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Israele, le vie del Signore sono finite - seconda parte (il Millino)

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Lunedì 28 giugno 2010 – gg 258
Masada. Comodamente raggiungibile in un'ora e mezza, con un autobus dal terminal principale, risulta poi essere un cumulo enorme di sassi al sole collegati al resto del mondo da una funivia. Nonostante il significato storico e il contesto naturalistico notevole, a noi non trasmette moltissimo e dopo una breve visita decidiamo di tornare alla meravigliosa Gerusalemme vero cuore pulsante del paese.
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Rientrati finalmente nella città vecchia, ci accorgiamo che si è già fatta una certa ora e decidiamo pertanto di andare a riposarci su di una terrazza che si affaccia verso il Muro del Pianto. Stiamo godendo tranquillamente degli ultimi raggi di sole quando Sabri mi chiede cortesemente di grattarle una spalla. Qualcuno borbotta dietro di noi, io nemmeno ci faccio caso. Il tono di voce si alza, un uomo di colore si avvicina; in bella mostra all'occhiello della giacca una spilla con la scritta: “Jesus love you” ma se Gesù mi ama perché tu mi devi rompere le scatole? Cerco, a quel punto, di capire cosa mi stia dicendo. -“Facendo sesso in pubblico voi profanate questo luogo sacro.” Sesso?... Ha detto sesso? Ma se le sto grattando una scapola!!! E poi quale luogo sacro? il Muro Orientale da qui quasi non si vede! Inizia una discussione piuttosto concitata e a calmare gli animi è incredibilmente un ragazzo ebreo, che intervenendo prende le nostri parti. Egli, rassicurando il nostro interlocutore, gli garantisce che con il nostro comportamento non abbiamo profanato nulla, e comunque lenire il prurito altrui non è vietato dalla Torah.
 
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Martedì 29 giugno 2010 – gg 259

 
I musulmani sostengono che sulla pietra al centro del Duomo della Roccia, Maometto sia giunto al termine di un miracoloso viaggio notturno per ascendere poi al cielo pur rimanendo vivo, ed Abramo sarebbe stato sul punto di sacrificare il figlio Ismaele prima di essere fermato da Dio. Insomma, qui sarebbero successe un sacco di cose importanti, peccato che l'interno della moschea non sia visitabile; noi infedeli possiamo accedere soltanto al cortile esterno tramite un unico ingresso posizionato sul lato destro del Muro del Pianto mentre dagli altri sei è possibile solo uscire. Il luogo, oltre che storicamente rilevante è anche di una bellezza mozzafiato; la pianta ottagonale della Moschea è un capolavoro del genio umano ed uno dei suoi tesori architettonici meglio conservati. La cupola d'oro che la sormonta si eleva per 20 metri al di sopra della piazzale e la sua sommità dovrebbe essere il punto più alto della città vecchia. Purtroppo nei momenti in cui è possibile visitare la spianata delle moschee questa risulta essere semideserta. I fedeli che normalmente la affollano tendono a non venire nelle fasce orarie dedicate ai turisti, (martedì dalle 16 alle 18 e giovedì dalle 8.30 alle 12) di conseguenza qui non conosciamo né parliamo con nessuno. Notiamo soltanto la costante presenza della polizia israeliana sia all'interno del piazzale che a presidiare ogni uscita. Le vie d'accesso alla moschea per la maggior parte non sono ben indicate, più di una volta ci è capitato di infilarci in una viuzza che avrebbe portato al suo interno e di essere fermati dai poliziotti. Devo dire che in tutti i casi questi ragazzi sono stati molto gentili ed hanno avuto sempre modi molto garbati. È capitato più di una volta che ci si fermasse a scambiare due parole. In Israele il servizio militare è obbligatorio sia per i ragazzi che per le ragazze, i primi devono prestare servizio per tre anni consecutivi, le seconde per due. Questo è il prezzo che devono pagare i giovani figli di Israele per la loro patria. Non è dunque difficile immaginare perché questi ragazzi, al termine del servizio di leva, abbiano l’abitudine di prendersi un anno di pausa e viaggiare attraverso l’Asia o il Sud America; ed è anche probabilmente il motivo per il quale normalmente siano tra i più casinisti, sfattoni, trasandati, cannaioli e disperati che si possano incontrare. Anch'io al loro posto, dopo tre anni passati a ricevere ordini, avrei voglia di lasciarmi andare un po’. Ma che strano però, durante gli ultimi sette mesi trascorsi in Asia, abbiamo incontrato numerosi giovani israeliani ‘laici moderati’ mentre di ortodossi nemmeno l'ombra. Veniamo sapere che, guarda caso, per questi ultimi non è obbligatorio il servizio di leva, anzi sono dispensati dal farlo. Ma come? Proprio loro che hanno fortemente voluto lo Stato d'Israele non sono tenuti combattere per la patria!? Oltretutto ci viene riferito che gli ebrei ortodossi, a prescindere dal gruppo o dalla setta di appartenenza, non solo, non sono tenuti a fare il servizio militare, ma non sono neppure tenuti a lavorare. Ad essi viene riconosciuta dallo Stato una pensione che aumenta a seconda del numero dei figli (ecco perché hanno sempre famiglie così numerose) e quando i figli compiranno il 18º anno di età anch'essi, a loro volta percepiranno un vitalizio che, come quello dei genitori, aumenterà man mano aumenterà la prole. La notizia ci coglie impreparati, cerchiamo conferme tra i militari che tra una perquisizione e l’altra trovano sempre il tempo di fare due chiacchiere da bar. La questione è semplice: chi ve lo fa fare di farvi il c**o sotto le armi e lavorare fino alla pensione mentre quelli vivono di rendita? Perché, voi moderati non eliminate questa combriccola di ‘mangia pane a tradimento’? Il tasto è dolente, la domanda scalda gli animi, qualcuno interrompe bruscamente la conversazione intrapresa precedentemente, altri non rispondono o rimangono vaghi. Tra le risposte, oltre all’ovvio amore per la patria, ne spunta una, che seppur logica, per quanto mi riguarda non trova nessun riscontro con la realtà ufficiale quindi mi limito a riportarla e basta. Pare che la democrazia in Israele in realtà non sia poi così democratica… sarebbe indispensabile una leadership degli ortodossi per contare sull'appoggio degli Stati Uniti (e delle sue lobbies filo ebraiche) poiché senza quest’ultimo probabilmente tutta la nazione verrebbe spazzata via dai numerosi nemici.
 
