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Pedalata sugli Appennini | Tappa 3: il Cayenne, la crostata assassina e boia chi molla
Scritto da jimmy
Ma dimmi te se dopo 3 anni di bicicletta, un padre ciclista e un orgoglio grande come una casa dovevamo andare ad ascoltare i consigli di uno col Porsche Cayenne. Che assurdità.
Beh a dire la verità avevo provato ad esporre i miei dubbi riguardo alla sua proposta (da buon leader che si compra il Cayenne il soggetto sembrava piuttosto insistente riguardo alla validità del suo programma di viaggio), ma il nostro amico Gino si è fatto stregare dagli sproloqui del diavolo tentatore e così alla fine ho ceduto pure io. Poi c'era la crostata assassina, che ci ha drogati entrambi, e la nostra volontà nulla ha potuto di fronte ad un attacco così potente su vari fronti.
Mercoledì 12 agosto 2015, Berceto (PR) 802 m.s.l.m. ----> Rigoso (PR) 1110 m.s.l.m.
52 km | 4:53 CIS (culo in sella) | 0 km con pioggia | 2010 m dislivello
2,6 passi (1,3 x Passo Sillara 1200 m - 1,3 x Passo della Colla 1466 m) | 977 cal | 30,8 € spesi
Uno splendido inizio
Ma procediamo per passi.
La giornata è iniziata splendidamente: sveglia con il sole, zero umidità, solito stretching contro l'ernia, colazione leggera ma sostanziosa, una bella cacata liberatoria, un bel giro che ci aspettava.
Prima fatica della giornata: Passo del Sillara o Passo del Silara, dato che qui in Centro Italia ognuno chiama i passi e scrive cartelli come diavolo gli pare. Una bella sberla in faccia di prima mattina (in realtà tira e molla siamo partiti molto tardi rispetto al solito, alle 9.41) giusto per ricordarti che non sarà una giornata da libro sull'amaca... La salita ci porta a 1200 mt nel giro di pochi chilometri, con alcuni brevi tratti attorno al 10%. Ma è una bella salita, poche auto, e con il solito sistema della doppia salita mi diverto anche di più.
Ho anche avuto il tempo di fotografare una stranissima barretta di Muesli con ripieno al mirtillo rosso con attaccata una spiga di grano che qualche sbadato si è dimenticato in mezzo alla strada...
L'obiettivo 1200 è raggiunto in fretta, senza troppi sforzi e con grande soddisfazione dei nostri eroi.
Poi comincia la discesa.
Tutto bello come sempre, arriviamo nel piccolo borgo di Bosco e ci facciamo tentare da uno spuntino a base di frutta. Il giovane Gino in realtà ha in mente un bel paninozzo strabordante di ingredienti peccaminosi, e così infatti accade: al mio primo, compulsivo e frenetico acquisto di frutta al mini market di paese segue un più ragionato acquisto del necessario per il pranzo della giornata. Pane, caprino, pecorino, prosciutto crudo e Nutella (per Gino), succo di frutta.
È così che il mio spuntino si è trasformato... da una semplice idea. Tutto inizia da una semplice idea.
Parto e inizio a mangiare. Un fico, due fichi. Una susina grande come una pesca. Ma fichi e prugna non bastano, allora mi viene un'idea creativa. Le noci. Le noci con i fichi. Partono altri 3 fichi assieme a 3 noci. Poi una pesca grande come una mela. Poi un'altra susina gialla grande come una pesca.
E poi cedo. Ebbene sì amici e amiche. Con Gino davanti a me che azzannava un panino con pomodoro fresco, caprino, e crudo di Parma, non ho resistito alla tentazione. Allora giù un bel panino e mezzo (ovviamente senza il crudo del peccato).
Tutto qui? Tutte 'ste storie per un paio di panini al formaggio e quasi 1kg di frutta? Infatti non è tutto qui. L'inizio della fine è vicino. Vicino 30 metri, proprio nel bar che ci ha appena venduto il pane che stiamo azzannando (nel mini market era finito). Entriamo, due caffè, poi la domanda fatidica, domanda preparata da entrambi e posta con semplicità: avete delle torte?
"TOOOOOOOORTEEEEEEEE?" Chiede il barista.
"Ha chiesto se facciamo le torte..." Ripete divertito alla sua collega.
