Lande infinite, cieli azzurri, nuvole a pecorelle e poi i nomadi che si spostano a cavallo nella steppa... nel viaggio in Mongolia in bici di Roberto c'è proprio di tutto.
Latte di Yak e notti in tenda sotto le stelle, chilometri in completa solitudine e incontri inaspettati... questo viaggio in Mongolia ci viene raccontato in prima persona attraverso le parole del cicloviaggiatore che lo ha intrapreso riportate in questa intervista.
Mongolia in bicicletta
DETTAGLI ITINERARIO
Dislivello |
5000 metri circa |
Lunghezza |
770 km circa |
1. Ciao Roberto, ci racconti un po’ di te e dei tuoi cicloviaggi?
Ciao, ringrazio anzitutto la redazione di Life in Travel per avermi dato la possibilità di raccontare quella che è stata la mia ultima esperienza di cicloviaggio all’estero e per l’esattezza in Mongolia. Mi chiamo Roberto Landolina, ho 28 anni, sono nato e vivo tutt’ora a Gattinara, una città di circa 8000 abitanti nella provincia di Vercelli. Gattinara è situata ai piedi della catena montuosa del Monte Rosa e circondata da verdi colline coltivate a vigneti. Scontato dire che sin da bambino amavo girare tra i boschi di casa. Era per me come camminare nei grandi boschi dell’Alaska. Il fiume Sesia era come lo Yukon.
Così fantasticavo e mi perdevo in questi spazi, che col passare degli anni non hanno perso nè di fascino nè di bellezza ma che, come ovvio che sia, iniziavo a sentire un po' stretti. Per cui, complice una curiosità sfrenata e il desiderio di misurarmi con le mie paure e i miei limiti, ho deciso di allargare gli orizzonti. È con ingenuità e spensieratezza ho così iniziato a viaggiare e vivere le montagne di casa.
Il mio
primo vero viaggio in bicicletta è stato nell’estate 2014, quando nel mese di agosto sono partito alla volta dell’
Islanda. Da solo e in completa autonomia, ho percorso circa 1500 km in 21 giorni effettivi di pedalate tra vento e pioggia che non mi hanno abbandonato un solo giorno. I chilometri percorsi su strade sterrate sono stati tantissimi e le salite sempre controvento interminabili. I luoghi che però ho avuto il privilegio di ammirare hanno saputo regalarmi emozioni indescrivibili per fascino e bellezza.
Penso che il mix prodotto dall’andare in bicicletta con la bellezza di un luogo sia qualcosa di esplosivo. Gli stessi luoghi visitati alla velocità e con la comodità di un mezzo motorizzato non produrrebbero nemmeno lontanamente l’effetto che possono darti le ore passate a pedalare ascoltando il vento che ti soffia sulla faccia e il rumore della pioggia che ti entra nelle ossa e poi ancora il sole che scalda l'animo e che ti infonde quella carica necessaria ad affrontare la prossima ed ennesima salita. Sempre più convinto che il viaggio non sia la meta o la destinazione che si è scelto ma il modo in cui si decide di percorrere quel tratto di vita.
Io per i miei viaggi ho scelto di farlo nella
maniera più leale e minimale possibile, in relazione alle mie capacità, alla mia esperienza e intuito.
Cercando di togliere il più possibile in modo da ottenere il massimo dall’esperienza. Spogliandomi del superfluo, comprendo a fondo quanto sia importante riuscire a relazionarmi con l’ambiente circostante e trovare tutte le risorse necessarie a vivere in simbiosi con esso.
Nel 2015 invece ho pedalato per circa 600 km, interamente nella regione Toscana. Si è trattato di una manifestazione organizzata che ci forniva esclusivamente la traccia gps lasciando il resto dell’organizzazione a discrezione dei partecipanti. In questo caso ho viaggiato assieme ad altri tre amici e in 4 giorni siamo arrivati a destinazione. Un viaggio dal sapore diverso, che nonostante il mio scetticismo iniziale ho saputo apprezzare moltissimo. Condividendo momenti di fatiche e gioia coi miei compagni d’avventura.
La scorsa estate sei stato in Mongolia... è davvero un immenso deserto come ce lo immaginiamo?
Difficilmente scorderò la
sensazione di piccolezza che ho provato mentre ancora in volo sorvolavo quelle lande desolate e piatte. Un orizzonte infinito e la sensazione di non percepire la presenza umana.
Respiri solo natura e senti solo silenzio. Tutto così immobile. Respiri piano temendo di distruggere un equilibrio millenario. E pure non provo paura ma solo un
grande senso di pace, serenità. In fondo era quello che cercavo. Avere la sensazione di essere l’unica persona nel raggio di chilometri mi elettrizzava.
