Partire per un viaggio in bicicletta attraverso l'Italia appenninica non è cosa di tutti i giorni, bisogna essere consapevoli del fatto che si faticherà ma anche che tutto il sudore versato sarà ampiamente ricompensato... con questo pensiero insolito, apparso nella mia testa per chissà quale strana ragione, apro gli occhi nell'autunno del Monte Fumaiolo dopo una notte in tenda tra cinghiali vagabondi e gufi insonni. Il campeggio è deserto, siamo rimasti solo noi tra le foglie rosse che, ad ogni alito di vento, piombano volteggiando verso terra... forse è tempo di riprendere la strada!
Fermarsi ai piedi dell'Appennino aspettando il giorno giusto per partire è un'attesa senza fine. I muscoli si afflosciano, le braccia tendono spontaneamente in avanti facendoti sembrare uno zombie, la testa è altrove, persa tra le vette montane che ancora non riesci a scorgere e poi, quando arriva l'attimo della partenza, tutto si risveglia come da un letargo non dichiarato, l'adrenalina dà forza ad ogni pedalata e la mente può ricominciare a vivere pienamente ogni istante del viaggio!
Un risveglio lento, da cicloviaggiatore. Le operazioni di routine richiedono un po' di tempo, soprattutto oggi che è il primo giorno di viaggio vero. Il rodaggio delle manovre più elementari - infilare il sacco a pelo in quella sua custodia sempre troppo piccola, sgonfiare il materassino, smontare la tenda – richiede sempre qualche giorno. Cesenatico attende il nostro arrivo ed anche oggi sarà in notturna.
Mirandola non era sulla rotta prevista. Si doveva attraversare la pianura veneta, quel ribollente formicaio di aziende e stabilimenti l'uno in fila all'altro che rappresentano l'orgoglio padano. Una febbre improvvisa ci ha costretto a rinviare la partenza ma un appuntamento improrogabile non poteva attendere... tutte queste congiunture hanno provocato un cambio di programma e di rotta...