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Turchia

Turchia in libertandem: un mese da WOOF

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Per noi la Turchia è un pezzo di cuore. Vi abbiamo trascorso un anno con lo SVE (Servizio Volontario europeo), durante il quale abbiamo lavorato in un eco-villaggio e abbiamo viaggiato in lungo e largo per il paese alla ricerca di tradizioni locali da documentare per conto dell’associazione ambientalista turca Buğday. Arrivare in Turchia in bicicletta è stato il coronamento di un sogno accarezzato per più di un anno.

 
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Qualche numero

La Turchia in cifre

  • Giorni in Turchia: 88
  • Chilometri percorsi in bici: 1700
  • Chilometri percorsi in bus: 1200
  • Notti campeggio libero: 21 su 88
  • Notti ospitati in casa: 30 su 88
  • Giorni di Woof: 37 su 88
  • Spesa media giornaliera: 3 € a testa
  • Pasti in trattoria: 26
  • Costo medio di un pasto: 2,80 € a testa
  • Spesa per la bici: 130 € in previsione dei paesi asiatici:
    • 2 movimenti centrali,
    • 2 cambi di pastiglie e 1 cavo dei freni,
    • 2 paia di manopole,
    • cambio pignone e olio Rohloff,
    • borraccia e porta-borraccia
  • Spese di trasporto: 40€ a testa
 

Non vedevamo l'ora di tornare

Non vedevamo l’ora di tornare in questa terra sconfinata che sentiamo ormai come casa, dove la gente ti guarda dritto negli occhi chiamandoti “Fratello”.
Non vedevamo l’ora di sfoderare il nostro turco, che, per quanto stentato, è sempre accolto da tutti con un coro di giubilo, complimenti e inviti.
Non vedevamo l’ora di tornare a Dedetepe, l’eco-villaggio sulla costa egea che ci ha ospitato per diversi mesi tra le fronde argentee dei suoi olivi secolari, le anse gorgoglianti del limpido torrente che ne lambisce i confini e una comunità variopinta e cangiante di cani randagi, galline felici e pittoreschi volontari. È una bizzarra miniatura della complessa società turca, del suo intricato crogiuolo di tradizione e globalizzazione, un laboratorio di sogni ecologisti e un’utopia sempre sull’orlo del fallimento, dove si incontrano e convivono, in un’accozzaglia di contadini yoruk, programmatori informatici e pannelli solari, i ritmi millenari della vita rurale e le correnti cosmopolite portate dai woofers che convergono qui da ogni parte del mondo.
Campeggio cicloturismo

Sole, sarde e panorami

Anche questa volta la Turchia ci ha accolto tra le sue morbide e calde braccia di mamma. Vi siamo entrati attraverso il tranquillo confine di Ipsala, da dove si diparte una statale deserta, dall’asfalto nuovissimo e con una comoda e spaziosa corsia laterale tutta per noi, che ci porta in un battibaleno all’imboccatura del Mar di Marmara. Non potevamo aspettarci ingresso migliore: sole splendente; strade ampie, scorrevoli e senza traffico; le mille feste dei fratelli turchi al nostro tandem scintillante; le delizie regionali come il balik ekmek (panino di sarde arrosto) e l’helva peynir (dolce a base di formaggio di capra); i panoramici saliscendi della provincia di Çanakkale disseminati di villaggi di pietra e popolate campagne.
I paesaggi si srotolano davanti alle ruote cinguettanti del libertandem in una memorabile serie di vivide cartoline. Dai campi di cotone e i litorali sabbiosi della pianura di Keşan ci addentriamo a sud tra le dense pinete e le erte scogliere della penisola di Gallipoli, costellata di cimiteri monumentali a memoria della sua tragica storia. Ci spingiamo fino all’estremità meridionale dello stretto dei Dardanelli per andare a trovare un possente platano, che veglia da chissà quanto tempo il passaggio di venti e di genti su questo cruciale lembo di terra proteso nell’azzurra vastità dell’Egeo.
turchia in bici

