Un luogo ameno racchiuso tra le alte e, apparentemente, inviolabili vette di confine, quello tra Austria e Italia. Il passo Gelato in MTB collega due valloni alpini a un quota incredibile, quella di 2879 m, nel cuore del parco naturale gruppo di Tessa, in Alto Adige. Per conquistare questo piccolo paradiso in Terra si dovranno affrontare 2600 m di dislivello in paesaggi rocciosi e ostili dove le ruote della tua mountain bike faticheranno ad avanzare e dove ti ritroverai a imprecare contro un sibilo refrigerante, quello dell'alito alpino.
Dati tecnici
Anello del passo Gelato in MTB
DETTAGLI ITINERARIO
Partenza/Arrivo |
Merano |
Tempo |
2 giorni
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Dislivello |
2700 m |
Lunghezza |
93 km
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Terreno |
Asfalto: 60%
Sterrato: 40%
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Bici consigliata |
MTB
Adventure Bike (fino al Maso Gelato)
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VALUTAZIONE
Difficoltà |
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Panorama |
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Files GPS
Anello del passo Gelato in MTB
La ciclabile della val Venosta
Dopo aver parcheggiato l'auto nei pressi della stazione di Merano (punto di partenza raggiungibile anche con il treno e bici al seguito da Trento o Verona), costeggiamo l'ippodromo decantato anche da Rino Gaetano nella canzone Il cielo è sempre più blu senza perdere di vista le indicazioni per la ciclabile della val Venosta. Merano è una di quelle cttà davvero a misura d'uomo, vanto della provincia autonoma di Bolzano. Le piste cittadine dedicate alla bicicletta disegnano un reticolo ciclabile impressionante e viene da chiedersi se sia veramente così difficile replicarlo in altre città italiane o se sia solo questione di poca volontà o indifferenza da parte delle istituzioni locali. Presto, senza quasi rendercene conto, ci ritroviamo sulla ciclaile della val Venosta che connette l'asburgica Merano al passo Resia dove si trova il famoso lago con il campanile della vecchia Curon Venosta sommersa negli anni '50 per la realizzazione di una centrale idroelettrica. Il percorso procede tra i meleti alzandosi lentamente di quota in direzione di Lagundo. Due tornanti ci portano alle sedie giganti affacciate sulla vallata, un punto panoramico mozzafiato che permette di scorgere la corona di montagne più occidentali che proteggono la valle, la città di Merano e il birrificio Forst, una tappa obbligatoria appena fuori dall'itinerario per chi ama il nettare dorato. In pochi chilometri di facile pedalata entriamo a Naturno, giro di boa per imboccare la ripida e stretta val Senales, ai piedi di castel Juval.
La val Senales verticale
L'approccio con questa vallata della Alpi Retiche Meridionali è da subito brutale. L'accesso avviene mediante una lunga galleria (poco più di 1 km di lunghezza), perché la strada secondaria che permetterebbe di evitarla è inaccessibile per lavori in corso. Si fatica, si annaspa, si guadagna lentamente quota. Oltre il tunnel si riprende a respirare un po', ma la strada è stretta e nei fine settimana anche trafficata. Si continua a risalire l'insidiosa e verdeggiante gola dove il Rio di Senales si è ritagliato il suo piccolo spazio. A 1200 m, sul versante orografico destro della vallata si staglia il piccolo borgo di Certosa dove nel XIV secolo venne costruito un monastero a opera dei padri certosini. In questo punto, dalla parte opposta dell'avvalamento, si stacca la secondaria val di Fosse, una ripida valletta di 15 km che si arrampica tra masi fioriti, grandi prati e cime severe fino al passo Gelato, a quota 2879 m.
Camosci e notte in quota
La strada della val di Fosse si arrampica decisa solcando pendenze davvero impegnative. In Luglio la fioritura alpina è ancora all'apice della sua bellezza e numerose farfalle volano da un'infiorescenza all'altra inebriate dai profumi e dai colori. La resina degli abeti rossi e dei larici solletica l'olfatto stimolando anche la vista nel cercare la fonte di questo aroma. In una manciata di chilometri la vallata finalmente si apre mostrandosi in tutta la sua verticalità! Un camoscio sosta indifferente nell'erba, brucando con frenesia. Seguiamo controcorrente il rio Val di Fosse annaspando sugli strappi sterrati che seguono il passaggio dalla Gasthof Jägerrast. Sopra le nostre teste batte un forte sole estivo anche se la brezza montana non ci fa percepire eccessivo calore. I picchi più alti delle Alpi Retiche Meridionali superano abbondantemente i 3000 metri, ma per ora si celano alla nostra vista, nascosti dietro vette ugualmente austere, ma dalle quote più contenute. Tra soste fotografiche per immortalare qualche marmotta burlona, agili pedalate per superare i tratti più impervi e una pausa in un maso fiorito, la Rableid Alm, per rinfrescarci con una radler gigante, riusciamo a raggiungere la nostra meta di giornata, il maso Gelato (Eishof) a 2070 m circa, nel primo pomeriggio. Davanti al curato edificio è stato allestito una sorta di solarium con sedie a sdraio e tavolini dove rilassarsi e bere una seconda bibita ghiacciata, magari una birra! In questa parte dell'itinerario MTB verso il passo Gelato la vallata si allarga e le pendenze si annullano in una piana bucolica. Davanti a noi si stagliano imponenti le cime che cingono il passo Gelato dietro il quale si trova anche l'area del ghiacciaio del Similaun. Proprio ai piedi della massa ghiacciata venne ritrovato nel 1991 l'uomo dell'Hauslabjoch, meglio conosciuto con l'appellativo di Ötzi.
