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Tour down under: un lungo vagabondaggio in bici nella terra dei kiwi

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“Bambini, lo sapete che esiste una nazione che è esattamente ai nostri antipodi?” Doveva aver suonato più o meno così la prima volta che ho sentito parlare della Nuova Zelanda, dal mitico maestro Caraccia di Acqui Terme, dove ho vissuto dai 6 ai 18 anni. E quella frase, e le spiegazioni che ne seguirono, si radicarono in qualche angolo recondito della mia mente di giovane esploratore e amante della geografia, trasformandosi nel tempo in un sogno nel cassetto.

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IL vulcano Ngauruhoe Tongariro Narional Park

I sogni devono far posto ad altri

Ma, come dico, avendo un cassetto dei sogni piuttosto piccolo (altrimenti ce ne stanno troppi e si accumulano), per far posto ad altri ogni tanto ne devo realizzare qualcuno, ed è così che, improvvisamente, ad aprile dello scorso anno, ho deciso di pianificare un lungo viaggio in bici in questo Paese. Ho acquistato un bel libro di itinerari e ho iniziato a preparare un percorso che “cucisse” tra loro quelli che mi sembravano più interessanti.

Approfondendo la conoscenza del territorio, entrando nel dettaglio di questi famosi trails, ho capito che sarebbe venuto fuori un viaggio al tempo stesso stupendo e relativamente facile dal punto di vista tecnico e logistico. Infatti i percorsi dedicati alle bici sembravano perfettamente indicati, ognuno con sito web dedicato ricco di informazioni utili.Bici al mare 90 miles beach

Per questo mio nuovo progetto si prospettava anche una novità: non sarei stato solo, come nella maggior parte dei miei viaggi in bici, ma avrei avuto la compagnia della mia amica Alexa, che non appena venuta a conoscenza della cosa si era candidata a partecipare.

Inizialmente l’idea era di pedalare lungo l’itinerario del Tour Aotearoa, la traversata N-S dele due isole; poi ho pensato che non potevo lasciare la Nuova Zelanda senza aver visitato la zona del Monte Aoraki (nome Maori del Mt Cook). Così, dopo varie modifiche, è venuto fuori un percorso bello lungo, di oltre 4000 km attraverso le due isole principali, da N a S e poi ancora a N fino a Christchurch. Una volta acquistati i biglietti non restava che attendere la data di partenza, che è avvenuta l’11/11/22, in piena primavera australe.

Isola settentrionale: un'avventura umida

Il 13/11, dopo aver raggiunto Cape Reinga nell’estremo nord dell’isola settentrionale con un bus, finalmente puntiamo le ruote a sud e partiamo per la nostra avventura. L’inizio è subito intenso: un fiume da percorrere spingendo le bici lungo il letto sabbioso e poi 90 km di spiaggia, molti dei quali con il vento in faccia! In mezzo, un’indimenticabile prima notte in campeggio sul mare, vista tramonto.Prima notte in tenda 90 miles beach

Dopo un paio di giorni ancora soleggiati, inizia un lungo periodo di piogge che ci accompagneranno quasi quotidianamente fino a Wellington, capitale del Paese. Spesso siamo costretti a cercare ripari di fortuna e attendere che spiova o almeno diminuisca l’intensità: case in costruzione, sottopassaggi, fermate del bus, baracche, va tutto bene per trovare un po’ di asciutto. Ma nonostante il meteo non favorevolissimo, il viaggio risulta fantastico; la mano dell’uomo sull’ambiente naturale è evidentissima ma il risultato è un perfetto equilibrio tra foreste naturali, fiumi e cascate, e pascoli punteggiati di bovini e soprattutto di pecore, le famose merinos!

