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Si (ri)parte: ritorno all'ovest
Era il 22 dicembre 2019. Partimmo da Brescia poco dopo le 9 per raggiungere le sponde del lago d'Iseo nel primo pomeriggio. Pioveva a dirotto, faceva freddo e noi stavamo per chiudere un anello di un anno in giro per l'Italia e l'Europa dell'Est. Sembra un'altra epoca, il secolo scorso, un mondo parallelo. Da allora le vite di tutti noi sono cambiate, profondamente segnate da due anni surreali. Noi oggi proviamo a riprenderci quella normalità che per molti è straordinaria. Si parte di nuovo: Vero, Nala e io. Un viaggio che diverrà un ritorno verso ovest.
Rientrati da #noplansjourney ci siamo goduti la famiglia e gli amici nel periodo natalizio e poi, da fine Febbraio la vita è cambiata, stravolta da un nemico invisibile e subdolo che si è portato via milioni di vite. Io, Vero e Nala ci siamo rifugiati in quell'angolo isolato della provincia di Bergamo, a due passi dalla tragedia. Attoniti abbiamo ascoltato le sirene costanti delle ambulanze che andavano avanti e indietro sulle sponde del lago, le porte di casa sbarrate, il deserto per le strade. Poi il nostro anziano vicino è caduto, si è rotto il femore, è stato portato in ospedale e nel giro di cinque giorni se ne è andato, inghiottito da quel grande buco nero che a marzo e aprile 2020 è divenuto il sistema sanitario lombardo, travolto da qualcosa più grande di lui.
Noi, fortunati come pochi altri, siamo rimasti sulle sponde del lago, con un giardino ampio che è diventato uno sfogo salvifico. Poi è arrivata la possibilità di uscire in bici e la mountain bike è diventata un'esigenza. Abbiamo pedalato sui sentieri della collina tra Lovere e Riva di Solto, sempre isolati da tutti e tutto.
La prima estate di allentamento delle misure di restrizione è stata una mera illusione. Ci ha concesso di fuggire per qualche giorno in Sicilia, su strade remote e sconosciute che ci hanno fatto riassaporare per un attimo la magia del viaggiare in bicicletta. Non c'è stato nemmeno il tempo di rientrare a casa che il lockdown incombeva ancora. Un altro inverno senza viaggi, senza la nostra valvola di sfogo preferita. Nala era insofferente, Vero insopportabile. Io mi sono isolato nel campo e nell'idea di una famiglia Life in Travel virtuale.
Sono nate idee e propositi. Impronte è diventato realtà. Ci siamo lanciati con entusiasmo nel progetto di portare altri ciclisti in giro per la nostra meravigliosa penisola e oltre.
Ma lì, negli angoli più reconditi del nostro cervello, è rimasta fissa l'esigenza di una nuova fuga. I mesi di sosta forzata ci hanno ancora più fatto ragionare sulla necessità di vivere ogni momento come fosse l'ultimo, godere della bellezza del mondo fin quando la fortuna di un fisico in salute ci sosterrà. L'estate di lavoro assiduo e travolgente, è volata. E nei pochi istanti di tregua Vero rimugginava studiando il planisfero attaccato a una parete del nostro soggiorno e controllava ininterrottamente i siti di informazioni dei vari paesi del mondo: doveva trovare una meta raggiungibile via terra (o acqua) che sia abbastanza fattibile nel periodo invernale, permetta a Nala di non salire su un aereo e pedalare con noi e che sia sicura e accessibile dal punto di vista sanitario. Marocco, Portogallo, Spagna si sono susseguiti nei suoi pensieri, ma i ricordi dei racconti di un'amica l'hanno fatta tornare sempre alle montagne del Caucaso. C'è il mar Nero di mezzo e un traghetto che ci potrebbe condurre fin là. Abbiamo studiato un percorso: l'autunno potrebbe essere ancora un buon periodo per passare nella Svanezia, poi sarà bene ripiegare verso lidi più temperati: non siamo ciclisti estremi, amiamo il caldo e facciamo di una necessità (quella di viaggiare in inverno nell'emisfero settentrionale), virtù! Ma che fare? Dove andare per evitare temperature siberiane?
Una lampadina si accende! #backtothewest
Dalla Georgia non ci sono molte alternative per rientrare verso l'Europa. Passare da nord, sia per le bassissime temperature invernali, sia per le alte temperature geopolitiche, è sconveniente. Resta l'Anatolia, magnifica e immensa.
Ok, l'idea ora c'è. Quale strada? Ci penseremo, senza fretta e senza troppa programmazione.
Domani partiremo per l'Ucraina. Attraverseremo mezza Europa in auto per raggiungere Odessa. Da lì ci imbarcheremo verso Poti, in Georgia. Cercheremo di seguire, fin quando la neve ce lo permetterà, il Caucasus Crossing di Cass Gilbert prima di deviare verso sud, entrare in Turchia e iniziare il nostro Ritorno all'Ovest. Mediterraneo? Mar Nero? Cappadocia? Le possibili vie verso casa sono infinite e sarà la strada a decidere per noi.
Torneremo a pedalare liberi e questo è l'elemento più importante. Sentiremo nuovamente il vento in faccia, la fatica nelle gambe, la dolce sensazione di non avere una meta né un limite di tempo per raggiungerla. Abbandonare di nuovo la nostra comfort zone sarà una sfida. Torneremo a raccontare le nostre gioie, le delusioni, la rabbia e l'empatia. Sarà, ancora una volta, un'avventura unica e meravigliosa.
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Leo
ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.
EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.
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