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Mercoledì 30 giugno 2010 – gg 260

 
Betlemme, Basilica della Natività*. In questo villaggio sarebbe nato Gesù, qui sarebbero arrivati i Re Magi con oro, incenso e mirra e in questo cielo la stella cometa si sarebbe fermata per indicare loro la strada. Insomma, ci sarebbero tutti i presupposti per fare in modo che la gente viva felice in un clima di speranza, serenità ed amore. invece, guarda un po', neanche a farlo apposta, non è così!! La Situazione non è molto diversa da quella in cui convivono le varie denominazioni cristiane all'interno del Santo Sepolcro. La struttura è composta dalla basilica, da una cripta e da una chiesa con un chiostro annesso nel quale fanno mostra di sé due gracili e scheletrici ulivi. Ai lati della abside della basilica vi sono due scale che scendono fino alla cripta sottostante, ovvero la Grotta della Natività. Al momento del nostro arrivo la Chiesa Apostolica Armena sta celebrando una cerimonia al suo interno e dobbiamo attendere. Entro l'orario imprescindibilmente scandito dal suono di una campanella tutti i religiosi si ritirano portandosi via un quadro e pulendo con uno scopino il pavimento dietro i loro passi. È il turno della Chiesa Greco Ortodossa: subito dopo il passaggio del piccolo corteo un frate francescano ci fa segno di scendere. Immobili assistiamo allo svolgersi della funzione religiosa che comunque risulta essere piuttosto breve. Un nuovo rintocco della campanella fa sì che gli alti prelati incoronati ed addobbati come monarchi medievali corrano via rapidamente, cosicché finalmente abbiamo l'occasione di ispezionare la stanzetta per qualche minuto. Le pareti sono ricoperte da pesanti drappi e da numerose immagini sacre; in un angolo, una piccola nicchia alla quota del pavimento rivestita in marmo presenta nella parte inferiore un foro circolare incorniciato da una stella d'argento. Ecco uno dei luoghi più sacri per il cristianesimo e non nascondo una certa emozione nel trovarmici di fronte. Come nostro solito, non ci accontentiamo di visitare il sito ma facciamo anche un giretto nei dintorni, si sa mai che si veda qualcosa di interessante. Il primo incontro lo facciamo all'uscita della ‘Grotta del latte’, (situata nella strada che costeggia il lato sud della basilica) in un negozietto dove ci fermiamo a comprare una bottiglia d'acqua. Un ragazzo arabo di fede cristiana, parlando del più e del meno, ci racconta della difficile situazione vissuta nel 2001 durante la seconda intifada, quando Betlemme divenne oggetto di una pesante offensiva da parte delle Forze di Difesa Israeliane. Ai tempi lui era ancora un bambino e non si rendeva conto esattamente di cosa stesse succedendo, ma si ricorda che la Basilica fu assediata per più di un mese dall'esercito ed, a causa della continua presenza dei militari, la sua ed altre famiglie furono costrette ad abbandonare le proprie case. Fortunatamente da allora la situazione è migliorata ma gli israeliani hanno costruito il ‘muro’. Ma si va beh, il ‘muro’. Non vogliamo addentrarci con lui in un discorso senza fine, tanto si sa che ce l'hanno a morte con gli israeliani e cerchiamo solo di fargli comprendere che la realizzazione del ‘muro’ è nata come reazione agli atti di terrorismo. Nella sua versione dei fatti, né i terroristi, né i crimini da loro commessi, vengono mai presi in considerazione, ma almeno ammette che la guerra non è la soluzione dei problemi. (Mi permetto di aggiungere che dall’edificazione del muro c’è stato un calo degli attentati suicidi dell'80%).
 