E le persone... com’è il popolo mongolo?
L’unica cosa che a volte mi turbava era la presenza dell’uomo, che a volte incuriosito dalla mia strana presenza, mi avvicinava chiedendosi che cavolo ci facesse un ragazzo da solo con una bicicletta in quelle distese infinite. In qualche modo cercavo di spiegare loro quello che sto facendo e da dove arrivo. Nonostante la differenza abissale non solo a livello
linguistico ma anche e soprattutto
culturale riusciamo a comprenderci, e con una
buona tazza di latte di yak e thè, carne di pecora e formaggio duro come lo spirito e la tempra del popolo mongolo, diventavamo come amici di vecchia data. Mai avuto un rifiuto da parte loro. L’
ospitalità è per loro un
concetto sacro. Penso in maniera molto sincera e schietta che se non sai essere una persona educata, umile e onesta allora meglio che tu stia a casa ad imparare e comprendere l’importanza di questi pilastri che stanno alla base del saper vivere.
Se vuoi rispetto e cortesia allora impara a darne per primo e vedrai che ogni persona sarà ben disposta ad ospitarti e saziarti senza chiedere mai nulla in cambio. Più entravo in valli remote e più la loro ospitalità cresceva, a tal punto da essere io a volte quello che rifiutava un invito. Mangiavo dalla loro stessa pentola e dormivo nei loro letti perché così era normale. Osservavo i loro gesti, ascoltavo i loro silenzi, giocavo con i loro figli, i toni di voce, i sorrisi. Una quotidianità fatta di cose vitali ed essenziali come mungere le bestie, alimentare la stufa con lo sterco essiccato, tenere in ordine la gher, accudire i figli, portare al pascolo le greggi, preparare il formaggio, procurarsi l’
acqua dai fiumi e saperla razionare perché loro sanno bene che è
vita e bene prezioso.
Venendo al pratico... durante il viaggio come ti organizzavi con vitto e alloggio?
Durante il viaggio ho dormito
nella mia tenda oppure, un po' per mia personale curiosità e poi in seguito su invito da parte dei nomadi, ho dormito nelle loro
gher. Abitazioni tipiche dei pastori nomadi formate da una struttura in pali di legno ricoperte da feltro e da un telo esterno bianco che assicura loro protezione da vento, pioggia e freddo. Posso assicurare che un giorno c’è stata una forte grandinata. Io ero ospite di un pastore nomade e all’interno della gher era come se fuori splendesse il sole. Gli inverni in Mongolia sono tra i più rigidi al mondo con temperature anche al di sotto dei 50 gradi centigradi per cui queste abitazioni, totalmente smontabili e trasportabili, hanno
grandi capacità di resistenza agli agenti atmosferici. Per quanto riguarda il cibo avevo portato da casa
cibo liofilizzato al quale bastava aggiungere dell’acqua bollente per ottenere un pasto accettabile. Poi parmigiano, (anche se di formaggio e latte, i pastori mongoli, mi hanno riempito fino ad averne la nausea) salamini in confezioni sottovuoto, frutta secca, miele, frutta disidratata, barrette ai cereali. Cibo che nonostante i 35°C di giorno e i – 5°C di notte si è conservato perfettamente. Forse ho addirittura esagerato con le quantità ma penso che sia sempre meglio averne un po' di più che un po' di meno.
Tanto mangiare, dopo che pedali per 8/10 ore al giorno, non è per me un problema anzi. In ogni caso la pianificazione, per quel che si riesce, è un elemento importante nella buona riuscita del viaggio. Più si riesce a sapere e conoscere e più si evita di portare materiale e viveri superflui. Io rimango anche convinto del fatto che pianificare troppo, quando non è indispensabile, toglie gusto all’esperienza che si va ad affrontare.
È sempre bello lasciare un pizzico di dubbio, che dia sapore all’avventura. Se no che avventura sarebbe se non c’è un minimo di esposizione all’ambiente. Ritengo però che le vere avventure siano ben altre. Questa per me rimane una bellissima esperienza ma non la paragono assolutamente ad un’avventura con la A maiuscola.
Per quanto riguarda
l’acqua la pompavo dai fiumi con un apposito
filtro in fibra di vetro che elimina germi e batteri ai quali il nostro corpo non è abituato. E in più avevo anche delle
pastiglie al cloro per disinfettare l’acqua. Oltre ai
vaccini contro l’epatite. Queste precauzioni sono un po' la prassi quando si viaggia in questi luoghi. Anche perché in caso di necessità non c’è il numero del pronto soccorso che manda l’ambulanza per recuperarti nel bel mezzo della steppa.
Che bici hai utilizzato e come l’hai equipaggiata?
