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Madeira Madness: 300km in bici sull'isola atlantica

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Un percorso in bikepacking a Madeira, nell'arcipelago portoghese affacciato sull'Atlantico. Un anello per conoscere le coste e l'entroterra vulcanico di quest'isola dove buona gamba e spirito d'avventura possono fondersi con la buona cucina, il sole e il relax di una destinazione turistica dal clima mite tutto l'anno.

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Madeira in bici: informazioni e consigli

Ho percorso questo itinerario su Madeira in bikepacking in 8 giorni (più un paio d'ore di spostamento il giorno dell'arrivo) e a causa del clima ballerino non ho pedalato completamente il tracciato previsto, tagliando in particolare una giornata in quota.

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Non solo Madera è molto umida, trovandosi sulla rotta della corrente del Golfo, ma è particolarmente montuosa e non esiste pianura, quindi anche sulla costa le strade sono un continuo saliscendi appagante ma faticoso: preparati a sudare parecchio!?

Per avere tutti i dettagli più operativi ti rimando alle schede in fondo all'articolo dove troverai anche qualche link utile per organizzare il tuo viaggio.

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Come sempre quando pedali su un'isola, il suggerimento è quello di farlo in senso antiorario, per avere il mare (e quindi si suppone anche i punti panoramici) quanto più vicino possibile. Anche in questo caso dunque l'itinerario che ho seguito è stato affrontato in senso antiorario ma nessuno ti vieta di seguirlo anche in verso opposto: i sentieri pedalati sono percorribili in entrambi i sensi di marcia.

Madeira in bici: bikepacking o cicloturismo?

La conformazione di Madeira la rende decisamente più adatta alla mountain bike che al cicloturismo classico, anche perché i sentieri dove dissetare la propria voglia di adrenalina non mancano. Le gravel roads ci sono ma non sono moltissime e tutte si trovano in quota: il mio si può definire un viaggio gravel, nel senso che ho percorso strade, levadas e sterrate fattibili anche con una bici gravel ma la percentuale di asfalto supera di gran lunga quella sterrata.

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Prima di descrivere il percorso da me seguito, ti propongo una panoramica delle principali vie percorribili così da poterti dare un quadro completo. Queste informazioni ti saranno utili se vuoi pianificare un tuo viaggio in bici, mentre se vuoi seguire il mio itinerario puoi evitare di leggere questo capitolo e passare direttamente al successivo.

Strade

Le strade asfaltate ci sono, ma soprattutto sulla costa nord l'unica via percorribile è in gran parte costituita da tunnel, mentre la vecchia ER101 presente sulle mappe è ormai un sentiero privo di manutenzione e invaso da rocce cadute dalle alte pareti sovrastanti (e a ogni accesso viene ricordato che si procede a proprio rischio e pericolo) se non in alcuni brevi tratti.

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A sud la strada è molto più piacevole anche se ondulata e credo che in estate venga invasa da molte più auto di quante non siano presenti in inverno.

Le strade secondarie asfaltate sono di solito delle rampe che salgono dritto per dritto sulle pendici della catena centrale dell'isola con pendenze da capogiro che fanno impallidire anche le più cattive rampe di garage che tu conosca.

Per questo motivo riuscire a pedalare fuori dalle strade rende il viaggio più interessante.

Gravel

I percorsi sterrati e le strade gravel non mancano sull'isola ma per poterli raggiunge si dovrà sudare un po' perché nella maggior parte dei casi si trovano in quota.

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In particolare la zona sud-est e i pendii più dolci a ovest sono le aree dove si concentrano la maggior parte delle sterrate carrozzabili, piacevolissime da pedalare perché spesso salgono o scendono seguendo l'andamento del terreno entrando e uscendo dalle varie vallate. Un'alternativa spettacolare ma da un seguire con attenzione sono le levadas.

Levadas

Nei secoli l'abbondanza di acqua dell'entroterra di Madeira è stato sfruttato per colonizzare la costa. Ma non tutte le località costiere disponevano di acqua corrente e per poterla portare si è realizzata una fitta rete di canali irrigui detti levadas, che hanno permesso di coltivare un po' in tutta l'isola.

