Valentina è partita quasi tre anni fa dal Vietnam per tornare a casa in bicicletta. Da quel giorno sono successe tante cose, ha attraversato un sacco di paesi, scalato passi di montagna, affrontato tempeste di sabbia e fatto centinaia di incontri. In questa intervista cercheremo di scoprire, attraverso le parole di Vale, l'essenza della sua avventura in bici in solitaria sulle strade del mondo...
Ciao Vale, ci racconti un po' chi sei e che viaggio hai appena terminato?
Ciao sono Valentina e vengo dal Trentino. Il mio viaggio in bici è finito il 20 settembre scorso: sono partita in bicicletta dal Vietnam con destinazione Italia, ma alla partenza non sapevo ancora attraverso quali paesi. L'idea era di tornare a casa in bici senza prendere aerei, insomma di non volare... e il percorso si è costruito strada facendo. Ho sempre avuto ben chiara la mia destinazione (sto parlando con quelli del #noplansjourney!!!), una meta specifica dove arrivare anche se era piuttosto lontana dal luogo in cui mi trovavo quando l'ho decisa.
Alla fine sono partita dal Vietnam e ho attraversato la Cina, Hong Kong, di nuovo la Cina, la Mongolia, la Russia, il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, l'Uzbekistan, il Turkmenistan, l'Iran, gli Emirati Arabi, l'Oman, gli Emirati Arabi e l'Iran ancora una volta, l'Armenia, la Georgia, la Bulgaria, la Romania, la Serbia, la Croazia, la Slovenia et voilà l'Italia.
In totale ho pedalato poco più di 25.000 km in 25 mesi.
Quale era, prima di questo viaggio, il tuo rapporto con la bici?
Il mio rapporto con la bici prima di questo viaggio era quasi nullo. Ho avuto una bicicletta negli anni 2007-2008 quando abitavo a Spinea e lavoravo a Mestre. Ogni giorno dovevo percorrere 10 km di strada da casa al lavoro e ho presto scoperto che impiegavo meno tempo in bicicletta piuttosto che in autobus, senza considerare poi tutti i disagi del viaggio sul torpedone: l'attesa, il fatto di stare sempre in piedi, il caldo allucinante, la gente che inizia a sudare... insomma mi sono accorta probabilmente in quel momento che la bicicletta è effettivamente un gran bel mezzo per spostarsi. Poi un giorno purtroppo me l'hanno rubata e non sono più riuscita a comprarne un'altra, così ho accantonato un po' la cosa.
Anni dopo, nel 2014, ho deciso di comprare una bici e fare il primo cicloviaggio. Avevo incontrato un cicloviaggiatore e lui ne era talmente entusiasta da sorprendermi. All'inizio ho pensato che fosse follia... lui stava attraversando la Nuova Zelanda che è lunga circa come l'Italia e io mai avrei potuto farlo, neppure sotto tortura...
E invece l'incontro con quel cicloviaggiatore francese mi aveva lasciato qualcosa e così ho deciso di provare. L'idea iniziale era quella di acquistare una bici a Singapore e poi pedalare fino a Bangkok da sola, poi invece ho acquistato la bici in Laos e ho pedalato fino a Bangkok che è sempre rimasta la destinazione... bello lasciarsi guidare dagli eventi! Prima di questa avventura avevo viaggiato due anni in furgone attraverso l'Australia e un anno in Nuova Zelanda e con la bici non avevo mai avuto molto a che fare...
Hai sempre vissuto tra le montagne e poi ne hai attraversate molte, quali sono quelle che ti hanno emozionato di più?
Vengo dal Trentino dove più o meno ho sempre vissuto tra le montagne... quelle che mi hanno emozionato di più sono quelle che ho attraversato con le mie gambe, con le mie forze sia in Trentino quando andavo a camminare, sia poi in bici. Sicuramente passare più giorni consecutivi in quota trasmette molto di più e per me è stato così sulle montagne del Pamir dove sono arrivata con le mie gambe, con la bici, spingendola spesso. Viaggiavo con una bici pesantissima, quando sono arrivata a Rovigo dal Nure pesava 54 chili e avevo alleggerito parecchio il bagaglio.
