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Madagascar

Madagascar in bicicletta: tra lemuri, baobab e i ragazzi di Fanovo

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Ogni partenza ha le sue emozioni ed ogni ritorno... idem. Emozioni diverse, la prima per l’incognita della scoperta, la seconda per avere scoperto l’incognita. Emozioni diverse ma uguali, entrambe capaci di generare la stessa fibrillazione, confusione e, a volte, nostalgia.
Un cicloturista può raccontare le proprie esperienze sui pedali, io per primo, in termini di distanze percorse, cime raggiunte, ore trascorse sui pedali... ma non è questo ciò che posso raccontare della recente esperienza in Madagascar in bici.
ritorno a occidente indice Georgia
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Quella malgascia è stata la pedalata dove ho percorso il minor numero di chilometri ma ho raggiunto le distanze più lontane quelle che si misurano con il metro delle emozioni e che, dopo aver fatto la somma, ti lasciano un totale che, a dir poco, ti cambia dentro.
Se ho definito Cuba come, “l’esperienza del si può fare senza”, per il Madagascar devo dire che è stata “l’esperienza del sopravvivere, senza nulla, nemmeno il minimo”.
Un’esperienza però che ribalta il pensiero comune che povertà sia sinonimo di tristezza dato che, e non lo avrei mai immaginato, dietro tanta povertà si nasconde una grande, anzi grandissima ricchezza, quella umana quella che ho trovato nel popolo malgascio.giancarlo e ragazzi fanovo
Dopo avere pedalato in diversi paesi piuttosto civilizzati (Stati Uniti, Canada, Cuba, Islanda, Europa Centrale e Orientale), sentivo il desiderio di visitarne anche altri un po’ più “selvaggi”, per vivere emozioni ed esperienze nuove. Il Madagascar è entrato subito nella top list delle mie preferenze. Sentivo inoltre il desiderio di fare un viaggio diverso, volevo unire alla pedalata “sportiva” anche una causa umanitaria, provare ad aiutare, con il mio viaggio, in qualche modo, persone nello stato di bisogno. in bici viale dei baobab
Prima di partire per il Madagascar sono entrato in contatto con la Onlus italiana Averiko, che cura progetti di miglioramento sociale e culturale in quel paese. Insieme ai responsabili della onlus abbiamo progettato e creato una campagna di crowdfunding legata a questa pedalata e finalizzata a reperire risorse da destinare al centro sociale e culturale “Fanovo”, nella città di Fianarantsoa, al centro del Madagascar.madagascar in bici giancy
Dal punto di vista pratico, prima della partenza, mi ero molto preoccupato dell’organizzazione logistica del viaggio. Mi facevo molte domande alle quali non trovavo risposta (usare la tenda da campeggio o dormire in ostello? Cucinare in autonomia oppure no?); le risposte sono arrivate, per la maggior parte, solo a pedalata iniziata quando sul posto ho capito che avrei tranquillamente potuto alloggiare nei vari tipi di strutture ricettive, pur se spesso molto spartane, ma sempre capaci di offrirmi un tranquillo riparo e pasti pronti.frutta tropicale
 

Madagascar in bici: l'itinerario

Sono partito dalla capitale Antananarivo e, con tappe giornaliere mediamente di 70/100 km, ho raggiunto il sud dell’isola percorrendo la Route National 7 fino alla città di Toliara, da cui poi ho risalito la costa fino a Mangily. raccolta fienoSul percorso non mi sono fatto mancare le soste nei meravigliosi paradisi di cui è ricca questa isola: ho attraversato l’altipiano oltre Ambalavao, dolci panettoni, rotondeggianti come colline senesi, per raggiungere il Parco Nazionale di Anjia ed i suoi lemuri saltellanti;  ho sudato come sui valichi appenninici per giungere ad Ihosy e poi ho seguito un trekking nel Parco Nazionale di dell’Isahlo; mi sono riposato sulle spiagge tropicali e acque cristalline di Mangily per prepararmi a visitare i Parchi Ranomafana e Andasibe camminando tra flora e fauna endemica e autoctona. camaleonteHo atteso il tramonto sul Viale dei Baobab a Morondava, il parco dei Baobab a Mangily e ho incontrato Lemuri di varie specie dal muso curioso.lemuri
850 km in un crescendo di entusiasmo che aumentava sempre di più ogni volta che la Natura mi sorprendeva con la sua biodiversità, flora e fauna uniche, così come anche le persone con i loro calorosi saluti e classico “salama vazha“.
Non voglio tralasciare di parlare dei  meravigliosi incontri con le realtà no profit, molte di bandiera Italiana, che in Madagascar si preoccupano di portare istruzione, cultura, medicina e civilizzazione. Tra queste una menzione speciale va all’associazione Mondobimbi onlus, che gestisce il villaggio scolastico Afaka nella città di Toliara. Sono stato ospitato nella loro struttura, con i ragazzi ho condiviso cibo, un po’ di italiano e un po’ di bicicletta. Ho visto come in quel centro loro trovino ciò che non avrebbero mai al di fuori, inclusi pasti ogni giorno, sostegno medico-sanitario e naturalmente l’istruzione scolastica.un sorriso è per sempre