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Questa rete di oltre 3000 km a pendenze irrisorie è affiancata da sentieri di manutenzione più o meno ampi e manutentati. Nel percorso che ho seguito è capitato di pedalare alcune levadas, dalle più semplici e ampie fino ad alcuni tratti stretti ed esposti da fare a piedi, sconsigliabili ai meno esperti e da evitare assolutamente con borse da cicloturismo o bici molto cariche (c'è anche qualche scalinata da passare). In particolare la levada dos Tornos seguita il primo e l'ultimo giorno di viaggio.

Madeira Madness: il percorso

Ma veniamo al succo dell'articolo e cerchiamo di descrivere il percorso di questo itinerario bikepacking a Madeira.

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Cachico, il trail e la prima levada

L'aeroporto dell'isola si trova sul lato sud-est e da lì sono partito, rimontando la bici direttamente in aeroporto. Essendo già sera, ho cercato di spostarmi verso est per trovare un luogo comodo e tranquillo per la prima notte di campeggio libero.

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Passato letteralmente sotto alle piste di atterraggio degli aerei, lungomare, ho purtroppo scoperto che la strada costiera (Estrada da Queimada) era chiusa e sono stato costretto a risalire un po' prima di trovare un bel sentiero pendente in discesa verso la baia di Machico. Un panino veloce per cena e via, si risale la strada regionale 214 verso Caniçal fino a poco prima dell'imbocco del tunnel sommitale. Sulla destra si stacca una strada che conduce al Pico do Facho dove sono presenti delle antenne, un miradouro (punto panoramico) e, poco sotto, un prato dove decido di piazzare la tenda al tramonto.

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Peccato che proprio quella sera gli abitanti di Caniçal avessero deciso di organizzare una manifestazione di corsa in montagna che passasse sul sentiero a fianco del quale avevo deciso di campeggiare: non mi è restato altro da fare che uscire e unirmi ai tifosi che nel frattempo avevano fatto capannella di fianco alla mia tenda.

L'indomani inforco di nuovo la bici e cerco di prendere confidenza con le borse da bikepacking di cui non sono mai stato un grande amante. Il processo di riempimento e allaccio alla bici fila liscio e riprendo la pedalata tornando per poche centinaia di metri sui miei passi.

All'inizio del tunnel, sul lato opposto della strada, termina la Levada do Caniçal che porta acqua al paesino più orientale dell'isola.

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La imbocco e subito mi rendo conto che dovrò affinare le mie doti di guida per seguire lo stretto sentierino e non finire nel canale. Il cielo terso mi regala subito bellissimi scorci su Machico più in basso. A un certo punto la levada, anziché seguire il profilo della montagna come ha fatto finora, tira dirtto e si infila in un tunnel. In un primo momento penso: ecco, fine del divertimento, mi tocca tornare indietro e prendere la strada. In realtà la galleria scavata nella roccia è sufficientemente alta da permettere il passaggio di una persona e così non resta che accendere la luce frontale e proseguire.

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Le pendenze irrisorie e la possibiltà di pedalare, anche se a un'andatura ridotta, mi fanno divertire ma purtroppo la levada finisce nei pressi della località Morocos e subito la strada presenta il conto con pendenze a doppia cifra verso Santo Antonio da Serra (abbreviato anche in Santo da Serra).

Santo da Serra e la poncha

Un ultimo strappo terrificante, anche se asfaltato, mi costringe a scendere e spingere per poche centinaia di metri.

Un piatto pantagruelico di picado è la giusta ricompensa a tanto sforzo.

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La nebbia purtroppo cala rapida e umida accompagnando il mio avventuroso pomeriggio lungo la Levada dos Tornos. Il canale irriguo si rivelerà piuttosto esposto a mezza costa in alcune vallette rocciose e selvagge. Prima alcuni tronchi schiantati sul canale mi costringono a fare l'equilibrista con la bici sulle spalle e poi una scalinata in pietra sul vuoto mette a dura prova le mie vertigini.