Comunque le montagne del Pamir sono quelle che mi hanno emozionato di più in assoluto, forse anche perché sono le vette più alte che abbia mai raggiunto, prima di allora sarò arrivata ai 2000 m o giù di lì, ben lontana dai 4655 m dell'Ak-Baital Pass. Tra quelle cime ho provato emozioni forti e una leggera frustrazione nel dover proseguire così lentamente, faticando, anche a causa dell'aria rarefatta: però che grande soddisfazione essere arrivata fin lassù con le mie gambe.
La bici, a differenza di altri mezzi, non ha filtri, barriere. Secondo te è un bene o un male quando si viaggia?
Può essere entrambe le cose. Fortunatamente la maggior parte delle volte è una cosa positiva nel senso che ti avvicini di più alla gente del posto, la gente è curiosa e ti parla. Tante volte ti offrono aiuto. In alcuni paesi ho avuto un pochino più di difficoltà... nel senso che questi approcci continui, da uomini in particolar modo, per me che viaggiavo da sola non sempre sono stati positivi.
Mentre viaggi sei esposta a tutto, al bene e al male, non hai nulla dietro cui ripararti e sei in balia degli eventi. Io parlo come donna che ha viaggiato da sola... ho ricevuto diverse molestie lungo la strada, ma per fortuna la maggior parte delle volte sono stati incontri positivi e piacevoli.
Domanda di rito... ti sono mai capitati episodi spiacevoli durante il viaggio?
Ho già un po' anticipato questa domanda... sì, sono capitati diversi episodi spiacevoli viaggiando da sola. Prima di partire ero preparata a questa possibilità, non dovrebbe essere così però purtroppo una donna che viaggia da sola può incappare in più rischi come le molestie. Appena partita mi sentivo molto forte su questo e pensavo che un insulto, un gesto scortese, l'occhiata più viscida o anche quello che ti segue in motorino... mi sarei lasciata scivolare addosso ogni cosa. Invece mi sono accorta che in certi momenti e in certi paesi non ne potevo più perché era un susseguirsi continuo di queste situazioni.
Per me i paesi peggiori sono stati la Mongolia, l'Iran e l'Oman... forse, se dovessi dare un ordine, metterei al primo posto la Mongolia, poi l'Oman e l'Iran al terzo posto in quanto a periocolosità e molestie.
In Mongolia ho avuto la peggio con un pastore che ha lanciato un sasso contro la tenda e la pietra ha perforato entrambi gli strati: sia la cover che la mosquito net andando a sbattere contro il cuscino del mio materasso, a pochi centimetri dalla mia testa. Da lì poi è andato tutto di male in peggio: tenda rotta, attrezzatura che stava cadendo a pezzi provata dalle durissime condizioni atmosferiche, soprattutto vento e tempesta di sabbia.
La cosa peggiore è avvenuta due giorni dopo questo episodio: un uomo è arrivato alla mia tenda in motocicletta nella notte, saranno state le 4, e ha iniziato a chiedermi "sex". Ovviamente in Mongolia le distese di nulla sono immense e li dov'ero non c'era neppure modo di ripararsi da sguardi indiscreti. Tra le altre cose in Mongolia all'inizio ho provato una sensazione bellissima nel vedere queste distese, mi sembrava di essere sola in mezzo alla natura e invece poi mi sono accorta che c'era sempre qualcuno che mi osservava. Questo è stato un bene e un male...
Tornando all'uomo della motocicletta, dopo la richiesta ha iniziato a masturbarsi fuori dalla mia tenda e io sono andata su tutte le furie: sono uscita, ho preso un sasso e... lui si è inginocchiato, mi ha chiesto scusa e dopo che l'ho preso a pugni è andato via. Ero davvero fuori di me in quel momento.
Poi quella sensazione di essere osservata sempre, come dicevo, un male ma anche un bene: nel momento in cui ho rotto il forcellino del cambio è spuntato dal nulla un uomo a cavallo e ho subito pensato: la salvezza! Ero a 50 km dalla prima cittadina ed è apparso quest'uomo che poi mi ha dato un passaggio alla cittadina, non a cavallo ma in camion, dove ho organizzato la spedizione del mio pezzo di ricambio. Non esiste una verità assoluta: può essere bene o male essere sempre osservati.
