Alzando gli occhi verso le pareti rocciose che separano la bassa
Val di Non dal cuore del
Parco naturale Adamello Brenta e dalle sue Dolomiti, con un po' di attenzione, si può riuscire a scorgere qualcosa di inaspettato: una piccola fortezza, conosciuta con il nome di
Castel Corona, è incastonata nella pietra come un gioiello prezioso. Domina la valle dal luogo più impervio ed incredibile che si potrebbe immaginare e, nel silenzio della Natura e del passato, è ormai quasi dimenticata...
Castel Corona, costruito nella montagna che lo ospita come una teca farebbe con un prezioso diamante, è quasi invisibile all'occhio umano se non si conosce il punto esatto dove si staglia. Si dice che i primi insediamenti in questa area risalgono addirittura all'
Età del Bronzo e che la fortezza fu abbandonata già dal 1500... chissà perchè! La posizione scomoda, ma estremamente favorevole per
scorgere nemici in avvicinamento e per iniziare a
difendere la valle, resero Castel Corona, una fortificazione di tutto rispetto senza che però fosse mai frequentata nè abitata regolarmente per scopi militari.

Salendo oltre il centro storico di Cunevo, si raggiunge la strada forestale che, addentrandosi nel bosco, sale poi verso
Malga d'Arza. Il nostro trekking in Val di Non inizia proprio dalla strada sopra i meli e sopra il paese. Nel bosco, ogni passo è attutito dalla neve ancora ben presente sul sentiero ed è per questo che, in pieno inverno o dopo un'abbondante nevicata, è necessario usare le
ciaspole. Osservando con attenzione le impronte sul manto bianco si riconosce il passaggio di diversi animali delle nostre Alpi come il capriolo, la volpe e la lepre. Dopo i primi due tornanti su ampia strada innevata, incontriamo il bivio sulla destra per il
Sentiero Margherita che permette di costeggiare la montagna sopra Cunevo e Flavon fino a raggiungere la galleria di Terres ed attraversare la montagna fino alla
Val di Tovel.

Questo cunicolo lungo più di 2 km è aperto solo nella stagione più calda a partire dal mese di maggio. Proseguiamo sulla strada principale fino alla località
Sas Dele Vace e, invece che seguire la forestale sulla sinistra, continuiamo a camminare verso destra, fin oltre una sbarra. La strada verso Castel Corona svolta veloce verso sinistra diventando sentiero e raggiune
La via Zona. In pochi passi ci ritroviamo davanti ad un cartello che raccomanda di non proseguire verso la fortezza perchè potrebbe essere pericoloso. Nelle vicinanze di
Castel Corona infatti, la parete rocciosa della montagna sporge verso la valle con orgoglio e, con il peso della neve invernale, si potrebbero verificare frane improvvise. Il
pericolo reale è presente nell'arco di una ventina di metri di trekking ma, se avete intenzione di andare avanti lo stesso come dopotutto abbiamo fatto anche noi, munitevi almeno di un caschetto da alpinismo/arrampicata e prestate attenzione.

Da
La via Zona in poi il tracciato è più erto ed impegnativo ma con un po' di pazienza e perseveranza è percorribile da tutti. Dopo
To della Bancia, si supera
To dal'Or dove la vista può iniziare a spaziare sulla parte bassa della
Val di Non. Il sentiero continua a salire nella neve ed in lontananza, poco sopra Vigo di Ton, si riesce a scorgere anche
Castel Thun. Ancora poche centinaia di metri e sulla destra appare finalmente
Castel Corona e ciò che resta dell'antica fortezza. Un muro di venti metri di altezza per trenta di lunghezza costeggia la parete rossastra della montagna: ecco come appare la mitica rocca difensiva di questa parte del Trentino.

Facilmente riconoscibili nella struttura sono alcune feritorie e due finestrelle. A sinistra dell'imponente fortezza una
lunga scala verticale permette a chi è coraggioso e fornito di imbrago ed attrezzatura da ferrata di salire al livello di Castel Corona per una visita ravvicinata (fate sempre attenzione alla possibilità di frane e caduta massi!). Al cospetto di questa incredibile fortezza difensiva, mi domando quale genio umano abbia avuto per primo l'idea di costruire quassù un edificio di questo genere, una struttura interamente
mimetizzata con la roccia!

Per tornare al paese di Cunevo bisogna percorrere a ritroso il tragitto dell'andata.
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