Puoi comunque evitare questa levada salendo sulla strada regionale 110.

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Ad Aguas Mansas, appena fuori dalla levada, ritrovo proprio la regionale 110 e un pub stracolmo di persone che guarda una partita e beve una bevanda gialla. Chiedo cosa sia e mi viene risposto: "Poncha".

"Ma è alcolico?" mi informo

"C'è solo un po' di rum" mi rassicura il barista

"Aggiudicato" sentenzio visto che ormai la salita è conclusa e non mi resta altro da fare se non cercare un prato per accamparmi.

Scoprirò poi che la poncha è la bevanda regionale per eccellenza, sia a base di limone che a base di maracuja.

Finito di scaldare l'animo, riprendo la bici e subito trovo una bella sterrata che mi riconduce verso oriente fino a imboccare un altro canale, questa volta molto più ampio e pedalabile, la levada da Serra do Faial.

Chiudo la giornata piazzando la tenda in una radura al fianco del canale, tra piante di eucalipto che ululano sulla mia testa sferzate dal vento.

Portela e il freeride mancato

L'indomani il risveglio è baciato da un'alba violacea che colora le rade nuvole all'orizzonte. Riprendo il percorso dopo aver impiegato oltre un'ora a preparare la bici. La levada da Serra do Faial prosegue divertente e pedalabile fino alla località Lombo da Raiz dove incrocia e si unisce alla levada do Furado. La seguo, su quella che ormai è diventata una strada ampia e carrozzabile, per poche centinaia di metri per poi proseguire sul percorso più ampio in una ripida discesa che da Lamaceiros riprende l'asfalto fino alla località Portela, come dice il nome porta d'accesso orientale al Nord dell'isola.

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Sulla mappa però io ho notato un sentiero che aggira le montagne sulla costa e sembra interessante quindi riprendo la strada, sterrata e meravigliosamente panoramica, verso sud. La forestale attraversa la serra das Funduras scendendo e risalendo le vallate sud-orientali fino a raggiungere il pico do Furado, panoramico e ventoso.

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Un grande cartello in legno spezzato a metà indica che il sentiero da qui in avanti è un percorso freeride.

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Leggerlo non mi rassicura per nulla ma ci provo e inizio una discesa subito pendente e tecnica che mi costringe a scendere di sella. Un paio di tornanti e mi rendo conto che questo tracciato è troppo tecnico per i miei mezzi. Mi fermo, ragiono e decido di tornare, non senza fatica, verso l'alto. L'alternativa sarebbe stata proseguire verso la baia e la Vereda do Larano ma il rischio di dover risalire più tardi mi fa presto rinunciare. Mi riprometto di tenere in sospeso questo sentiero per eventuali future esplorazioni di Madeira in MTB.

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Impiego un'ora circa a fare 200m di sentiero e ritornare al pico nel cuore della serra das Funduras. Ripercorro qualche chilometro di strada forestale e a un bivio decido di provare un'altra strada gravel, diversa da quella dell'andata, per ritornare verso Portela, da dove proseguirò poi su asfalto.

La scelta stavolta è azzeccata e il percorso divertente e affascinante, immerso nella foresta. Spuntato su asfalto ritrovo anche le pendenze delle strade secondarie, con punte al 19% che mi riportano in pochi chilometri al valico.

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Non è ancora mezzogiorno e appena oltre il centro (quattro case in croce), un panorama strepitoso si apre sulla costa nord dell'isola e Porto da Cruz.

Un arco sull'oceano

La picchiata verso Porto da Cruz è fresca perché completamente esposta a nord. Anche in questo caso lascio perdere il sentiero che avevo pensato di fare studiandolo sulla mappa (ma pieno di scalinate e pendenze da capogiro) e mi metto il cuore in pace scendendo dall'asfalto. Non appena possibile lascio la strada regionale anche se il traffico a quest'ora e in questo periodo è irrisorio. Le pendenze, se possibile, aumentano ancora e benedico i freni idraulici nell'ultima panoramica retta che mi catapulta direttamente nel piccolo e sonnolento borgo di Porto da Cruz.

