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Capo Nord in bicicletta | Freak Ride Tour
Scritto da AleFox
La Norvegia probabilmente è uno di quei posti che ami oppure odi, almeno quella dei fiordi occidentali situati a nord della penisola.
Io me ne sono accorta ancora prima che l'aereo atterrasse a Tromso, era possibile vedere le alte cime dell'entroterra che poi finiscono in mare. Siccome so che molte persone hanno già fatto questo viaggio in bici e che probabilmente saprebbero spiegare meglio di me gli aspetti tecnici vorrei invece parlarvi delle sensazioni (almeno le mie) che si possono provare in questa parte di mondo.
Nell'estremo nord d'Europa
La consapevolezza di trovarsi nella parte più a nord dell'Europa non ce l'ho mai avuta fino al momento in cui non ho visto con i miei occhi l'ultimo pezzo di terra, oltre il quale si trova solo acqua e acqua per centinaia di chilometri.
Solitamente, quando parto, non stilo mai un'approfondita tabella di marcia e quindi non dedico particolare attenzione al chilometraggio in base alle pendenze della strada, per cui sono rimasta stupita dopo i primi giorni di pedalata: mi aspettavo una pianura (almeno qualche km!!!) che non sarebbe mai arrivata, ma tutto sommato salire e scendere continuamente rende la cosa più interessante e non si corre il rischio di annoiarsi. Molti norvegesi pensano che a nord del loro stato non ci sia nulla, in realtà c'è molto da vedere; il paesaggio cambia radicalmente da Tromso a Capo Nord. Sono partita da una piccola (ma per loro grande) città situata sul mare, percorrendo strade che attraversano altri piccoli centri abitati fino ad Alta. Durante questo tragitto, anche se in piena estate, è possibile ammirare le montagne con la neve che calano a picco (con tutta la neve) sul mare e se il tempo è buono, la sensazione di ustionarsi al sole quando intorno c'è la neve è molto particolare (il sole è davvero molto forte quando non c'è una nuvola in cielo).
Dopo Alta tutto cambia, le montagne rimangono lì, ma il paesaggio si fa più selvaggio, le cittadine diminuiscono come anche la possibilità di trovare un campeggio aperto, ma non bisogna disperare perché il campeggio qui è libero e c'è possibilità di trovare un posto dove passare la notte lontano dalla strada, anzi, se fermate un norvegese e chiedete informazioni vi indicherà lui stesso un buon punto dove piantare la tenda, a me hanno dato ottimi consigli.
Più si va a nord meno alberi troverete, una fitta nebbia potrà essere vostra fedele compagna per giorni, ma questo non farà altro che rendere più suggestivo il vostro viaggio, purtroppo le zanzare no, quelle ci saranno sempre, dall'inizio alla fine.
Per arrivare a Capo Nord bisogna attraversare un tunnel sott'acqua (c'è anche un autobus, una volta al giorno, che parte da Alta e arriva nell'unica cittadina dell'isola; oppure è possibile prendere un traghetto facendo una deviazione di 100 km all'incirca dalla strada principale, però attraversare quel tunnel renderà il viaggio ancora di più un vero viaggio), il tunnel è lungo all'incirca 7 km e scende a 200 m (mi pare) sotto il livello del mare. La sensazione che si prova ad attraversarlo è molto particolare: una discesa iniziale di poco più di 3 km, dove vi consiglio di mettere qualcosa di caldo, poche macchine e qualche moto, il loro rumore potrà sembrarvi molto vicino, ma in realtà è solamente il riverbero del tunnel, quando sarete esattamente al centro e quindi alla maggiore profondità, vi verrà da ridere perché troverete ai due lati delle uscite di emergenza (per dove?) e poi inizierà la lunga salita di altri 3 km verso l'uscita, dove suderete parecchio; in tutto ciò sentirete il rumore dell'acqua che crea pressione sul cemento e qualche altro suono che non riesco a descrivere, una sensazione molto strana; arrivati di nuovo in superficie vi sembrerà di aver passato lì dentro delle ore e sarete felici di rivedere la luce.
Molte persone arrivano a Capo Nord con la macchina, guardano il globo posto al 71°, prendono qualcosa al bar e vanno via; in tutto questo non ci vedo nulla di eccitante e non mi stupisco del fatto che tantissimi reputino questo posto come una "trappola per turisti", ma andare in bici, quella è tutta un'altra cosa. Tutto quello che c'è prima di quell'isola sparisce, quei pochi chilometri dal tunnel a Capo Nord sono un continuo sali e scendi tra folate di vento fortissime, nebbia fitta e tanto freddo (a meno che non siate super fortunati da riuscire a beccare quelle poche ore dove il tempo è buono), non si arriva mai, anche perché tutta quella nebbia non rende possibile vedere cosa c'è oltre il vostro naso. In realtà non è che sia un'impresa, anzi, però percorrere quei chilometri con quelle condizioni climatiche non ha fatto altro che rendere più alta l'aspettativa e, una volta in cima a tutto, una volta arrivati davanti a quel globo, sarà come aver scalato la cima più alta della vostra vita, tutto quello che verrà dopo sarà solo più a sud.
