Livigno è un piccolo paradiso per bikers, è la verità. Centinaia di MTB, ciclisti su asfalto, intere famiglie in bicicletta, cosa chiedere di più da una cittadina tra le Alpi?
In questo itinerario di due giorni siamo partiti proprio da Livigno in MTB per risalire la Val Alpisella e raggiungere i cangianti laghi di Cancano. Dai bacini lacustri artificiali, oltrepassate le suggestive Torri di Fraele, abbiamo percorso la Decauville per approdare nella Val Viola Bormina. Una notte in quota e una ripartenza a 6°C sono quello che ci vuole per affrontare con entusiasmo la seconda giornata tra i single trail della Val di Camp, l'asfalto pungente del Passo del Bernina e la salita tra le nuvole della Val da Fain per concludere l'anello nuovamente a Livigno.
Dati tecnici
Val Viola, Passo del Bernina e Val da Fain
DETTAGLI ITINERARIO
Partenza/Arrivo |
Livigno |
Tempo |
2 giorni
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Dislivello |
1200 m
1180 m
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Lunghezza |
54 km
42 km
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Tipologia di fondo: |
Asfalto 15%
Strerrato 55%
Single Trail 20%
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VALUTAZIONE
Difficoltà |
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Panorama |
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Livigno in MTB
La ciclabile di Livigno e la Val Alpisella
Il punto di partenza del nostro itinerario MTB di due giorni intorno alla conca di Livigno inizia dal parcheggio P6, alle porte della località. Provenendo dal Passo della Forcola, suggestivo valico che collega Livigno alla val Poschiavo, si incontra sulla strada principale. La comodità del parcheggio è il numero di posti disponibili e la mancanza di limitazioni nel tempo di sosta. Adiacente al P6 corre la pista ciclabile che conduce in paese e oltre, spingendosi fino all'imbocco della Val Alpisella.
Si pedala in piano tra decine di bici da corsa, famiglie, MTB e skiroll, costeggiando gli edifici di Livigno tra le montagne che la circondano e che la rendono così suggestiva. Qualche chilometro in sella e si raggiunge il lago, sulla sponda più orientale. Il tracciato diventa sterrato ma il fondo è buono e adatto a tutti. Al rifugio Alpisella, alla fine del percorso pianeggiante si è costretti a svoltare a destra su una ripida salita che decreta l'ingresso in Val Alpisella. Seguiamo la
segnaletica 29, non ci si può sbagliare, che dopo una prima rampa si addolcisce addentrandosi nella Val Alpisella.
Il fragore dell'acqua accompagna il ritmo della pedalata e l'entrata nel canyon è davvero piacevole. Si oltrepassano dei rivoli d'acqua e, appena dopo il ponte di legno sulla cascatella, la strada riprende la sua drastica ascesa. Si scala il rapporto velocemente e con i polmoni pieni d'aria si prosegue su pendenze importanti, anche 16-17%, in direzione dei
laghi di Cancano. In circa 4 km di ascesa si raggiungono il lago Valle Alpisella e, subito oltre, il passo omonimo a quota 2292 m: finalmente si può riprendere fiato.
Single trail e laghi di Cancano
Tra le austere formazioni rocciose del Pizzo Aguzzo, del Monte Pettini e delle altre vette comincia la divertente discesa prima su sterrata e poi, imboccando un bivio a sinistra, su single trail. Con una piccola deviazione dal tracciato è possibile raggiungere anche la
sorgente dell'Adda che poi può essere costeggiato più a valle con il
Sentiero Valtellina che unisce Bormio a Colico sul lago di Como.
Il single trail, divertente e panoramico sui laghi di Cancano, non è particolarmente impegnativo anche se bisogna prestare la massima attenzione alla presenza di escursionisti a piedi. I laghi di Cancano, che nelle giornate uggiose appaiono cupi e sbiaditi, sotto i raggi del sole risplendono sgargianti e maestosi. Al termine della discesa, dove incrociamo anche l'
itinerario di 2 giorni in Alta Rezia di
Davide, ci si ritrova sulle sponde del
lago di San Giacomo di Fraele, il primo dei due bacini lacustri, e mantenendosi bassi vicini all'acqua si può costeggiare fuoristrada fino alla diga evitando così di pedalare sulla strada carrozzabile più alta.