Da non perdere nella Nuova Zelanda del Nord

Sull’isola settentrionale vanno citati almeno due highlights: il Timber Trail e il Tongariro Alpine Crossing.Nella foresta nativa Centro topografico dellisola del Nord

Il primo è un percorso di 90 km costituito prevalentemente da sentieri e rari tratti di strade sterrate, che attraversa il Pureora Forest Park; si sviluppa lungo antiche strade e ferrovie che servivano l’industria del legname, attiva nella prima metà del XX secolo. Convertito recentemente a percorso ciclo-escursionistico, è sicuramente una tappa obbligata per chi voglia vivere un’esperienza immersiva nella foresta nativa che, nonostante l’intensa attività di taglio, è ancora estremamente rigogliosa. Numerosi ponti sospesi consentono di attraversare agevolmente le profonde gole scavate dai torrenti, il fondo dei sentieri è sempre ottimo e non c’è praticamente nessuna seria difficoltà ciclistica da affrontare.Uno dei tanti ponti sospesi lungo il Timber Trail

Il Tongariro Crossing è un’escursione a piedi di un giorno nel Tongariro National Park; 19 km di lunghezza e 900 m di dislivello per attraversare un pezzo di Marte in Terra. Vulcani, colate laviche antiche e recenti, affioramenti rocciosi multicolori e laghetti turchesi catturano la vista e lasciano senza fiato. Trattandosi di una delle escursioni giornaliere più famose al mondo, scordatevi l’isolamento; spesso si procede in fila indiana lungo le passerelle costruite sopra le zone acquitrinose o alle colate laviche più ostiche da attraversare, ma nonostante ciò resta sicuramente una tappa da non perdere.Blue lakes Tongariro National ParkIl cratere rosso Tongariro National Park

Whanganui e l'arrivo a Wellington

Dopo questo giorno di “riposo” dalla bici riprendiamo a pedalare e raggiungiamo Whanganui, pedalando lungo l’isolata valle del fiume omonimo, che nella cultura Maori rappresenta quasi una divinità, sorgente di vita e ricchezza. Durante la notte in città non ci facciamo mancare una bella e per fortuna breve scossetta di terremoto di 4.2 gradi Richter, una cosa da nulla secondo il gestore dell’ostello!Lupini multicolori

Il mattino dopo visitiamo il museo regionale che raccoglie un’importante collezione di oggetti Maori, attraverso la quale si può facilmente capire la profonda connessione, direi identificazione, del popolo Maori con la natura. Mi ha colpito molto il modo in cui gli oggetti sono descritti, che ricalca la visione natura-centrica dei Maori. Non è mai scritto: Questo è un amo da pesca in osso di… ma: io sono un amo da pesca… in pratica i manufatti assumono identità e personalità, al pari dei loro utilizzatori!

Da qui in poi per fortuna il meteo migliora decisamente e riusciamo a raggiungere Wellington, termine dell’isola del Nord, quasi senza bagnarci, anche se una giornata estremamente ventosa ci impegna parecchio lungo lo stupendo Remutaka Cycle Trail. Un giorno di riposo e poi via per l’isola del Sud, raggiunta in traghetto.

Arrivo nell'isola del Sud

Il giorno dopo, tanto per non farci perdere l’abitudine, la pioggia ci accompagna dal mattino alla sera lungo i quasi 70 km prevalentemente sterrati, su e giù lungo la costa Nord-Est fino Blenheim, porta del Marlborough, regione di grandi vigneti e, manco a dirlo, di enormi allevamenti di pecore.