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A parte qualche sparuto turista seduto al bar di fronte all'oceano e un paio di anziani che si godono il sole meridiano come lucertole, le vie del paesino sono deserte. Raggiungo una bella spiaggia dove giunge il sentiero che avevo pensato di seguire ma vedendo le scogliere più a valle non mi pento della scelta.

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Se sono arrivato fino in riva all'Oceano, so già cosa mi aspetta e non mi faccio sorprendere. Alleggerisco il rapporto fino ad arrivare su quello più agile in poche pedalate. Un punto panoramico su un tornante è un'ottima scusa per una sosta. La strada serpeggia sul versante montuoso ma stavolta la salita non è né impossibile né troppo lunga. Un'altra rapida discesa e raggiungo la Ribeira do Faial, stavolta senza raggiungere le rive dell'oceano. Il paese infatti si trova in quota e solo dopo aver sputato sangue ancora per un paio di chilometri posso fare una sosta al bar per dissetarmi. 

Le fatiche non sono concluse e alzando lo sguardo si intuisce la strada che taglia il pendio. Sono quattro chilometri di salita, stavolta non impossibile. In cima un altro meraviglioso punto panoramico mi regala altri scorci di costa selvaggia. È il tramonto e sono indeciso: pochi chilometri più avanti, nella conca oltre il valico, si trova Santana e così mi faccio tentare da un pasto e un letto caldo, lasciando la tenda nella sua borsa per questa notte.

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Birra e picado chiudono una lunga giornata di pedalate.

La costa settentrionale e la pioggia

Il mattino successivo il sole splende su Santana e subito, lasciate le ultime case, mi vado a tuffare su un altro sentiero selciato molto panoramico e pendente che si precipita nella baia di S. Jorge. La serpentina divertente è meravigliosa e lo stretto canyon che raggiunge il mare non è da meno. A parte un enorme edificio che ha rovinato le immediate vicinanze della spiaggia in ciottoli neri, il contesto è idilliaco e una vecchia strada in pietra chiusa da un arco sull'oceano resteranno il mio posto del cuore di questo viaggio in bikepacking a Madeira.

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Indugio il più possibile ad ascoltare la risacca delle onde ma poi riparto: il sentiero di risalita studiato a tavolino è improponibile e così aggiro l'ostacolo tornando sulla strada regionale 211 che non lascerò più fino al paese di Boa Ventura. 

Un unico sussulto me lo provoca la prima galleria, poco oltre Arco de São Jorge. In realtà è breve e ben illuminata anche se stretta e governata da un semaforo per il senso unico alternato. Purtroppo mentre mangio un panino a Boa Ventura scopro che la strada è interrotta per lavori e anche la vecchia ER101 che costeggia l'oceano ormai è impraticabile per lunghissimi tratti. 

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Sono costretto a imboccare la serie di lunghe gallerie della strada principale VE1 (poi VE4), che avevo cercato di evitare come la peste nella mia pianificazione. Per fortuna il periodo (dicembre) è fuori stagione e il traffico davvero poco. Riesco a evitare solo l'ultimo lungo tunnel verso São Vicente restando sulla regionale 211 che qui è percorribile. 

Il centro del borgo è carino: i vicoli ciottolati e le case dipinte di bianco con gli infissi tutti uguali. Da qui si inoltra verso l'entroterra una vallata che attraversa il parco naturale di Madeira e permette di attraversare l'isola da nord a sud.

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Il mio piano è diverso: su uno dei versanti del parco sale una serpentina sterrata verso il pico Ruivo du Paul (1640 m). Il giorno seguente vorrei tentare la fortuna per poi ridiscendere a Porto Moniz da una serie di sentieri che puntano verso nord-ovest. Per oggi mi limito a avvicinarmi il più possibile all'imbocco della sterrata: la strada sale ruvida in mezzo alle case fino a una frazione chiamata Ginjas, già a 500 m di quota. Sopra alle ultime abitazioni si trovano due terrazzamenti enormi ed è proprio lì che l'asfalto lascia spazio alla nuda terra. Mi fermo e decido che sia un posto perfetto per campeggiare.

