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Viaggio in bici in Tunisia: intervista a Paolo Colombo

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Un viaggio in bici in Tunisia è una di quelle esperienze che non abbiamo ancora avuto la fortuna di provare ed è per questo che ci ha fatto molto piacere ascoltare quello che Paolo Colombo ci ha raccontato sul suo cicloviaggio in solitaria attraverso le zone meno turistiche della Tunisia in un periodo, tra l'altro, piuttosto turbolento per tutto il nord africa. Ecco le sensazioni e le esperienze di Paolo, già pronto ad un'altra avventura al caldo...
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Ciao Paolo, sappiamo che sei un amante dei viaggi e dell'outdoor... proprio come noi. Dove sono nate queste passioni?

 
Non è facile rispondere a questa domanda, non è chiaro neanche a me il motivo vero. Se dovessi dare una risposta direi che viaggiare è un'esigenza che mi viene da dentro. Sto imparando ad ascoltarmi e in me c'è questa voglia di scoprire, di pormi umile di fronte alla natura, di imparare e di ascoltare. Viaggiare e l’outdoor sono cose meravigliose, tramite i nostri sensi acquisiamo tante informazioni che per noi sono positive e che vorremmo ricordare per sempre, così siamo obbligati a far posto nella nostra testa liberandola inevitabilmente dalle cose negative che ci opprimono, forse è per questo che è nata in me questa passione... perchè è terapeutica.
 

La prima cosa che mi viene da chiederti è: c'è un motivo particolare per cui hai scelto la Tunisia come meta per il tuo cicloviaggio?

 
Un motivo vero e proprio non c'è, diciamo che è un'insieme di più fattori. La voglia di immergermi nella cultura islamica, di mettere in gioco certe sicurezze e convinzioni, di andare in un posto non molto lontano da casa, con una popolazione povera economicamente e il non voler essere raggiungibile da ciò che a noi sembra dare sicurezza. Aggiungo anche un pizzico di sfida personale dopo un periodaccio.
 

Ci racconti un po' il tuo percorso?

 
Dopo essere atterrato a Tunisi la notte del 3 Marzo 2012 e aver dormito in hotel, il giorno successivo ho preso un taxi (furgoncino) per lunghe distanze per raggiungere Elkef. La prima parte del mio viaggio in bici si è sviluppato nella regione del Tell lungo la dorsale del confine algerino, direzione sud fino a raggiungere il grande lago salato. In questa zona non c'è assolutamente nulla di affascinante, turisticamente parlando, ma l'ho scelta proprio per l'anonimato, la desolazione e la solitudine. Per 4 giorni non ho visto un turista nemmeno in jeep ed i momenti di apprensione non sono mancati. Una volta raggiunto e attraversato il "Chott El Jerid" è iniziata la seconda parte del viaggio. Si iniziavano a vedere i primi turisti e con loro anche un pochino di benessere. L'idea era addentrarmi un pò nel deserto per sfiorare il suo silenzio spostandomi verso l'Algeria, ma il gran freddo, la gran quantità di acqua rovesciata dal cielo, la chiusura di ogni tipo di alloggio e la difficoltà a reperire il cibo (non ero riuscito a recuperare una bombola per cucinarmi qualcosa di caldo), mi hanno fatto desistire, così ho deciso di ritornare indietro e propendere per un po' di relax a Douz, alle porte del Sahara, dove ho avuto un contatto più ravvicinato con i tunisini. La parte finale del mio percorso l'ho fatta spostandomi verso il mare, ad est. Le colline di Matmata e la piana verso Gabes hanno concluso la mia pedalata. Raggiunta di nuovo Tunisi in taxi ho dedicato l'ultimo giorno a visitare la città.
 
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Solitamente in un viaggio in bici ciò che resta più impresso è l'atteggiamento della gente: in Tunisia com'è stato per te?

 
A volte ci hanno provato a capire se potevano trarre vantaggio dal conoscermi. Mi hanno chiesto numerose volte se fossi americano e quale religione praticassi, quanto costasse la mia bici e ogni bambino che ho incontrato mi ha teso una mano accontentandosi anche di una sigaretta. In definitiva l'atteggiamento della popolazione tunisina è stato di grande rispetto. Mi hanno rispettato in tutto e per tutto, spesso mi hanno aiutato (addirittura regalato soldi perchè non ne avevo) e supportato per questo sono stati 10 giorni in cui mi sono sentito veramente libero. In molta gente incontrata, dai militari ai venditori, ai "poco di buono", ha fatto scalpore che fossi in giro da solo in zone per niente tranquille e il fatto che io non avessi un'evidente paura della situazione mi ha aiutato a gestire qualche momento poco felice, come il coprifuoco notturno in un paio di città.
 