Quelli che abbiamo di fronte ora sono tre giorni che resteranno impressi per sempre nella mia mente: siamo sul versante Est dell’isola, decisamente più secco di quello Ovest, e ci allontaniamo dalla costa per attraversare la Molesworth Recreation Reserve, che di fatto è un tutt’uno con la Molesworth Station, la più grande fattoria per l’allevamento bovino della Nuova Zelanda: 1900 kmq, 10.000 capi di bestiame, 45 cani pastore!Greggi alla Molesworth station

Per tre giorni e oltre 200 km siamo immersi nella cultura dei pastori: prima di entrare nell’area dei bovini dormiamo alla Camden Station negli “shearers’quarters”, gli alloggi dei tosatori che vengono affittati fuori dal periodo della tosatura, normalmente a fine agosto. A parte un pastore coi suoi cani e una ragazza canadese, in bici anche lei, non incontriamo praticamente nessuno per tre giorni. La strada, sempre sterrata è molto dura a tratti, con salite terribili e dal fondo a volte molto sconnesso, ma la bellezza dei pascoli e delle montagne circostanti è tale che quasi non ce ne accorgiamo.

All’estremità Sud della riserva, superato il Jacks Pass, una ripida discesa mette a dura prova i nostri freni e ci conduce velocemente ad Hanmer Springs. Da qui poco più di 100 km ci separano da Christchurch, meta finale del nostro viaggio. Ma noi per raggiungerla allungheremo di 2200 km, circumpedalando quasi l’intera isola del Sud.

Lewis pass verso la costa Ovest

Ma procediamo con ordine: da Hanmer Springs attraverso il Lewis Pass raggiungiamo la costa Ovest che percorriamo per qualche giorno, tra asfalto e trails spettacolari tra cui il West Coast Wilderness Trail, che si snoda ai piedi della catena “Alpina” tra laghi e foreste, dove la felce nera, simbolo del Paese, la fa da padrona.

Giunti ad Haast, abbandoniamo la costa per puntare decisamente a sud verso Bluff, punto all’estremo dell’isola meridionale. Ma prima di giungervi ci saranno ancora alcuni giorni bellissimi tra laghi glaciali di un azzurro irreale, catene montuose ricoperte di ghiacci e le immancabili greggi di pecore, talmente ben integrate col paesaggio che viene da pensare che siano state messe lì dall’ufficio turistico.

Una mattina, al primo colpo di pedale, mi trovo a pensare: “vediamo quale altra meraviglia ci attende oggi”; ormai le aspettative crescono ogni giorno, perché sono davvero pochi i momenti in cui non pedaliamo guardandoci intorno rapiti dalla bellezza imbarazzante di ciò che ci circonda.

A Queenstown, vera e propria Mecca del turismo outdoor e come tale troppo affollata per i nostri gusti, arriviamo superando il Crown range Pass, il valico asfaltato più alto del Paese a 1076 m. il giorno dopo è la vigilia di Natale e di buon mattino prendiamo un battello per attraversare il lago Wakatipo, per proseguire quindi lungo il trail “Around the Mountains”. La mattina di Natale ci accolgono la pioggia e un nugolo di zanzare pestifere, unica nota poco piacevole del viaggio, che di tanto in tanto incontriamo. Per cui facciamo una veloce colazione e partiamo.

L'estremo sud e Stewart Island

Con un po’ di fortuna troviamo una sistemazione per la notte (a Natale è tutto chiuso, letteralmente); il 26 è il grande giorno, quello che ci porterà a Bluff, all’estremo sud dell’isola. L’arrivo a Stirling Point, vero termine del Tour Aotearoa, è emozionante, solo un po’ disturbato dalla presenza di qualche rumoroso turista che si fa i selfie, ignorando quello che significa per chi arriva lì in bici.Camping Natalizio ai Mavora Lakes

Ora ci aspetta un po’ di riposo, non troppo, che decidiamo di trascorrere sulla terza isola del Paese, Rakiura o Stewart Island. Qui, al calar dele tenebre, andiamo con delle guide alla ricerca dei kiwi, i famosi uccelli, purtroppo senza successo. Ritornati a Bluff, raggiungiamo Invercagill in taxi, da dove riprendiamo a pedalare verso nord. Fino a Christchurch.