In un altro paese, l'Oman, è stato davvero pesante a livello psicologico. Avevo delle aspettative: pensavo di trovarmi nella nazione che viene proclamata tra le più sicure al mondo e purtroppo per me, per una donna da sola, non è stato così, non è assolutamente stato così. Un uomo mi ha aperto la tenda durante la notte chiedendo di poter dormire con me.
Io ho risposto se fosse scemo e che avrei chiamato la polizia. Fortunatamente sono ancora viva, non è successo nulla di così tanto brutto, ma di brutto sì. Ho dovuto ricorrere a tutte le mie energie per affrontare al meglio queste situazioni perché non era ammesso un crollo psicologico... certo ho pianto, non sapevo come andare avanti... ma dovevo andare avanti! Imperativo! Non c'era altro da fare e quindi sono andata avanti! Situazioni come questa, momenti davvero brutti sono state l'occasione per riscattarsi, per tirare fuori il meglio di me, per la sopravvivenza alla fine.
Ci racconti invece quello più piacevole (o uno tra quelli piacevoli)?
Ce ne sono stati tantissimi e penso per la maggior parte legati all'ospitalità delle persone. Durante un momento brutto brutto, durante una tempesta di sabbia, non riuscivo a piantare la tenda e qualcuno mi ha offerto ospitalità nella yurta. In quel momento sono stata investita da un senso di gratitudine immenso. Avevo ricevuto un aiuto incondizionato, spassionato, solo per il piacere di essere utile. Abbiamo molto da imparare da persone così...
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi, se ce ne sono, dell'essere donna quando si viaggia?
Un pochino credo di aver già risposto. Uno dei vantaggi potrebbe essere il fattore ospitalità: penso che la gente si senta molto più sicura a ospitare una ragazza da sola piuttosto che un ragazzo da solo o una coppia. Non che sia impossibile per un ragazzo, ma magari alcuni sono più riluttanti. Tante famiglie si sono prese cura di me come una sorella o una figlia. In tanti paesi dell'ex Unione Sovietica, ma anche in Iran, si usa chiamare sorella anche una sconosciuta come ero io... è una cosa bellissima e mi sono sentita come a casa.
Svantaggi: ovviamente tutte le molestie, il fatto poi di viaggiare in paesi che hanno culture diverse dalla nostra dove una donna a una certa età dovrebbe essere sposata o altrimenti è una poco di buono o comunque anche una ragazza più giovane di me non dovrebbe andare in giro da sola.. ecco si creano delle situazioni poco piacevoli. Si percepisce fortemente il disprezzo di certe persone nel vedere una donna che viaggia da sola.
Qual è il tuo rapporto con i familiari e gli amici a casa?
Quando sei in viaggio per così tanto tempo si perdono un pochino i contatti con le amicizie più strette. Le nuove amicizie per me sono virate un pochino più su altri cicloviaggiatori e comunque in quel momento avevo molto più da condividere con qualcuno magari conosciuto per strada o con altri cicloviaggiatori incrociati rispetto a fare le chiacchierate di prima con le amiche. Una volta tornata a casa però è stato bello: le mie amiche erano ancora lì e le ho riviste tutte con immenso piacere e sono convinta che abbiano capito molto di quello che ho provato durante questo viaggio, delle motivazioni che mi hanno spinta a farlo.
Con la famiglia, parlando in modo diplomatico, diciamo che non ho un rapporto molto forte. Ci vado d'accordo ma niente di che... siamo ben lontani da quella famiglia che si chiama 4 volte al giorno per sapere come si sta. Abbiamo vissuto tutti bene l'esperienza. Mia mamma una volta che ha capito cosa stavo facendo - perché all'inizio ci ha messo un po' - si è dimostrata molto orgogliosa di me.
Tu viaggi da sola. Per scelta o "necessità"? Quali sono secondo te pregi e difetti di un viaggio in solitaria?
Viaggio da sola per scelta, decisamente. Questa cosa è iniziata già dal viaggio in Nuova Zelanda che mi era stato proposto da un'amica, ma che si continuava a rimandare. Ho fatto un paio di stagioni lavorative attendendo la partenza e poi ho pensato che aspettando gli altri non sarei più partita e quindi ho deciso di andare in Nuova Zelanda da sola.