A Capo Nord
Dicono che Capo Nord è una "macchina per turisti" anche per tutti i soldi che dovrete spendere arrivati lì. Per me è stato il posto più economico di tutto il viaggio in bici. Sono rimasta lì 3 giorni senza spendere soldi (a parte quelli per il cibo) perché si possono trovare diversi bungalow di emergenza (per l'inverno) dislocati sull'isola, potrete passare la notte li (essendo situati in posti meno ventosi) evitando i campeggi, troverete molta legna (portata dal mare, ma asciutta) per accendere un fuoco, avrete la migliore vista del sole di mezzanotte che illumina i golfi dove nuotano indisturbati i delfini e qualche volta troverete una renna curiosa che gira intorno alla vostra tenda, comunque un posto magico.
Nel deserto... into the wild
Questa è stata la prima parte del mio viaggio; non sapevo ancora che la parte migliore della Norvegia sarebbe venuta dopo. Il mio volo di rientro per l'Italia partiva da Kirkenes, cittadina a 10 km dal confine russo. Per arrivare lì potevo riprendere la strada dell'andata e poi deviare a sinistra oppure prendere una nuova strada.
Allora ho deciso di prendere un traghetto da Honningsvag per Kjollefjord e continuare la mia strada da lì. Non avendo programmato nessuna tappa mi sono resa conto solo una volta arrivata che avrei dovuto attraversare un deserto (tundra) di circa 190 km fino alla cittadina più vicina, è stata l'esperienza più bella in assoluto. Il deserto può essere mistico, lo si può immaginare in tanti modi, ma comunque lo si immagini rimane sempre un deserto: nessun rumore (oltre quello del vento), nessuno con cui parlare, nessun cambiamento del paesaggio (solo desolate colline per chilometrie chilometri), tanto caldo di giorno e freddo di notte. Una volta giunti a Tana Bru vi ritroverete di nuovo in un posto abitato, con dei supermercati e della gente vera e sarete felici di parlare con qualcuno e mangiar qualcosa di caldo. A questo punto ho deciso di tornare a nord, di nuovo, per arrivare a Berlevag. In questo tratto di strada è possibile ammirare una strana montagna bianca e grigia e, una volta arrivati quasi in città, i meravigliosi fiordi, troppo belli per essere descritti, e poi spiagge dai vari colori che somigliano a quelle dei Caraibi, tipo quelle delle riviste, però ci sono 5°C. Ho preso di nuovo il traghetto, questa volta per Vardo. Qui invece avrete un nuovo migliore amico: il vento freddo. Prima di partire uno pensa sempre a come reagirà alle difficoltà logistiche di un viaggio, soprattutto se si parte da soli.
Io mi faccio sempre tante inutili paranoie, quando la stanchezza, il vento, il freddo, la pioggia, la solitudine saranno vostri compagni di viaggio non ve ne accorgerete nemmeno e solamente arrivati alla fine capiremo che le difficoltà sono nelle nostra mente, solo stupide paranoie.
Il viaggio fino a Kirkenes è stato abbastanza tranquillo, non è successo nulla di notevole (ma questi sono gusti personali) e una volta lì, visto che avevo ancora qualche giorno ho deciso di andare a vedere una delle poche riserve ancora vergini rimaste in Europa: Ovre Pasvik. Questa è una zona frequentata da orsi, ma io non ne ho visto nemmeno uno, però ho avuto un piacevole incontro con una lince (ho realizzato uno dei miei sogni!), durato poco più di qualche secondo. Adesso sono di nuovo a Kirkenes, il mio volo parte domani e dopo tutto quello che ho fatto mi annoio un po' in una città. Quello che ricorderò con piacere di questo viaggio sono senza dubbio gli incontri e l'ospitalità della gente del posto, i paesaggi molto selvaggi e il cielo così basso; il lato negativo è che è un posto pieno di zanzare e api strane, moscerini e quant'altro dai quali non esiste un riparo. Sicuramente ci sono un'infinità di cose che dimentico di scrivere, però spero di aver elencato almeno quelle più significative. Esistono posti magici in tutto il mondo, questo è sicuramente uno di quelli che vale la pena vedere.
Ale Fox è una vera cicloviaggiatrice, ama l'avventura come noi e ha viaggiato in molti luoghi d'Europa e d'Italia. Se volete leggere alcune delle sue peripezie, potete visitare il suo sito www.alessandranicosia.blogspot.com, buon viaggio!
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AleFox
27 anni compiuti ora, sono un architetto in cerca di lavoro come architetto anche se da 4 anni faccio la bikemessenger nella capitale. Quando posso mi organizzo un viaggio in bicicletta, ovviamente per passione anche se spero di trasformarlo in un secondo lavoro. Ho girato tutta l'Italia, parte dell'Inghilterra e della Francia, l'Islanda e ho appena finito la Norvegia del nord; inizialmente a spese mie, da pochissimo grazie a qualche sponsor. Sto già organizzando il prossimo viaggio, questa volta oltre oceano.
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