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Il risveglio mi regala un ticchettìo noto e poco amato sulla tenda: pioggia, forte e costante. 

Resto nel sacco a pelo finché non sento che l'intensità del suono cala un po' così prendo coraggio e mi preparo. Sapevo che oggi avrebbe potuto essere una giornata negativa e così mi decido subito: impacchetto tutto e torno sui miei passi, rinchiudendomi quasi subito nel primo bar incontrato per proteggermi da uno scroscio potente. Sono già fradicio e non ho fatto nemmeno 2 km!63 madeira in bici

Lascierò al futuro la salita in quota: non ha senso con questa giornata e le previsioni dicono che andrà avanti così tutto il giorno. Porto Moniz è a 20 km quindi me la prendo con calma: anche oggi sarà un viaggio in gran parte sottoterra viste le tante gallerie della strada costiera ma quando le imbocco sono quasi felice perché mi proteggono dalla pioggia incessante. Tra l'altro alcune sono in salita e mi fanno sudare non poco. 

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L'unica nota lieta della giornata è il passaggio a Ribeira da Janela, dove un attimo di tregua mi concede di ammirare i faraglioni splendidi senza pioggia. Questa in realtà avrebbe dovuto essere la meta odierna visto che proprio qui è presente l'unico campeggio gestito di Madeira (gli altri sono tutti liberi e nell'entroterra, trovi maggiori informazioni nella scheda "Dove dormire" in fondo all'articolo) ma il meteo pazzo mi convince a trovare riparo in una struttura a Porto Moniz, una manciata di chilometri più avanti.

Le scogliere della cittadina più isolata di Madeira, esposta ai venti di nord-est, sono meravigliose e qualcuno ha anche il coraggio di fare il bagno nelle piscine realizzate tra le rocce. Io mi rifugio in stanza per un po' per deumidificarmi, prima di concedermi un bel pescado a cena.

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Le gravel roads di Madeira

Il vento che si è alzato alla sera, ha portato via le nuvole dense di pioggia e lasciato qualche strascico che mi accompagna mentre risalgo la durissima salita che abbandona Porto Moniz. Oggi si ritorna verso sud e l'idea è quella di farlo salendo un po' più in quota tra le foreste e i prati dell'entroterra, sfruttando le molte gravel roads di questa parte di isola. Ma prima risalgo il pendio fino a Santa dove voglio raggiungere un bel punto panoramico sulla parte più occidentale dell'isola: di fronte a me solo oceano e laggiù oltre l'orizzonte le Americhe.

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L'ennesima rampa impossibile mi porta all'imbocco di una levada che però è chiusa per motivi di sicurezza. La strada parallela non è comunque male e praticamente senza traffico quindi pedalo più speditamente verso Achadas da Cruz dove inizia la strada sterrata che mi porterà verso il Pico do Chiqueiro, appena sotto i 1000 m. Il fondo bagnato è liscio come il ghiaccio e altrettanto scivoloso ma i panorami iniziano ad aprirsi e il silenzio è rotto solo dal vento che sferza le cime degli alberi.

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Pochi metri sulla strada e subito torno a deviare su sterrato verso altre vallate. Dentro e fuori, fuori e dentro, su e giù. Supero appena i 1000 m e la strada che resta in costa diventa una meraviglia. L'unica cosa che stona è tutto il nero della cenere e delle braci di un recente incendio che ha devastato questo lato dell'isola per centinaia di ettari. Le felci verdi acceso sono un contrasto forte e l'indice che la vita va avanti, ma tutto il resto ha l'aspetto della morte.