Maso Gelato non è la struttura più economica della val di Fosse, ma sicuramente è quella posizionata nella location più idilliaca e inoltre vengono preparati dei manicaretti deliziosi. Noi abbiamo assaggiato la vellutata di patate e cavolo cappuccio e i canederli di rape rosse con formaggio fuso.
La scalata finale
Dopo una notte fresca e silenziosa in una delle camerate del bell'edificio alpino e una colazione abbondante, partiamo presto alla volta del punto più alto di questo giro MTB nel gruppo di Tessa. La strada lastricata, prima docile e ideale per il riscaldamento, si trasforma presto in un sentiero militare più ardito. I tornanti diventano più stretti e insidiosi, le pendenze più austere, i paesaggi ancora più incredibili! I picchi sfiorano il cielo e sembrano guardare con curiosità i coraggiosi che si spingono fin quassù. Si sale, di continuo! In certi brevi tratti, sia per la stanchezza che per la difficoltà del fondo, siamo costretti a spingere, ma in questo modo riusciamo a goderci ancora più intensamente l'opera artistica di Madre Natura. Lungo gli ultimi metri, su single trail, accompagniamo con fatica la nostra MTB e finalmente ci ritroviamo al valico, davanti alla sagoma del rifugio Francesco Petrarca (Stettiner Hütte).
Tornanti in picchiata
Al passo Gelato restiamo inebriati dalle alte quote e dai quelle vette dai nomi impronunciabili che esaltano il senso di esplorazione e avventura mai completamente assopito in noi. Dopo una bevanda fresca iniziamo quella che si sarà essere un'impegnativa discesa fino a Lazins e alla val Passiria. Il fondo sassoso e sconnesso, le serie di tornanti a picco sulla vallata sosttostante e, in certi momenti, le pendenze spinte mettono a dura prova le nostre abilità tecniche e la tenuta degli pneumatici. Io cado rovinosamente su un tratto solcato da scanalature disegnate dall'acqua: rimedio qualche livido e delle escoriazioni su gambe e braccia, ma niente di serio per fortuna. La discesa continua per lunghi chilometri: alcuni intrepidi salgono con la bici sulle spalle, ma noi consigliamo di seguire il senso di marcia di questo itinerario per spingere meno (o fare portage!) in salita. Perdere quota richiede comunque un'ottima concentrazione, buone qualità tecniche e una discreta esperienza su single track e tracciati di questo genere. In qualche modo, affaticati e affamati, usciamo dalla parte più ostica del percorso ritrovandoci tra la vegetazione dei 1860 m dei Lazinser Alm dove ci concediamo una sosta per recuperare le energie e... i polsi. Su tracciati come questi, talvolta è più gravosa la discesa che la salita. Con questo pensiero in testa ingurgito una radler media e una fetta di cheesecake.
Risaltiamo in sella e tutto diventa più semplice. Raggiungiamo, e superiamo, Lazins ritrovandoci subito dopo nella più grande Plan. Costeggiamo il rio omonimo per poi lasciarlo, poco dopo, sotto di noi, a fondovalle, e proseguire in costa. La parte finale ci porta repentinamente a San Leonardo in Passiria, non così distante da Moso dove inizia la vera e propria arrampicata al passo Rombo.
La val Passiria in bici
Già nella periferia di San Leonardo riusciamo a immeterci sulla ciclabile della val Passiria che collega la località a Merano, la città dalla quale siamo partiti per questo giro in MTB nel gruppo del Tessa e dove termineremo l'anello. Abbiamo già affrontato questo itinerario ciclabile che per la maggior parte si svolge su fondo sterrato seguendo la vallata del Passirio. Le possibilità di sostare e rinfrescarsi nelle acque fresche del rio sono numerose per nostra fortuna: le temperature estive possono essere davvero incandescenti. In una ventina di chilometri in leggera discesa si rientra nell'elegante città del Burgraviato dove suggeriamo una visita o, almeno, una sosta di qualche ora per avere un'idea dei principali luoghi d'interesse. Il nostro giro in MTB nel gruppo del Tessa si conclude dopo 93 km e parecchi metri di dislivello in un ambiente incontaminato e poco, per fortuna, conosciuto al turismo.
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