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Monti Dauni fra bicicletta e tradizioni | Salita al Monte Cornacchia 3° parte
Scritto da Girumin
Il Cornacchia è il monte più alto della Puglia, sono 1152 metri sul livello del mare. Chissà perché si chiama “Monte Cornacchia”? Perché ha la forma di una Cornacchia? Perché ci sono molte Cornacchie? Non lo so, riconosco la mia ignoranza.
Ci sono montagne sulle quali si può salire tutto l’anno, ma ci sono montagne che danno il meglio di sé in giorni particolari. Questa è una montagna dalla quale si può vedere molto lontano, bisogna però saper cogliere il giorno giusto. Bisogna guardare il cielo, controllare il meteo e cercare la giornata limpida per meglio assaporare tutto l’orizzonte, magari si può aspettare che passi il temporale e spazzi via nuvole e foschia...
Salendo sul Monte Cornacchia
Devo però riconoscere che solitamente questa possibilità ce l’ha chi ci abita vicino. Purtroppo non è come il passaggio delle stelle comete che si possono prevedere, la giornata limpida non è cosi facile da prevedere e il tempo in montagna cambia velocemente. Che dire? Ci si può organizzare…
Puoi fare così: prepari lo zaino e lo carichi in macchina, la sera prima guardi per bene il meteo, se è buono vai a letto presto. Al mattino ti alzi presto perché sulle cime delle montagne bisogna arrivarci presto per vedere meglio il panorama. Dicevamo… ti alzi e controlli il tempo, se il tempo è buono parti, se il tempo non è buono… parti lo stesso!!! Suvvia! Cosa possono fare di male due gocce d’acqua!!! In ogni caso, anche se la giornata non è perfetta, dalla cima del Cornacchia si può godere di un ampio orizzonte. Anche questa è una montagna adatta alla bici.
La strada sterrata porta fino in cima, con una buona bici e delle buone gambe si può salire stando in sella.
Va fatto però con lo stile di chi sa pedalare convivendo pacificamente con gli altri abitanti del sentiero. La strada invita a una discesa veloce che non è però sempre gradita da chi sul sentiero passeggia allegramente e si gode la natura. Funziona così: in salita andate piano, tanto non potreste fare diversamente… e in discesa andate ancora piano e state attenti a grattuggiarvi sul sentiero e a non investire i poveri pedoni camminanti.
La salita non è difficile, la cima si vede da lontano, basta stare sulla strada e non ci si perde. A pochi decine di metri dalla strada sterrata si può dare un’occhiata al lago Pescara, uno specchio d’acqua a 900 metri alimentato da sorgenti sotterranee e piccoli rivoli d’acqua creati dallo scioglimento della neve.
Il monte Cornacchia, il bosco di Faeto e il lago Pescara sono Sic: Siti di Interesse Comunitario. Arriviamo in cima dove ci incontriamo con altri che sono saliti per il festival dei monti Dauni. Approfittiamo del ristoro organizzato nel rifugio sulla vetta proprio per chi sarebbe arrivato fin qua in occasione del festival. Mentre se ne vanno anche le ultime nuvole rientriamo a Faeto dove ci fermiamo per pranzo, anche oggi abbiamo modo di apprezzare la cucina locale, anche se nelle nostre pance non c’è più molto spazio da riempire.
P.S. Badate bene che ci sono due monti Cornacchia in giro per l’Italia, forse anche più di due. Uno è in Puglia e l’altro è Abruzzo, se impostate la richiesta sul navigatore poi magari vi ritrovate in una regione diversa da quella che stavate cercando.
Girumin ha trascorso tre giorni sui Monti Dauni scoprendone le tradizioni e il territorio, esplorando in bicicletta l'antica Via Traiana e poi il Monte Cornacchia. Se ti sei perso la prima parte del suo viaggio in bici, a piedi, gastronomico... lo trovi qui! Se non hai letto neppure la seconda tappa che parla della Via Traiana ma non solo, leggi qui!
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Girumin
La mia voglia di camminare parte dall’esigenza di vivere il rapporto con la natura. Ho avuto la fortuna di camminare su lunghi percorsi e di viaggiare in diversi paesi, anche meno conosciuti dal turismo tradizionale e ho vissuto alcune esperienze internazionali.
Sono forse stato inesorabilmente spinto dall’istinto naturale che porta a muoversi, a esplorare e a conoscere. Attratto dal bisogno di esserci in prima persona, di arrivare da qualche parte con le mie gambe. Qualche volta ho cercato di giocare con idee meno consuete e magari non sempre garantite.
Penso che il viaggio non sia solo andare lontano geograficamente, ma sia l’occasione per provare ad affrontare le cose in maniera diversa. Spesso per trovare il nuovo basta guardare le cose da un altro punto di vista.
Apprezzo la tecnologia più recente, ma anche le tecniche tradizionali e credo più nella voglia di fare che nella strumentazione più sofisticata.
Partendo da questa idea mi piace preparare un viaggio anche con le mani, per i lunghi cammini ho realizzato dei carrelli per portare il bagaglio e ho fatto qualche giretto con una Graziella e un carrello, ho poi sistemato una vecchia bici da uomo e ho costruito un altro carrello. Cerco idee nuove, ma esploro tecniche del passato come i bastoni di legno.
Nel corso del tempo ho raccolto molti appunti su equipaggiamento, abbigliamento, abitudini, tecniche ed esperienze varie che ho inserito in un libro scritto per la casa editrice “Terre di mezzo”.
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