Giunto sopra Fajã da Ovelha decido di scendere per cercare un po' di rifornimento e la discesa si rivela rapida ma divertente, sempre su strada forestale. Ritrovato l'asfalto, incontro subito anche un bar dove mi disseto e mangio un bolo do coco. Segeundo la strada reginale 222 per pochi chilometri mi sposto a Maloeira dove riprendo repentinamente quota per trovare un'altra forestale e cercare un luogo dove accamparmi, ancora una volta tra gli eucalipti che ululano al vento e sembra debbano cadermi in testa da un momento all'altro.

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La notte passa indenne e così riprendo quota sempre su una bellissima gravel che prima mi impegna un po' e poi resta a mezza costa per un po'. La picchiata conclusiva è ancora una volta di quelle da consumare chili e chili di pastiglie dei freni e Calheta arriva in quattro e quattr'otto.

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Il sud e Funchal

Una colazione, diventata ormai un brunch, fa iniziare l'ultima parte di viaggio, più turistica e meno avventurosa. Da Calheta in poi, fino a Funchal, pedalerò su asfalto, passando in gran parte sulla ER222 che si inerpica e scende sull'oceano a intervalli. Ma prima decido di farmi del male imboccando quella che sembra una bella stradina secondaria. In due chilometri mi porterà a superare oltre 400 m di dislivello e io maledirò ogni centrimetro.

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A Ribeira Brava passo una prima notte mangiando churros e bevendo poncha per festeggiare l'arrivo nel profondo sud. Al mattino successivo prendo di slancio la lunga ma pedalabile salita che mi conduce al Miradouro di Cabo Girão, un balcone affacciato su una scogliera di 580m!

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La discesa pennellata mi conduce a Camara de Lobos dove imbocco una passerella lungo mare vietata alle bici: procedo a passo d'uomo salutando e fermandomi per far passare i pedoni e alla seconda spiaggia decido che oggi sia la giornata giusta e soleggiata a sufficienza per levarmi di dosso tutti i vestiti sudati, tenere solo il fondello e tuffarmi tra le onde.

77 madeira in biciL'acqua non è affatto male e ci prendo gusto trascorrendo un paio d'ore e facendo qualche rapido bagno. Funchal non è distante e me la prendo comoda anche perché ormai non ci sono altre asperità. Arrivo al porto e subito mi ritrovo davanti alla statua di Cristiano Ronaldo, il campione nato qui e vero orgoglio dell'isola: proprio di fronte alla statua si trova il museo che gli è stato dedicato.

Funchal, il capoluogo di Madeira, è una città raccolta attorno al vecchio centro, piacevole e vivace. Dopo essermi sistemato lascio la bici e passeggio per i vicoli ciottolati, respirando un po' di clima natalizio che, a dirla tutta, faccio fatica a digerire a 20°C!

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Manca un'ultima giornata di pedalata per avvicinarmi il più possibile all'aeroporto ma siccome Santa Cruz è vicina, decido di allungare un po' il giro e risalire verso Choupana, sobborgo ai piedi del Pico do Infante. Come ormai ho imparato, le rampe non mancano e arranco ancora una volta ma ben presto mi ritrovo, dopo una chiacchierata con dei bikers locali, a incrociare la strada Caminho dos Pretos. Un'ultima erta ciottolata mi conduce all'imbocco della levada da Serra do Faial, un itinerario piacevole e facile tra le ennesime foreste d'eucalipto. Trascorro buona parte della mattinata qui e appena ne esco trovo un baretto per gustarmi l'ultimo bolo de coco.

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A Camacha, dopo una rapida discesa, incontro un'altra levada che avevo già pedalato più a oriente il primo giorno di viaggio: la levada dos Tornos. Se me la fossi ricordata avrei probabilmente evitato di imboccarla perché è stata la più avventurosa e pericolosa affrontata. Anche questo tratto si rivela stretto e esposto: sono costretto a spingere la bici per un bel po'. Supero anche un paio di gallerie ma a un certo punto una cascatella piomba dritta sul percorso e io non posso far altro che passarci sotto per oltrepassarla. Fortunatamente dopo un bel po' di spinta riesco a risalire in sella e concludere anche questa levada indenne.

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Il finale di giornata è tutto in discesa su asfalto e ben presto raggiungo Santa Cruz, a un paio di chilometri dall'aeroporto. 