Ospitalità malgascia e sorrisi

Quando dicevo “Madagascar in bicicletta” vedevo i miei interlocutori sgranare gli occhi ed esortarmi a desistere. Ora posso raccontare e confermare che non ho avuto alcun problema. Sul percorso, al contrario, ho sperimentato e toccato con mano la solarità, la generosità e la gentilezza di un popolo estremamente povero ma ricco di umanità e dignità, tanto da lasciarmi spesso incredulo e profondamente toccato.
Sì, è vero, esistono zone nelle quali per ragioni logistiche o di sicurezza non è consigliata la circolazione, soprattutto per mezzi lenti come la bicicletta.
In quei casi ho utilizzato i trasporti locali, caricando la bicicletta sul tetto del taxi-brousse. Ho potuto così sperimentare quanto rispetto e protezione mi sentissi addosso dai locali che volevano fare del mio viaggio una tranquilla esperienza.a scuola madagascar
Vorrei davvero che il Madagascar fosse meta turistica per molti e fosse visitato con occhi diversi, percorrendo le rotte non battute classicamente dai viaggiatori alla ricerca del tutto pronto e del tutto fatto,  vorrei che fosse una meta più vicina a programmi di viaggi solidali dove viene data priorità al contatto con persone e con le realtà locali.
Il Madagascar non è un viaggio, ma una serie di esperienze che chiunque abbia la fortuna di vivere si porterà dentro per sempre al punto che, come è accaduto a me, al ritorno ti mancheranno quelle persone e ti mancherà tanto quel poco che da loro hai ricevuto. Un poco che è, in realtà, tantissimo.
Ho scoperto come siano un popolo dalle spiccate attitudine, per esempio, nei riguardi di arte e artigianato, musica e danza, un popolo dignitoso dagli sguardi che non ti abbandonano mai, soprattutto quelli dei bimbi.
Ho trovato in loro una naturale predisposizione ad imparare le lingue straniere che, unito alla loro grande forza di volontà, li renderebbe davvero capaci di fare grandi cose, se avessero mezzi a disposizione.in bici
Un popolo che non puoi dimenticare, né sottovalutare, anzi. Hanno rispetto e riconoscenza e, anche se sei straniero, sconosciuto, sei una persona che va salutata sempre, in ogni momento. Io mi ero dimenticato l’effetto che può produrre ricevere saluti da sconosciuti.
Ciò che più spesso, spessissimo, mi ha tolto il fiato sono stati gli incontri, gli occhi, la voce, lo sguardo e il cuore delle persone, soprattutto dei bambini. I loro sorrisi e saluti sinceri rivolti a uno sconosciuto come me, strano soggetto su una bicicletta rossa per le strade del loro paese. lavori in corsoCuriosità che non hanno mai esitato a manifestare avvicinandosi, interrogandoti a volte assalendoti curiosi e tutto ciò mi ha ogni volta purificato l’anima.
Confesso che il Madagascar ha stravolto ogni ordine di pensiero sui miei progetti cicloturistici prossimi e futuri. bimbi madagascar
Al momento non sono in grado di pensare ad altro se non di ritornare in Madagascar e pedalare di nuovo sulle sue strade per farmi invadere ancora l’anima e il cuore dal meraviglioso popolo malgascio e dalle bellezze sconvolgenti dell’isola rossa.
In più, il mio grande sogno è quello di dare la possibilità ad altre persone di provare la stessa incredibile esperienza che ho vissuto io. Per questo sto cercando di creare un viaggio di gruppo in bicicletta in Madagascar, che spero di poter realizzare già l’anno prossimo...
 
 
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Giancy

Prima di dedicarmi ai cicloviaggi, la bici era, come lo è tutt'ora, il mio mezzo di trasporto quotidiano/urbano. Oggi la bici ha sostituito totalmente l'auto, che ho felicemente venduto. I miei viaggi in bici più recenti sono:
  • 2011 Maremma Toscana che mi apre le porte al cicloturismo;
  • 2012  Da una costa all'altra Adriatico-Tirreno percorrendo la Liguria;
  • 2013 Periplo dell'adriatico 3000 km da casa a casa, da una sponda all'altra di quel mare;
  • 2014 Periplo Iberico 4500 km attorno alla penisola passando per i cammini di Santiago;
  • 2015 Periplo del Far west 5000 km tra i Parchi Nazionali Americani;
  • 2016 Periplo islandese
  • 2017 Periplo cubano
  • 2018 Madagascar

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