Capo Nord, Santiago, i Balcani. Mete da sognatori, mete da cicloviaggiatori. Paolo Pattoneri ha aperto il cassetto dei sogni per realizzarne alcuni e ha percorso migliaia di chilometri in sella alla sua bici. Abbiamo fatto qualche domanda a Paolo, per capire da dove nasce la passione per i viaggi in bici e capire meglio l'indole che ha portato questo borgotarese D.O.C. ad esplorare il mondo partendo sempre da casa.
1) Ciao Paolo, ci racconti come è iniziata la tua esperienza di cicloviaggiatore?
E’ nato tutto per caso, con 150.000 mila lire ho comprato da un collega una bici da corsa usata, ho cominciato a pedalare nelle mie zone dell’Appennino parmense, pian piano ho capito le potenzialità del mezzo che unito alla mia curiosità di scoprire ha dato vita a questa passione.
2) Secondo noi i viaggi in bici che partono da casa hanno un gusto più intenso. I tuoi lo fanno sempre. Qual è la motivazione dietro questa scelta?
Sono sempre partito dal mio paese (Borgo val di Taro) per dare un senso di completezza ai viaggi ma per motivi di tempo non ho mai potuto far ritorno in bici. Spero in futuro di poterlo fare.
3) Una domanda banale. Qual è il viaggio che ricordi con più affetto e perché? E quello meno affascinante?
Sinceramente ad ogni viaggio ho provato grandi emozioni e portato a casa ricordi bellissimi. Direi che ogni esperienza mi ha gratificato sia dalla bellezza dei luoghi attraversati che dai contatti umani positivi che un cicloviaggiatore suscita nelle persone. Da Roma a Capo Nord, da San Giovanni Rotondo a Lisbona tanti chilometri tante emozioni.
4) Viaggi sempre da solo? Se sì, perché?
A parte la prima esperienza a Roma ho sempre viaggiato da solo per scelta. Trovo che si assapori meglio l’avventura e si affini la conoscenza di se stessi. Il cavarsela da soli in situazioni particolari come dover scegliere una via invece di un’altra oppure saper selezionare le indicazioni date dalle persone portano ad aumentare la convinzione dei propri mezzi.
5) Come ti definiresti? Cicloviaggiatore, cicloturista, cicloesploratore?
Senza esitazione nel mio piccolo rispondo cicloesploratore. Ho sempre amato l’avventura e scoprire in prima persona i luoghi e gli atteggiamenti delle persone di paesi e culture diverse. Con le due ruote a pedali ho raggiunto questo obiettivo.
6) Il tuo sogno, come si legge sul tuo blog, è seguire la Transiberiana: c’è un motivo particolare dietro questa scelta?
Attraversare il più grande paese del mondo con molte etnie tutte da scoprire seguendo un’opera ciclopica come la Transiberiana penso sia un’esperienza fantastica, da sogno appunto (per ora).
7) Nel tuo ultimo viaggio hai “pedalato con Thomas”. Ci racconti la sua storia?
Thomas è un bambino di tre anni affetto da “Sindrome di Menkes” una malattia rara che fin dalla nascita non permette all’organismo l’assorbimento del rame. Fondamentale per lo sviluppo celebrale e muscolo scheletrico. Non esiste cura al momento per Thomas e altri bambini. Sapendo che i cicloviaggi con l’aiuto di internet sono molto seguiti dal pubblico della rete ho voluto dar voce a Thomas e alla sua famiglia.
“Pedalando con Thomas” ha dato modo di far conoscere un pò di più questa “Sindrome di Menkes”.
8) Preferisci viaggiare leggero e lasciare a casa tutto il superfluo o avere un bagaglio più completo ma pesante?
Mi organizzo in base all’esperienza che devo affrontare, Capo Nord non è come andare a Roma e il Cammino di Santiago non sono i Balcani. Quindi a volte sono per la tenda e il sacco a pelo mentre altre volte no. Di sicuro faccio tesoro delle esperienze di altri cicloviaggiatori.
9) Se dovessi consigliare di viaggiare in bici a chi non lo ha mai provato, cosa gli diresti per convincerlo?
Vedere il mondo a 20 all’ora è bellissimo, bivaccare su una spiaggia è bellissimo, trovare tanti nuovi amici è bellissimo, raccontare la propria storia è bellissimo.
10) Se lo hai già programmato, quale sarà il tuo prossimo cicloviaggio?
Per ora sogno ed è già un bel cicloviaggiare
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