È in quel momento che capisco che avremo la nostra torta. Ma il parto è lungo, perché richiede un consulto in cucina. Poi arriva la risposta.
"Avremmo la crostata al mirtillo e quella alle prugne"
Le prugne mangiatele tu, penso. Così prendiamo due fette di crostata al mirtillo. Ma giusto prima che il barista prenda l'ordine, commetto il solito errore di chiedere.
"Due BELLE fette, se possibile".
Ecco fatto, la frittata è fatta. Arrivano le torte. Restiamo sconcertati. Il signore del Cayenne, che nel frattempo si è infilato a gamba tesa nella conversazione di pianificazione viaggio che stavamo facendo fra di noi, borbotta qualcosa. Il cielo si oscura, il barista commenta in dialetto locale.
Gino estrae la fotocamera professionale da combattimento, prova a fotografare le due torte, si avvicina, si allontana, zooma, schiaccia spegne molla trita bestemmia. CAZZO le torte non ci stanno nell'inquadratura. Troppo grandi per starci, troppo pesanti per spostarle. Ci rassegniamo: niente foto. Ma peggio ancora, non possiamo fare altro, dobbiamo mangiarle. La stima è piuttosto precisa: ciascun piattino contiene circa 1500 calorie. Vanno giù tutte, una dopo l'altra, senza nemmeno un po' di lubrificazione.
Nel frattempo, con le capacità di raziocinio imburrate nella base della crostata, quel losco leader di mercato col Cayenne sferra l'attacco finale al nostro pomeriggio ciclistico. Se ne esce con una strada alternativa: breve salita iniziale, poi tutto discesa, alcuni tratti di strada bianca. Gino abbocca immediatamente, come un vero pesce lesso. "Gino guarda che 4km con 400mt di dislivello implicano inequivocabilmente un dislivello medio del 10%" gli ricordo.
Niente, Gino è nella torta fino al collo. Mastica, la marmellata gli esce dalle orecchie. Non sente un cazzo. "Ma io non potrei fare sterrato, ho l'ernia" faccio presente al ricco proprietario di Porsche. Lui si sente toccato sul vivo, ha lavorato tutta la vita per comprarsi quell'auto, e nel suo lavoro non sono previste obiezioni. Il modello comportamentale a cui è abituato deve funzionare sempre, pensa, alla fine la vita è un lavoro che dura dall'inizio alla fine. La strada giusta è LA SUA.
Non c'è modo di farli riflettere. Uno parla, l'altro è sordo e mangia. Insomma partiamo per la strada alternativa. Pronti via.
Bella salita
13%!
L'una del pomeriggio!
35363353636 gradi centigradi!
La morte. La fine. Gino la roccia si spezza.
Ma è solo l'inizio. Siamo ancora sull'asfalto. Siamo ancora a 1000 metri.
Davanti c'è il futuro.
Arriviamo all'inizio dello sterrato. Bella strada. Con un certo traffico. Aguzzate un po' la vista. Cosa c’è dietro a Gino che arriva a tutta birra? Bahhh, questi Appennini…
Non è ancora finita. C'è il laghetto.
Bel laghetto.
Poi c'è la salita al valico. Quella temuta. Giustamente.
Ore 15.21: Gino si spezza per la seconda volta.
Ma non è tutto.
C'è la discesa. chilometri e chilometri di sterrato. Gino viaggia in condizioni disperate: il 66% degli agganci al telaio del suo portapacchi sono sostituiti da spago e nodi.
La mia ernia mi parla del terreno sconnesso.
Però abbiamo il tempo di una bella foto
Poi all'improvviso la strada migliora: ASFALTOOOOOO!
Ultime curve, ultime salite.
ARRIVOOOO!
Birra, cena leggera io, tagliata di manzo per Gino.
Diario, Camomilla, buonanotte!
Ecco tutte le tappe della pedalata sugli Appennini di "Jimmy e Gino":
Tappa 0: compitini pre-partenza Tappa 1: mezza tappa e riso gratis Tappa 2: tappa intera e gambe a pezzi Tappa 3: il Cayenne, la crostata assassina e boia chi molla Tappa 4: sì, sì... ma gli Appennini? Tappa 5: ultima cena Tappa 6: anche gli Appennini nel loro piccolo si alzano Tappa 6,5: shopping, ozio e dormite infinite Tappa 7: a volte ritornano Tappa 8: quasi 100 ma di meno
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