Il giorno seguente ho il volo di rientro e pedalo fino all'aeroporto dove ho lasciato in deposito lo scatolone (un salasso!) e posso smontare la bici e imballarla comodamente.

Si chiude così questo anello di Madeira in bici e bikepacking. L'isola mi ha regalato alcune meravigliose giornate immerso nella natura e sono certo che se deciderai di venire qui non ti pentirai della scelta, soprattutto se stai cercando di fuggire dalle fredde giornate invernali italiane.

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  • Il panorama sulla costa orientale dal Pico do Furado
  • La baia di San Jorge e il sentiero per raggiungerla da Santana
  • Le innumerevoli levadas che attraversano i pendii dell'isola
  • Ribeira da Janela e i suoi faraglioni
  • Le gravel roads dell'entroterra
  • Un bagno nell'oceano a Praia Formosa
  • La statua e il CR7 museum al porto di Funchal
  • Come raggiungo Madeira? Da Orio al Serio Ryanair propone collegamenti aerei diretti bisettimanali con l'aeroporto di Santa Cruz. Raggiungere Madeira con il traghetto non è semplice e allo stato attuale sembrerebbe esserci solo la compagnia GSLines che offre un trasporto passeggeri sulle loro navi cargo ma le cose cambiano di anno in anno quindi ti suggerisco, se questa è la via che vuoi intraprendere, di chiedere di volta in volta alle varie compagnie di servizio.
  • L'itinerario è segnalato? L'itinerario non è segnalato, è stato tracciato da noi e può essere migliorato in alcuni passaggi, per questo ti suggerisco di scaricare la traccia GPS ma leggere anche attentamente la descrizione del percorso.
  • Sono presenti fontane o fonti d'acqua in generale? Madeira è un'isola tropicale umida e ricca di montagne e fonti d'acqua. L'acqua dal rubinetto è praticamente sempre potabile.
  • Com'è la qualità delle strade dell'itinerario? Il percorso si svolge su sterrati di vario livello come già specificato sopra. Si va dall'asfalto alle gravel roads passando per alcune levadas tecniche e esposte da fare a spinta.
  • Documenti necessari: Madeira è una regione del Portogallo quindi ai cittadini italiani ed europei per l'ingresso è sufficiente la carta d'identità in corso di validità.
  • Moneta: la valuta è l'euro
  • Madeira è un'isola molto turistica quindi lungo il percorso è possibile dormire in diverse strutture di vario livello e costo.
  • Il campeggio libero è ammesso anche se limitato alle aree predisposte che si trovano quasi tutte nell'entroterra e dopo averne fatto richiesta sul sito madeiracamping.com dove trovi una mappa di tutte le aree di campeggio e il link per richiedere il permesso. Un campeggio gestito è presente a Ribeira Janela mentre l'altro campeggio sulla costa si trova sulla penisola di Ponta de São Lourenço.
  • Cosa mangiare lungo l'itinerario? La cucina di Madeira è ricca, gustosa e molto proteica. Carne e pesce sono le principali pietanze: il picadobolo do caco, pane tipico dell'isola, spesso condito con abbondanti dosi di aglio e ripieno di carne o tonno, è uno dei piatti che ho mangiato spesso a pranzo perché si trova in tanti bar e locali.
  • Dove mangiare lungo l'itinerario? Lungo il percorso sono presenti numerosi ristoranti in quasi tutte le località principali e sulle strade. Anche lungo le levadas più frequentate dai trekkers, negli incroci con i paesini, si trovano piccoli bar per fare rifornimento.
  • Visit Madeira: portale turistico ufficiale dell'arcipelago di Madeira
  • Visit Portugal: la pagina dedicata all'arcipelago del sito ufficiale del turismo portoghese
  • Madeira Camping: il sito dove trovare i campeggi e richiedere il permesso per accamparsi
  • Cycling Madeira: un sito con informazioni e percorsi per bici da strada e MTB sull'isola
 
 
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Leo

ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.

EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.