Il tuo è stato un viaggio relativamente breve... mai sognato di affrontare un percorso più lungo in sella alla bici?

 
Per il momento preferisco fare viaggi brevi e con pochi chilometri piuttosto che progetti molto più grandi e di maggiori distanze per vari motivi: problemi fisici con cui devo quotidianamente convivere, un'occupazione "stabile" che non mi permette lunghe assenze, il fatto che troppi giorni in sella mi annoiano e sicuramente il non avere una completa consapevolezza nei propri mezzi... bisogna crescere. Certo, il sogno c'è sempre, e il cassetto in cui l'ho messo non è chiuso a chiave, per ora una settimana o due riescono a riempirmi l'anima di tutto ciò che cerco.
 

Hai viaggiato in solitaria... secondo te quali sono i pro e i contro di questo tipo di viaggio?

 
Dalle mie piccole esperienze posso dire che viaggiare in solitaria vuol dire appellarsi unicamente alle proprie forze fisiche e psichiche e questo aspetto rende le cose più difficili, perchè inconsapevolmente nella nostra testa facciamo più fatica spendendo inevitabilmente più energia, però si hanno anche più soddisfazioni e si ricevono più input dal viaggio. Da soli si è più invogliati e, in qualche modo, obbligati a comunicare con la gente del posto, a parlare come loro, a sviluppare di più gli altri metodi di comunicazione cui la vita frenetica fa lentamente perdere d'importanza. Offrire un caffè, mettere una mano su una spalla, fare un occhiolino, dire grazie con la mano sul cuore, sono gesti forti che permettono al viaggiatore di sentirsi in famiglia.
E spesso mi hanno fatto sentire più in compagnia di quando sono a casa davanti ad una chat con centinaia di persone.
 

Immagino che tu stia progettando già il prossimo viaggio in bici... hai qualche anticipazione da darci?

 
Premetto che solitamente tendo, forse per scaramanzia, a non svelare la mia meta e che nonostante manchino solo 60 giorni, non ho ancora acquistato il biglietto! Ma vi dò un indizio dicendo che il caldo, la rinomata accoglienza calorosa, le spiagge bianche, l'acqua cristallina e il fascino caraibico hanno preso il sopravvento su ogni cosa.
 

So che fai parte dell'associazione il cicloviaggiatore... ci racconti un po' cosa fate e qual è lo scopo dell'associazione?

 
Sì, io sono socio dell'AIIC che ha il semplice scopo di riunire persone che amano viaggiare in bicicletta, facendolo in autonomia senza mezzi d'appoggio. Il cuore dell'associazione è il forum nel quale vengono offerte e condivise informazioni utili e consigli a chi viaggia o lo vorrebbe fare. Non è ammesso alcun tipo di pubblicità, non ci sono scopi di lucro e non si organizzano viaggi. Viviamo di autosovvenzionamento e il risultato è una community che all'apparenza può sembrare fredda ma è fatta di preziosi consigli, cene, ospitalità, incontri. Si fanno anche dei "minicicloraduni", ossia delle biciclettate di un paio di giorni che hanno lo scopo di permettere lo scambio di due chiacchere dal vivo e di passare due giorni in compagnia; eventi, questi, che molto spesso creano amicizie anche fuori dal contesto del viaggio in bicicletta.
Adoro la compagnia e lo stare in gruppo, sebbene cerchi spesso situazioni solitarie e non digerisca molto regole o restrizioni, partecipo comunque al raduno nazionale annuale ed a qualche evento organizzato come una semplice pizzata oppure una biciclettata di gruppo perchè trovo che sia comunque una bella realtà e l'associazione mi permette di conoscere gente straordinaria.
 
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Vuoi aggiungere qualcosa che non ti abbiamo chiesto?

 
Io sono un cicloturista "giovane", mi sono avvicinato al viaggio lento da pochi anni e sto considerando anche di rallentarlo ulteriormente... sono contento di rispondere a queste vostre domande e mi piacerebbe aggiungere una riflessione: qualche mese fa ho avuto l'onore di conoscere un cicloviaggiatore di 75 anni che ha passato una vita in giro per il mondo, parlando con lui di culture, religioni, fede, motivazioni e aneddoti vari. In riferimento alle nostre mete da raggiungere mi disse guardandomi negli occhi: "Paolo ricordati che i cerchi non vanno mai chiusi..."
 
Grazie mille Paolo per queste bellissime riflessioni... leggendo queste risposte mi è subito venuta in mente una frase di Fernando Pessoa con cui vorrei chiudere: "La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo"
 
 
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Leo

ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.

EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.