La mia bicicletta era una
Cube Acid da 29” equipaggiata con due sacche stagne Ortlieb al posteriore da 40 litri l’una. Altre due sacche stagne da 20 litri. Una all’anteriore dove ho riposto il sacco a pelo per evitare che si bagnasse e una sul portapacchi posteriore con dentro il pochissimo vestiario che ho portato. Nelle sacche da 40 litri c’era il
materiale da campo con fornello a benzina che permette di bollire l’acqua velocemente anche a basse temperature. Il gas non è così performante al freddo e inoltre le bombolette si trovano solo nei centri urbani di grosse dimensioni. In ultimo occupano un sacco di spazio mentre io con mezzo litro di benzina ho fatto tranquillamente quindici giorni (poi dipende sempre da tanti fattori ma ci vorrebbe un articolo a parte solo per pregi e difetti dei vari sistemi). Nell’altra sacca da 40 litri c’erano i viveri. In ultimo avevo la mia tenda doppio telo 4 stagioni, materassino in materiale espanso e un kit per eventuali riparazioni alla bici.
C’è qualche accessorio che non avevi e che avresti voluto avere?
Penso di aver portato il minimo indispensabile per questo viaggio e devo dire che tutto quello che avevo l’ho utilizzato e mi è servito. In ogni caso col crescere dell’esperienza cerco sempre di essere il più
essenziale e leggero possibile per godere maggiormente nel piacere del pedalare. Non sono uno di quelli che guarda il grammo in più o in meno però mi piace avere un’idea di quello che effettivamente ha senso portare e ciò che invece servirebbe solo a rendere più faticosa una salita. Per cui faccio sempre un check-in accurato del mio materiale prima di ogni partenza.
Per un viaggio come il tuo è necessario avere una preparazione specifica?
Non penso sia necessario allenarsi per un viaggio così. Non si tratta di una prestazione sportiva, ma solo di
vivere e godere il più possibile della strada. L’ingrediente necessario è semplicemente la voglia, il desiderio e il piacere di scoprire giorno per giorno quello che la strada ha da regalare. “Solo” questo è già per me il più grande stimolo a percorrere strade difficili e impegnative come quelle che ho dovuto affrontare.
La resistenza e l’adattamento allo sforzo quotidiano si allenano sul posto col trascorrere dei giorni.
Quanto ti è costato il viaggio in media giornalmente?
Circa
15 euro al giorno per un totale di 28 giorni di cui però dieci passati nella capitale Ulan Bator dove, pur vivendo in maniera spartana, non mi son fatto mancare nulla. Ho visitato musei, assistito a spettacoli teatrali tipici, pranzato e cenato in ristoranti, dormito in una guesthouse pulita e accogliente.
Hai qualche consiglio da dare a chi volesse intraprendere un viaggio come il tuo... e soprattutto lo consiglieresti?
Il consiglio che darei è quello di evitare per quanto possibile le mete troppo gettonate che, ahimè, anche in Mongolia esistono. Cercare di entrare in contatto con la vera cultura mongola, fatta di pastorizia e vita nomade. Usare sempre tanta discrezione e rispetto per un popolo tanto diverso culturalmente dal nostro. Saper ascoltare i loro silenzi e il suono della voce, leggere gli sguardi.
Accettare le loro offerte e i loro doni con sorriso e umiltà. Vivere un’esperienza in Mongolia cercando di cancellare le abitudini agiate e i comportamenti affrettati che ripetiamo ormai quotidianamente.
Un nomade mongolo non vive con l’orologio al polso e l’ansia di fare. Per cui se vi fa piacere passare un po' di tempo nelle loro abitazioni, accettate l’invito e, anche se inizialmente vi sentirete un po' spaesati e increduli, godetevi il momento con la giusta calma e serenità perché è un’esperienza che vi trasmetterà tantissima umanità e generosità.
Quali sono le prossime avventure che ti aspettano in sella alla tua bici?
In sella alla bici per ora niente però ad aprile farò un viaggio a piedi sempre in autosufficienza di 250 km in Marocco nel Sahara Sud Occidentale. Questa volta però in compagnia di un amico. Questo è il mio sito internet dove pubblico alcune storie ed esperienze che nel corso degli anni ho vissuto. In questo ultimo viaggio, come per quello in Islanda, sono stato seguito dalla redazione di Gattinara-online.com sul cui sito veniva aggiornato il mio diario di viaggio con il resoconto delle giornate trascorse.
Un ringraziamento alla ditta di abbigliamento Galaxi mi ha fornito tutto l’abbigliamento necessario per quest’avventura.
Per seguire le prossime avventure di Roberto visita il suo sito web.
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