Affacciati sui laghi sorgono diversi rifugi dove sostare o mangiare qualcosa, noi abbiamo fatto un break al Val di Fraele per una polenta concia e una fetta di torta. I prezzi non sono proprio economici per un rifugio raggiungibile in auto (fetta di torta 4,5 € e polenta con formaggio 9€), ma per riscaldarsi e mettere qualcosa sotto i denti si può fare. I due laghi, artificiali come abbiamo già detto, raccolgono l'acqua dall'Adda e dai ghiacciai dei dintorni e questo attribuisce loro un colore inconfondibile, due piccoli gioielli del
Parco nazionale dello Stelvio. Una volta raggiunta la diga decidiamo di attraversarla per portarci sulla sponda occidentale del secondo bacino, il lago di Cancano.
In questo punto ci si può collegare al percorso di
Alan, un
itinerario ad anello che torna a Livigno attraverso l'Alpe Trela. Paesaggi mozzafiato si mostrano all'orizzonte, oltre l'acqua del lago. I
ghiacciai dell'Alta Valtellina e i picchi oltre i 3000 m lasciano a bocca aperta e sembra realmente di pedalare ad un passo dal cielo. Il secondo lago termina ai piedi del Monte Scale mentre noi seguiamo il tracciato, indicato come n° 24, costeggiando il laghetto delle Scale.
Le torri di Fraele e la Decauville
Un breve tratto di asfalto permette di raggiungere le due torri di Fraele costruite per difendere la strada di collegamento tra Valtellina e Engadina.
Si dice che costasse 12 denari trasportare un carico oltre le due torri nel XVI secolo, chissà... Un tunnel scavato nella roccia viva è l'inizio della breve discesa su asfalto verso la Decauville che si intravede poco più sotto.
Seguiamo ora l'itinerario 32, la
trans-Altarezia in MTB, percorso a tappe di 5 giorni tra Samnaun e Tirano, ed imbocchiamo la Decauville. Questa lunga sterrata pianeggiante era una ex ferrovia di servizio e percorre la Valdidentro fino ad Arnoga. Lungo la Decauville, rilassante e piacevole da pedalare, si hanno scorci sui paesi della Valdidentro, Isolaccia e Semogo tra tutti, la vedretta di Piazzi e il Corno di Dosdè che sovrasta la Val Viola all'orizzonte.
Notte in Val Viola
Da Arnoga, dove si incontra la strada asfaltata del Passo Foscagno, si prosegue in leggera salita per pochi metri per lasciare la statale al primo tornante svoltando a sinistra. Si imbocca qui la strada che porta verso la Val Viola e dopo qualche chilometro di asfalto si ritrova, all'ultimo parcheggio, l'amato sterrato. Siamo ufficialmente nella
Val Viola Bormina che si arrampica sotto la cresta del Corno di Dosdè fino al Passo Viola e la Svizzera.
Una valle laterale chiamata
Val Verva si stacca sulla sinistra ma non ci facciamo troppo caso e procediamo verso la meta della nostra prima giornata in MTB a Livigno, il Rifugio Viola. Man mano che passano i minuti ci sentiamo sempre più soli nel silenzio della montagna e questa sensazione ci piace. Superiamo il bivio per il rifugio Federico Valgoi e sotto il Pizzo Bianco, alto ben 2828 m, sostiamo ad ammirare il
lago Viola dove vivono anche le trote. Manca ormai poco al rifugio e le ultime pedalate sono la scusa per goderci appieno l'ambiente alpino che ci circonda. Il rifugio Viola dispone di due camerate con letti a castello e fermarsi con il trattamento di mezza pensione costa 35€ a testa.
Variante del Passo Val Viola e Val da Camp
Dal rifugio il Passo Val Viola, confine naturale tra Italia e Svizzera, non è lontano. Presto al mattino su sterrata, protetti dal
Corno di Dosdè, saliamo per poche centinaia di metri fino al bivio sulla destra per la Val da Camp. Aggiriamo il dosso giungendo al
passo Val Viola che guarda sulla sottostante vallata svizzera.
La discesa nella
Val da Camp è impegnativa: il single trail sassoso scende nervosamente tra tornanti stretti, piccoli salti e guadi.
L’attenzione deve essere massima e la fatica, alla fine, si fa sentire. Il single trail, dopo un tratto davvero arduo da fare in sella, spunta sulle rive del
lago da Val Viola. Dal piccolo lago alpino il trail si allarga rientrando nel bosco, da qui in poi sarà tutto più semplice, almeno fino alla strada per i passi del Bernina e della Forcola. La discesa prosegue tranquilla su forestale tra baite in legno che rimandano a qualche fiaba ascoltata da bambina.
