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Trekking in Thailandia: Mon Phuy Mok nature trail

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Parco nazionale di Mae Moei, nord ovest della Thailandia. Solo 11 km separano questo luogo alla fine di una strada ripida e tortuosa dal resto del mondo, 11 km di asfalto invecchiato nella foresta pluviale dove non arrivano i rumori delle città e della quotidianità umana, dove i raggi del sole non riescono a filtrare se non a chiazze sparse, dove incredibili animali possono avere sonni tranquilli, lontani dal bracconaggio e dalla caccia spietata.
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Questo articolo è apparso integralmente sul numero 91 di settembre della rivista Vivere la montagna

Mon Phuy Mok nature trail

Il nostro primo trekking in Thailandia non poteva svolgersi in una cornice più adeguata: a tu per tu con la giungla selvaggia, senza la presenza di altri visitatori senza considerare i dipendenti del parco, un approccio diretto e totale con l'ambiente naturale. Finalmente riusciremo ad esplorare a piedi un luogo recondito  come questo Nature Trail sperduto fra le montagne. Chiediamo allo shop del parco, dove stamattina quattro donne di  un piccolo villaggio dei dintorni stanno lavorando all'uncinetto, se sia possibile avere due porzioni di Khao Pad da asporto, storcono un po' il naso, ma approvano. Eccoci pronti con il nostro fagottino delle provviste al quale abbiamo aggiunto anche banane seccate dolci e biscotti fritti, acqua, una maglia pesante, l'indispensabile macchina fotografica, cavalletto e una buona dose di voglia di camminare. Credo proprio che per oggi la bici non ci mancherà...
Varchiamo il cancelletto di ingresso sempre aperto che decreta l'inizio del Nature Trail: 3,5 chilometri conducono al viewpoint del Mon Phuy Mok, 3,5 chilometri a spasso per la giungla. Nell'immaginario collettivo la foresta pluviale è immaginata un po' come ce l'hanno già mostrata Kipling o Salgari nei loro racconti o come più semplicemente la si vede nel Libro della Giungla della Walt Disney. Beh... a dir la verità, mi ero fatta delle aspettative che mi riconducevano ad un luogo incontaminato, pericoloso e pieno di animali feroci, ma queste mie convinzioni sono state per la maggior parte smentite! Prima di tutto bisogna dire che l'ambiente è sicuramente selvaggio, ma non totalmente incontaminato visto che si può seguire un Nature Trail, di animali particolarmente feroci e pericolosi non ne ho proprio visti, anche se mi sarebbe piaciuto. Detto questo è inutile che mi perda in altre inutili disquisizioni... meglio vedere un po' quello che ci è successo durante la nostra prima escursione nella foresta equatoriale. E' incredibile come il silenzio ci avvolga neanche fosse una coltre di fitta nebbia: anche il battito d'ali di una grande farfalla blu e nera che ci taglia la strada qui sembra rumoroso. Muovendo i primi passi ci iniziamo a rendere conto di tutti quei suoni della natura che difficilmente si riescono ad ascoltare al di fuori di questo mondo, quei suoni che con la vita frenetica in città, troppo spesso dimentichiamo: cinguettii, urla, canti armoniosi, richiami amorosi, un vero concerto lirico degno del più nobile dei teatri. Un'altra farfalla a pois celesti e bianchi si posa sopra un fiore giallo alla luce del riflettore di uno dei pochi raggi solari che riesce a filtrare nella fitta vegetazione, la farfalla si rivela essere una modella perfetta così non ci facciamo sfuggire l'attimo per scattare qualche fotografia. Lei non fugge, non ha paura di noi, è semplicemente soddisfatta del perfetto luogo scelto per una bella stiracchiata mattutina. Centinaia di grossi ragni hanno tessuto le loro ragnatele sopra le nostre teste fra alberi centenari, attendono immobili che le loro trappole infide e letali catturino gli ignari insetti che finiranno con il cadervici. Gli aracnidi aspettano pazienti nella loro dimora reale, il succulento piatto della giornata: sarà una mosca dalle ali croccanti o una cavalletta dalle cosce carnose? Sogna ragno che è ancora presto, la natura si stà appena risvegliando ora.
Il sentiero inizia subito a salire  aprendoci una panoramica magica sulla giungla che ci circonda: alberi altissimi svettano verso il cielo, mentre altre piante come le numerose specie di felci o una specie di palma nana si accontentano dell'invadente umidità e di qualche sporadico accenno di luce che filtra attraverso le fronde sovrastanti. proseguiamo sempre tenendoci sulla sinistra (deviando a destra ed attraversando il torrente, andremmo verso le cascate Maesalid Noi, ma in questo periodo dell'anno appena successivo alla stagione delle piogge, il ponte è mezzo crollato e il livello dell'acqua è piuttosto alto) e ci sorprendiamo nel notare dei piccoli cunicoli a ragnatela che terminano in una grotta filata alla perfezione dal padrone di casa. Di queste piccole opere d'arte, la foresta è piena ad ogni angolo, quindi non invidio affatto i numerosi e minuscoli insetti e la loro lotta quotidiana contro i predatori per la sopravvivenza, infatti chissà quanti piccoli abitanti della giungla, attirati da miraggi di fili luccicanti, finiranno la loro esistenza in questa finta grotta delle meraviglie. Procediamo a rilento: ogni rumore desta la nostra attenzione, ogni movimento ci fà sobbalzare dall'eccitazione, ogni profumo ci fà incuriosire... è la confusione dei sensi in questo luogo così suggestivo. Oltrepassiamo un rivolo d'acqua con l'ausilio di una passerella costruita con cinque canne di bambù, un po' barcollanti ma stabili. Il sentiero da qui si inerpica vertiginosamente e l'alto tasso di umidità ci fà arrancare e faticare doppiamente.