Risalita verso Aoraki N.P. e Christchurch

Ci sarebbero ancora da raccontare numerosi momenti di una bellezza commovente, ma per motivi di spazio mi limiterò a citarne un paio. Il primo è il superamento dell’Omarama Saddle, un passo sterrato in una zona molta remota, lungo una pista malagevole che comporta oltre 30 guadi. La notte stellata passata alla Boundary Creek hut, spartano bivacco in legno e lamiera, e la ripida salita al passo il giorno seguente resteranno impressi a lungo nella memoria.La Boundary Creek hut nei pressi dellOmarama Saddle

Il secondo sono i giorni trascorsi nell’Aoraki National Park, culminati con le due brevi escursioni fino quasi a toccare i ghiacciai che scendono per decine di km dalle vette di questa singolare catena montuosa. Infatti, pur non essendo altissima, la vetta supera di poco i 3700 m, da questo gruppo montuoso si originano ghiacciai di notevoli dimensioni che scendono fin sotto gli 800 m di quota, ad una latitudine che è circa quella del Monte Bianco (ovviamente parliamo di latitudine speculare, visto che siamo nell’emisfero Sud), dove i ghiacciai ormai si fermano oltre i 2000 m. La differenza consiste ovviamente nella vicinanza dall’Oceano Pacifico, poco più di 30 km, che apporta notevoli precipitazioni che, a quote elevate, sono nevose.Icebergs sul lago Hooker Aoraki National ParkLAoraki spunta tra le nebbie Aoraki National Park

Lasciato il parco nazionale, ci aspettano ancora poco meno di 500 km per arrivare a Christchurch; lungo la strada incontreremo ancora diversi luoghi degni di nota, che probabilmente solo l’assuefazione alla bellezza osservata nelle settimane precedenti, impedisce di inserirli nell’Olimpo delle meraviglie di questo straordinario Paese: il McKenzie Pass, al centro di pascoli infiniti tra le ultime propaggini della catena alpina, e la penisola di Banks, alle porte di Christchurch, originata da antichissime eruzioni vulcaniche.

Arrivati infine a destinazione il 14/01, ho ancora il tempo di cadere stupidamente della bici in pieno centro, provocandomi una dolorosissima incrinatura alle costole, prima di intraprendere l’interminabile volo di rientro verso l’inverno boreale!

 
 
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    · 1 anni fa
    Ciao, complimenti per il bellissimo viaggio! Ho letto tutto con attenzione dato che a Dicembre andrò proprio in Nuova Zelanda. E' il mio primo grande viaggio in bici! Anch'io pensavo di stare 2 mesi e sicuramente prenderò spunto dal tuo tragitto!
    • Questo commento non è pubblicato.
      · 1 anni fa
      Ciao, che spettacolo... buon viaggio e buon divertimento!!! Sarà sicuramente una grande avventura
Enrico Chierici

Ho 62 anni e da circa 9 mi sono innamorato dei viaggi in bicicletta, e delle due ruote a pedali in generale. Sono sempre andato in bici fin da ragazzo ma più per tenermi in forma nelle stagioni morte per le varie attività in montagna (alpinismo e scialpinismo) che non per una passione vera e propria. Poi 10 anni fa un terribile incidente in montagna, per fortuna con poche conseguenze, è stato il trigger che mi ha fatto cambiare vita, di lì a poco: meno alpinismo, molta più bici e soprattutto addio alla mia vita da dirigente d’azienda.

Era venuto il tempo di lavorare, poco, per vivere e non viceversa! Ed è così che mi sono trasformato in guida ambientale-escursionistica e soprattutto cicloturistica: da aprile a ottobre/novembre lavoro come guida in bici per un Tour Operator Americano e accompagno gruppi di escursionisti in Liguria, concedendomi brevi ciclo viaggi, tra un incarico e l’altro, mentre d’inverno mi dedico a viaggi un po’ più lunghi, anche se finora ne ho fatti pochini, un paio in Sudamerica e uno recentemente in Nuova Zelanda.