In fondo all’Alpe Camp, poco prima di Sfazù lo sterrato lascia il posto all’asfalto trafficato del Passo del Bernina. L’itinerario MTB prevede la scalata del valico ma, per evitare il primo tratto e continuare ancora un po’ su sterrato, proviamo a seguire un’alternativa nel bosco in
direzione di La Rösa. Il nostro tentativo si tramuta in
35 minuti di bici a spinta con brevissimi tratti pedalabili e quindi evitiamo di consigliartelo: meglio proseguire in discesa fino a Sfazù e pedalare un po' più a lungo sulla strada verso il passo del Bernina.
Passo del Bernina e il bike park naturale
La strada del Passo del Bernina sale guadagnando presto quota, supera il bivio per la Forcola che ci riporterebbe subito a Livigno, e in pochi chilometri abbastanza faticosi si è in cima, a 2330 m, al cospetto del gigante e del suo lago Bianco.
Ospizio Bernina, con il suo grande parcheggio e la possibilità di passare una notte in quota, è una delle fermate più gettonate del
Trenino Rosso che parte da Tirano ogni giorno attraversando la Val Poschiavo e portando decine di viaggiatori in quota. Dal Passo ritorniamo subito su sterrato scendendo verso il lago Bianco e iniziando a costeggiarlo tra
tortuosi saliscendi su single trail. Il divertimento è assicurato e i paesaggi che ci circondano rendono questo tratto uno dei migliori dell’intera due giorni. Alla fine del lato orientale del lago svoltiamo a sinistra su sterrato per poi riprendere, a destra, il trail lungo il lago Nero. Saliamo e scendiamo in un susseguirsi di curve strette, pulite come quelle di un vero e proprio bike park. Perdiamo quota velocemente azzardando curve più accentuate del solito e piccoli salti. Al parcheggio della
funivia del Diavolezza ci fermiamo un attimo a riprendere fiato e a ridere come bambini all’uscita di un luna park.
Val da Fain e discesa a Livigno
Dal parcheggio della funivia poche decine di metri su asfalto verso St. Moritz ci portano all’imbocco della
Val da Fain, una vallata poco conosciuta e popolata da mucche al pascolo (nella parte più bassa) e da marmotte. I più fortunati, pedalando nella vallata, potrebbero avere la fortuna di scorgere il leggendario avvoltoio degli agnelli meglio conosciuto come
gipeto.
La Val da Fain fin da subito mostra la sua faccia più dura e i rapporti scalano sotto le sferzate delle
rampe sterrate. Si sale per qualche chilometro e l’ascesa, sotto i colpi della stanchezza, sembra non finire mai. A 2427 m, nei pressi di una grande stalla in legno dove vengono proposti anche alcuni dolci in estate, la sterrata lascia il posto ad un
single trail sassoso e impegnativo anche se pianeggiante, unica via da seguire fino al punto più alto de La Stretta, a 2476 m. A La Colma, poco oltre, il panorama si apre inaspettato sulla
valle della Forcola in fondo alla quale si trova Livigno.
La prima parte di discesa è molto esposta e ripida, su gradoni sconnessi e pericolanti, così decidiamo di caricarci la bici in spalla e scendere. La seconda parte diventa pedalabile anche se comunque esposta, quindi prestare il massimo dell’attenzione. Velocemente si perde quota approdando sulla lingua di asfalto della strada del passo Forcola.Una bella sterrata corre parallela all’asfalto ma per raggiungerla si è costretti a tagliare i pascoli in discesa. Lontani dal traffico ci si gode la bassa valle, superando i vari parcheggi e spuntando poi, dopo aver tenuto la sinistra lungo il torrente, sulla
pista ciclabile di Livigno che ci riconduce al punto di partenza dell'itinerario.
Il percorso descritto, nonostante il tempo un po' uggioso, ci ha regalato due giorni di assoluto divertimento sia per la tipologia di tracciato, con molto sterrato sia in salita che in discesa e qualche bel single trail, sia per i paesaggi assolutamente tra i più suggestivi dell'arco alpino. I più allenati possono concludere questo percorso anche in un solo giorno ma personalmente consiglio di godersi lentamente tutto l'itinerario.
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