Alcuni uccellini gialli volano da un albero all'altro cinguettando vispi, tentiamo di seguirli con lo sguardo, ma sembrano intimiditi dalla nostra presenza e si rifugiano fulminei fra i rami più alti. E' inverno, anche se la temperatura ed il paesaggio hanno ben poco della stagione alla quale siamo abituati, l'unico segno distintivo sono le foglie di alcuni caducifoglie che in questo periodo dell'anno si colorano di rosso e giallo, proprio come se fosse il nostro autunno con la piccola differenza che qui il termometro segna dai 25 ai 30°C. Saliamo sopra il livello del mare di alcune centinaia di metri (siamo partiti comunque da 500 m) ed in una piccola piana, abbiamo la fortuna di individuare dei curiosi volatili blu che camminano orizzontalmente sui tronchi di un paio di alberi.  Contemporaneamente nella foresta risuona un picchiettare molto familiare: intenso, provocato sicuramente da un robusto becco sulla corteccia, deve essere per forza un picchio! Leo lo intravede  solo di sfuggita, perchè un ramo calpestato rovina la sua copertura allertando il volatile che si dà ad una rapida fuga, che disdetta! E con il picchio, volano via anche le speranze di Leo di poter fare un giorno l'investigatore privato...
Sono già trascorse due ore, ma ci muoviamo a rilento. Ecco quello che fà per noi: una bella panchina di bambù con vista sulla cascata che si tuffa per 150 metri nel vuoto disturbando la quiete della giungla. La Namtok Maesalid Noi (Namtok in Thai significa cascata) nasce nel bel mezzo di questa foresta alimentando la vita ai loro piedi ed accrescendo il tasso di umidità della zona. Riprendiamo il cammino e man mano che l'altezza aumenta, la vegetazione si fà più rada, la terra è più brulla e dei furbi rapaci volteggiano poco distanti da noi, alla ricerca di qualche preda distratta.
In tre ore e mezza giungiamo a 1177 metri, il viewpoint sulle colline e la zona circostante, a mattinata inoltrata, è abbastanza deludente visto che il cielo risulta piuttosto pannoso e la visibilità è limitata (se avete la possibilità e il tempo, portetevi dietro la tenda e fermatevi al viewpoint per la notte, il panorama al tramonto e all'alba dicono sia meraviglioso!)
Per ritornare al punto di partenza esiste un altro sentiero che dal viewpoint costeggia la collina per poi inoltrarsi nella giungla dal lato opposto, ma purtroppo non lo abbiamo trovato, rendendo la nostra scelta obbligata: tornare alla base per la stessa via dell'andata. Poco sotto il belvedere sentiamo un gran fracasso, forse un comizio tra volatili? Decidiamo di mettere in pratica gli insegnamenti dei pigmei dell'Africa centrale (grazie Anna per i tuoi racconti incredibili). Mimetizzandoci di cespuglio in cespuglio poniamo la massima attenzione in ogni passo per produrre meno rumore possibile evitando così che i chiassosi ospiti dell'albero notino la nostra presenza. Un ramo traditore sembra annullare la nostra strategia fotografica, fortunatamente gli uccelli sono nel vivo del dibattito e non se ne accorgono. Ci accovacciamo e restiamo immobili in ascolto: dei buffi volatili neri e azzurri con un lungo strascico di penne al seguito si alzano in volo danzando da sinistra a destra per poi ricadere in verticale sull'albero vicino. Un nobile avventore dal piumaggio verde scuro sul dorso e giallo sulla testa impettito è in attesa di qualche avvenimento importante e dal suo perfetto punto di osservazione controlla con calma invidiabile tutta l'area sottostante. Un picchio dal becco lungo e appuntito risale allegramente il tronco del suo albero preferito nascondendosi ogni tre saltelli dietro la spessa corteccia. Ogni animale è intento e concentrato sul proprio scopo, solo ed esclusivamente su quello, penso soddisfatta. Un attimo dopo arriva la secca smentita, l'incantesimo si spezza, forse un movimento brusco, l'albero si quieta e restiamo improvvisamente soli.
Ci rimettiamo in marcia promettendoci di non sostare più ad ogni cinguettio perchè la discesa è ancora lunga. Oltrepassiamo un tratto erboso per poi rituffarci nel folto della foresta., giriamo a destra dietro un albero poi a sinistra su terra battuta ed il cuore mi salta in gola: un enorme bufalo nero munito di corna appuntite ci fissa sorpreso masticando ritmicamente grossi ciuffi d'erba. Un secondo e un terzo spuntano dal sottobosco invadendo il sentiero, sfilando lentamente come modelle in passerella. Ed ora che si fa? Muoviamo qualche passo verso di loro, bestioni da almeno 300 chili e con nostro sommo sbigottimento corrono via più impauriti che mai! A quest'ora del pomeriggio l'umidità si fa sentire e con lei anche la nostra spossatezza. Ogni passo è più faticoso del precedente e le gambe quasi tremanti sono tutt'altro che stabili. Gli ultimi 500m sono un piacevole sollievo accentuato da due particolari incontri: il primo con un piccolo uccello dal piumaggio blu scuro, che si posa su un tronco orizzontale a pochi metri di distanza, un breve assaggio del suo canto armonioso e poi via, libero e fulmineo nel cielo. Il secondo con un rettile, una specie di lucertola con la testa crestata e per nulla timoroso della nostra insistente curiosità. Il corpicino sollevato da terra ambisce a raggiungere qualche casuale raggio solare per scaldarsi, mentre la coda distesa ed immobile sembra volersi riposare dopo una pazza giornata su e giù per la jungla. Come la nostra nuova conoscenza, anche noi necessitiamo di riposo dopo questa prima emozionante escursione nella foresta pluviale Thailandese: settecento metri di dislivello e sette camicie sudate, nessuna traccia del bucero ma tante altre inaspettate sorprese che ci fanno amare sempre di più questa insolita terra.

