argentate ci corrono intorno. Kuala Lumpur è vicina ma gli ultimi trenta chilometri prima di raggiungere il suo centro sono un incubo di lamiera e smog, alleviato solo in parte dalla vista delle futuristiche Petronas towers, gemelle di 480m che svettano nel centro economico della città.
Ci sistemiamo a Chinatown e trascorriamo i primi due giorni di permanenza nella capitale a cercare imballaggi ed a smontare le bici preparandoci al volo verso Kota Kinabalu... il Borneo malese non è poi così lontano!
Questo articolo fa parte del diario di viaggio tenuto in diretta del progetto Downwind. Se volete leggere le altre puntate, ecco qui tutti gli articoli dei nostri dieci mesi in bicicletta nel sud est asiatico























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