
Sangioss
Ormai 60enne, acciaccato, ex alpinista, escursionista, cicloamatore da strada e da montagna, cicloturista e cicloviaggiatore. Assieme alla mia compagna Susanna, lavoro permettendo, passiamo parecchio tempo sui pedali e altrettanto a progettare escursioni e viaggi, a volte su percorsi classici e assai noti e altre volte improvvisando itinerari su strade secondarie poco conosciute. Spesso mi chiedo perchè lo faccio...e spesso mi rispondo semplicemente: perchè no!?
Alzi la mano chi sa qualcosa del Molise oltre che ha due province soltanto…mmm…quali?! Ah si, Campobasso e Isernia! Ecco, anche Susanna e io facevamo parte della stragrande maggioranza che ignoravano del tutto questa regione fantasma. Quando dicono che non c’è, m’immagino come sull’Isola Che Non C’è cantata da Edoardo Bennato, un luogo fantastico dove tutto è possibile e i sogni si avverano. Proprio per questo abbiamo pensato di prendere la “seconda stella a destra” e andare per conoscere meglio il Molise in bici, lentamente.
È febbraio e fa freddino. Le previsioni sembrano non essere il massimo, ma d’altra parte tutto l’inverno non è mai il massimo per andare in bicicletta. Gli ultimi mesi sono stati pesanti e stressanti e c’è l’urgenza di una pausa rigenerante. Poi c’è San Valentino, perché non festeggiarlo sui pedali?
Alle volte non basta soltanto aver voglia di pedalare ma bisogna anche avere una meta ben precisa, una motivazione più profonda, una curiosità da soddisfare o un sogno da realizzare. A volte servono tutte le cose assieme: il 43 parallelo nord questa volta è stata la nostra risposta.
Delle Dolomiti si sa pressoché tutto. Sono forse le montagne più famose al mondo, ma sono anche impervie e ripide da pedalare con le biciclette. Non a caso le tappe più spettacolari e dure del Giro d’Italia si svolgono sui passi di questi gruppi montuosi. Per il cicloamatore / turista c’è una alternativa più modesta, ma altrettanto affascinante, che permette di “circumnavigare” le Dolomiti in bicicletta ammirandone la bellezza e maestosità, anche se da un po’ più lontano.
A circa 20 chilometri da Gorizia, in territorio sloveno, si erge un altopiano carsico fittamente ricoperto da boschi e foreste: la Selva di Tarnova o Trnovski Gozd in sloveno. La quota media si stabilizza circa sui 1000 metri e, nonostante la vicinanza al mare, l’ambiente è tipicamente montano, con cime che sfiorano i 1500 metri che si alternano a profonde doline, le tipiche depressioni carsiche. La quasi continua copertura boschiva lascia spazio a poche e limitate radure e punti panoramici ed è percorsa da molte strade sterrate, generalmente ben pedalabili, e tortuosi sentieri.
L’AIDA è una ciclovia relativamente recente che parte dal Moncenisio, al confine con la Francia, e termina a Trieste, al confine con la Slovenia. Segue prevalentemente piste ciclabili già esistenti e stradine a basso traffico collegando tutte le maggiori città del Nord Italia e promuovendo la mobilità ciclistica non solo per piacere, ma intesa anche come spostamento quotidiano. Tutto, o quasi, quello che c’è da sapere sull’AIDA si trova sul sito dedicato e sull’app apposita per smartphone, ma…
Il Covid-19 serpeggia ancora in Europa e i nostri progetti iniziali vengono per il momento prudentemente accantonati. Fa caldo e abbiamo voglia sia di mare cristallino che del fresco della montagna. La risposta è l’Isola d’Elba in MTB. Una veloce ricerca e abbiamo già accumulato idee e itinerari a sufficienza...
La ciclovia Adriatica è un progetto risalente a qualche anno fa che dovrebbe collegare Trieste, in Friuli Venezia Giulia, a Leuca in Puglia, raccordando tra loro ciclovie e piste ciclabili esistenti e strade secondarie che si snodano lungo la costa adriatica per circa 1500 km. Dico dovrebbe perché ancora non è stato completato. Ogni anno si aggiungono nuovi chilometri di piste ciclabili incrementando il percorso su sede propria e diminuendo le deviazioni sulla fastidiosa e trafficata SS16, ma rimane ancora molto, molto lavoro da fare, anche per quanto riguarda la segnaletica, quasi del tutto inesistente.
Le Alpi liguri in MTB hanno un fascino particolare. Dal confine con la Francia fino al fiume Magra questo arco aspro e sconosciuto non può mai chiamarsi completamente “montagne” se confrontato con i colossi alpini non troppo distanti, ma non sono nemmeno dolci colline addomesticate. L’orografia delle Alpi Liguri è molto complessa, fatta di profondi e selvaggi valloni incassati tra ripide creste erbose, sferzate dai venti in ogni direzione. Il profumo del mare si fonde e confonde con quello frizzante delle alte quote e i panorami a volte spaziano a 360 gradi e a volte sono imprigionati tra immense distese di boschi...
I confini nazionali e regionali sono ancora chiusi a causa del coronavirus ma la voglia di muoverci, partire e scappare è tanta. Che fare? Cartine alla mano e vecchi progetti presto prendono forma ed ecco che si materializza questo anello del Friuli Venezia Giulia che rimane rigorosamente (quasi) nei confini regionali.
Racchiuso tra l'alto Adriatico, i fiumi Tagliamento e Livenza, le prealpi Carniche e Giulie e il confine con la Slovenia, utilizzando piste ciclabili, ciclovie e stradine secondarie, questo percorso circolare permette di godere di alcune peculiarità della pianura friulana altrimenti ingiustamente trascurate.