In questo grande viaggio in bici su 25.000 km, circa 5000 li ho fatti in compagnia. Diciamo però che ho quasi sempre preferito viaggiare da sola perché quando si va in bici subentrano molte decisioni in ogni momento: al bivio destra o sinistra? se andiamo di là ci sarà montagna, se scegliamo di proseguire dritti incontreremo una strada trafficata? Non sempre è facile accordarsi sulla strada da prendere, raramente ci si mette d'accordo sugli orari in cui mangiare, su quando fare i propri bisogni e insomma esiste tutta una questione di ritmi da tenere in considerazione.
Anche la decisione del posto dove campeggiare: uno magari vuole andare più lontano, l'altro magari alle 3 di pomeriggio vuole già fermarsi. Uno pedala più veloce, uno più lentamente. Mi è capitato di viaggiare con gente che pedalava molto più velocemente di me, ma anche più lentamente e non è piacevole né aspettare né essere aspettati... magari fa freddo, magari pioviggina e fermarsi per 20 minuti sotto l'acqua, senza riparo per aspettare la persona che è dietro non è facile. E poi sono convinta che viaggiando da sola molte più porte si aprano, molti più incontri siano reali. Da parte tua sei molto più disponibile verso la famiglia che ti ospita, magari se viaggi in due e la famiglia che ti accoglie non parla inglese tendi a isolarti di più, piuttosto che essere completamente in balia della famiglia cercando magari di sforzarti per capire quello che accade intorno a te. Da soli si trova anche più facilmente ospitalità attraverso warmshowers o da famiglie sulla strada.
Difetti: in quanto a sicurezza si rimane un pochino più esposti, ma è anche vero che quando ho viaggiato accompagnata da un'altra persona mi sono ritrovata con una soglia di attenzione più bassa, quindi anche una buca per strada diventava pericolosa, ho provato a finirci dentro come una patata lessa. Mentre viaggiavo da sola invece avevo i sensi più attivi. Con l'altra persona tendevo un pochino a demandare la mia sicurezza.
Un lato positivo del viaggiare in compagnia è quello di condividere le stesse esperienze con qualcuno... nonostante questo però ho notato che quando ero in compagnia la mia visione di quello che avevo intorno diventava meno romantica e più superficiale. Da sola riuscivo ad andare più in profondità nelle sensazioni e nel viaggio.
Ora sei in Italia... Quali sono i piani futuri?
Dopo aver pedalato attraverso l'Italia, mi sembrava un bellissimo modo per concludere il viaggio, ho iniziato a scrivere un libro e intanto faccio house-sitting. Nel mio caso specifico questa persona, proprietario di una seconda casa che non usa d'inverno, un loft bellissimo con tanto verde intorno, piuttosto che lasciare la casa abbandonata ha preferito farla abitare da qualcuno che potesse vincere la battaglia contro il tarlo. Io praticamente sono qui in veste di sterminatrice di tarli.
Il proprietario è una persona adorabile e disponibilissima, non ci siamo mai incontrati di persona ma ci sentiamo regolarmente. Anche lui è appassionato di viaggi e letture e la sua casa è strapiena di libri che vorrei leggere.
Da quando sono qui sto scrivendo il mio libro e mi sono un po' sbrogliata dalla situazione iniziale, quella di mettere insieme le idee con una scaletta, e mi sento felice. In questo luogo sono riuscita a trovare quella solitudine che ho cercato durante tutto il viaggio ma che non sono mai riuscita a trovare. Ora mi ritrovo qui in mezzo al verde e mi sto coccolando, sperando di riuscire a pubblicare il libro questa primavera!
Il prossimo progetto di viaggio dopo il libro... sarebbe un working holiday in Canada, ma ora come ora sono ancora in alto mare con i documenti e tutto. L'idea è quella di portare la bici con me e pedalare fino alla Patagonia. Tutto è in gioco però, accetterò strade diverse se questa non dovesse andare in porto per qualche motivo...
Foto di: Valentina Brunet, Jeremy John e Koen van Huut
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