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Lo salutiamo e ci rechiamo al mercato, i palestinesi ci accolgono molto gentilmente, ci salutano, si fermano a parlare con noi, un signore insiste perfino per farci vedere casa sua, ma la questione del ‘muro’ tiene sempre banco. Possibile che si lamentino così tanto? Non sarà un un ‘muro’ a fare tutta sta differenza, per esempio noi venendo qui da Gerusalemme non l’abbiamo neanche visto**. E poi, il muro sta sulla linea verde, sono sessant'anni che c'è la linea verde… è più vecchia di quella della metro di Milano. Comunque, visto che insistono così tanto, prima di andarcene decidiamo di andarlo a vedere di persona. Appena arriviamo in prossimità della struttura rimaniamo impressionati, avevamo decisamente sottovalutato la portata della cosa… la sensazione è proprio quella di essere in un carcere di massima sicurezza. Il ‘muro’, il cui nome ufficiale è ‘barriera di separazione’, è di fatto una muraglia di cemento armato alta 8 metri sovrastata dalla reti elettrificate e filo spinato, dove torri di vedetta si alternano a portoni blindati. Il tracciato totale è lungo più di 700 km, ma solo in minima parte è stato realizzato sulla ‘linea verde’ e per tre quarti della sua lunghezza penetra nei territori palestinesi con lo scopo di inglobare il maggior numero di colonie*** e di pozzi d'acqua possibili. Conseguentemente a ciò è corretto presumere che le terre utilizzate siano state espropriate ai palestinesi. Noi lo costeggiamo per un'oretta notando come si insinua nella campagna, tra gli ulivi, a ridosso delle case, interrompendo strade e piazze limitando di molto la viabilità urbana. È difficile valutare l'impatto umanitario che questa assurda opera ha sugli abitanti della Cisgiordania, riducendo moltissimo le possibilità di movimento di ogni singolo individuo che vive al suo interno, indipendentemente dal fatto che siano essi islamici o cristiani, commercianti o terroristi, contadini o guerriglieri. Ovviamente attraversare la barriera è possibile, ma se a noi visitatori bastano pochi minuti, i palestinesi ogni giorno ci impiegano alcune ore per passare i vari controlli e poter così accedere ai campi coltivati, alle attività commerciali, ed ai loro posti di lavoro. Nonostante le lungaggini, l'accesso è tutt'altro che garantito, serve uno speciale permesso rilasciato da Israele che deve essere continuamente rinnovato e come se non bastasse i varchi vengono spesso chiusi senza preavviso anche per alcune settimane causando gravi danni economici a chi è costretto ad attraversarli per avere un sostentamento. Sembra di stare a una puntata di ‘ai confini della realtà’: queste persone sono di fatto tutte ingabbiate e fa specie pensare che i bambini venuti al mondo dopo il 2004 siano nati praticamente in cattività. È un po' come se in Italia mettessimo in galera tutti i siciliani per combattere ‘cosa nostra’…certo il risultato sarebbe ottimo, peccato solo per gli innocenti condannati all'ergastolo. Credo che il governo israeliano non si sia mai posto questo problema, eppure la violazione dei diritti umani in questo caso mi sembra palese, quindi dove erano quelli che avrebbero dovuto vigilare affinché certe cose non succedessero? Possibile che nessuno abbia detto o fatto nulla per opporsi alla costruzione di questo muro della vergogna? Dove stava l'Onu, le Nazioni Unite, la Lega Araba, la Chiesa Cattolica, la Cgil, la Confartigianato, la Pro-Loco e il Rotary Club? Evidentemente avevano altre priorità, o comunque quello che hanno fatto non è stato sufficiente. Salendo la rampa che porta al varco di attraversamento, un ragazzino ci segue nell’intento di venderci qualcosa. Giunti davanti al tornello che lui non può oltrepassare, mentre noi ci allontaniamo, sento il soldato di guardia che gli urla contro ed in modo molto sgarbato lo scaccia, in quel mentre ho una sensazione di déjà vu al contrario.
 
* Per arrivarci è sufficiente prendere il solito bus urbano che parte dalla piccola autostazione vicino alla porta di Damasco; andare via, invece, potrebbe non essere così semplice.
** Il ‘muro’ non ha check point in entrata in Palestina, ma solo in uscita; nel caso specifico il bus che da Gerusalemme va a Betlemme non lo attraversa, ma entra in una galleria ed esce dall’altra parte quindi è impossibile vederlo.
*** Illegali secondo il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l'Assemblea generale delle Nazioni Unite; Legali secondo lo stato di Israele; le colonie sono in pratica cittadine fortificate abitate da coloni israeliani. Piccole gabbiette piene di ebrei, in mezzo ad una gabbia un po’ più grande piena di palestinesi, quest’ultima divisa da una barriera invalicabile che li separa da un'altra gabbia che sarebbe Israele a sua volta circondata da un medio oriente tutto islamico.
 
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Il racconto del viaggio in Israele di Mag e Sabri è stato diviso in tre episodi per renderne più facile la lettura. Se volete proseguire nel viaggio in Terrasanta leggete la terza parte, se volete tornare indietro perchè vi siete persi dei pezzi, tornate alla prima parte del viaggio in Israele
 
 
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