La porta d'Oriente

Una nottata cullati dal solenne fruscio del vecchio albero, una manciata di minuti di traghetto, ed eccoci in Asia!
Porta del continente asiatico è l’animata città di Çanakkale, che ci sbrighiamo a oltrepassare per addentrarci nella provincia di Ezine, ricca di rovine greche e di sorgenti minerali e termali. Nel piccolo centro di Kestanbol, un loquace vecchietto, entusiasta dei nostri tentativi in turco, ci fa entrare gratis alle terme.
Costeggiando il litorale frastagliato attraverso desolate strade secondarie arriviamo infine nel villaggio di Küçükkuyu, dove, alle pendici meridionali dei monti Kazdağ, si trova Dedetepe.
Secondo i piani iniziali avremmo dovuto fermarci giusto il tempo di un saluto, ma la promessa di un facile rinnovo del visto fino a sei mesi, l’idea di scampare il famigerato inverno anatolico al sicuro nella fattoria e l’atmosfera bucolica ci fanno rilassare. Così rimaniamo per un mese intero! Solo alla vigilia di Natale scopriamo che ovviamente le regole non sono più le stesse e così ci tocca partire di fretta e furia con soli quaranta giorni di visto rimasti per attraversare gli oltre duemila km che separano la costa egea dal confine iraniano.
godimundi richard

Dedetepe, incontri e divertimento

Ma dobbiamo dire che a Dedetepe c’è stato, come al solito, da divertirci. A parte la raccolta delle olive e i servizi di routine, le quotidiane passeggiate con il vecchio cavallo e le buffe chiacchierate con le ancor più vecchie gallinelle, dicembre è una continua scialata di bagni nel fiume Mihli, abbuffate nel coloratissimo bazar di Küçükkuyu e risate con gli amici ciclisti incontrati per la strada. A ogni sortita in paese, infatti, riusciamo a raccattare un viaggiatore in bicicletta da invitare nella nostra sontuosa dimora temporanea.
Come Richard, canadese che da cinquant’anni viaggia il mondo per sei mesi l’anno, mentre nella stagione calda pianta alberi nelle foreste del Quebec. Alla sua seconda venuta in Turchia (con la stessa bicicletta che usò la prima volta, circa vent’anni fa), sembra uscito direttamente dagli anni 80: un robusto telaio dell’epoca con cambio sulla canna, borse logore ed equipaggiamento che dire minimo è un eufemismo, questo simpatico signore – distinto pur nella sua tuta fluo a brandelli – è capace di disegnare la geografia del pianeta con poche frasi. Vai a parlargli di gps e garmin! Il nostro idolo.
Un’altra gradita sorpresa è Matt, ventenne londinese che con il progetto TheTouchTrail gira per il mondo in bici con lo scopo di realizzare una ricerca di dottorato sulle tradizioni di massaggio che caratterizzano le diverse aree del globo. Massaggiatore fisioterapista, offre a chiunque incontri un massaggio professionale, eseguito naturalmente sulla sua bicicletta! Una modifica al telaio gli consente infatti di accomodare gli ospiti direttamente sulla forcella…
godimundi matt
La ciliegina sulla torta sono infine Marielle e Chris, che viaggiano in bicicletta attraverso gli eco-villaggi d’Europa assorbendone insegnamenti e pratiche virtuose, con il sogno di avere, un giorno, una fattoria biologica tutta propria. Il loro bagaglio comprende tutti gli attrezzi necessari a espletare i loro molteplici talenti: un ukulele, scalpelli vari per scolpire il legno, uncini e ferri per lavorare a maglia, e un barattolo della loro personale pasta madre, con cui preparano pane fresco in ogni luogo in cui si fermano.
Non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di organizzare qualche squisito pizza-party nel piccolo forno a legna di Dedetepe. È stato così come passare le feste in famiglia, con l’aggiunta di un esotico saggio di cucina alsaziana per il cenone e un’allegra gita in bicicletta alle rovine di Assos nell’assolata giornata di Natale.
Marielle ci ha fatto anche un altro splendido regalo: le sue meravigliose foto.
Peccato che siamo dovuti partire proprio il giorno di San Silvestro, appunto la notte in cui è arrivato il freddo siberiano…ma questa è già la prossima puntata.
 
 
 
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Godimundi

Siamo Alessandro e Stefania, godimundi per istinto, viaggiatori per vocazione, nomadi per scelta e necessità. Da sempre sogniamo di intraprendere questo viaggio in bici intorno al mondo, non solo perché sentiamo nel sangue il richiamo della strada e l’entusiasmo di conoscere la nostra vasta terra e la multiforme umanità che la abita, ma soprattutto per concretizzare e mettere a frutto la nostra passione per la natura e il nostro interesse per le tematiche ambientaliste

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