Questo trekking è stato percorso durante lo svolgimento del nostro progetto Downwind. Se volete leggere il diario di viaggio di questa avventura, ecco qui tutti gli articoli dei nostri dieci mesi in bicicletta nel sud est asiatico

 
 
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Vero

ITA - Correva l'anno 1983 quando ha sorriso per la prima volta alla luce del sole estivo. Da sempre col pallino per l'avventura, ha avuto la fortuna di girare l'Europa e l'Italia con i genitori e poi, per la maturità, si è regalata un viaggio in 2 cavalli da Milano verso la Russia. Al momento giusto ha mollato il lavoro senza alcun rimpianto per volare in Nuova Zelanda dove ha viaggiato per cinque mesi in solitaria. Nel 2007 ha provato per la prima volta l'esperienza di un viaggio in bici e, da quel momento, non ne ha potuto più fare a meno... così, dopo alcune brevi esperienze in Europa, nel 2010 è partita con Leo per un lungo viaggio in bicicletta nel Sud Est asiatico, la prima vera grande avventura insieme! All'Asia sono seguite le Ande, il Marocco, il Sudafrica-Lesotho e #noplansjourney. Se non è in viaggio, vive sul lago d'Iseo! Carpediem e buone pedalate!

EN - It was 1983 when he smiled for the first time in the summer sunlight. Always with a passion for adventure, she had the good fortune to travel around Europe and Italy with her parents and then, for maturity, she took a trip in 2 horses from Milan to Russia. At the right moment he quit his job with no regrets to fly to New Zealand where he traveled for five months alone. In 2007 she tried the experience of a bike trip for the first time and, from that moment on, she couldn't do without it ... so, after some short experiences in Europe, in 2010 she left with Leo for a long cycling trip in South East Asia, the first real great adventure together! Asia was followed by the Andes, Morocco, South Africa-Lesotho and #noplansjourney. If he's not traveling, he lives on Lake Iseo! Carpediem and have good rides!