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La felicità è reale solo quando è condivisa: intervista a Cosimo
Cosimo, 24 anni, alla primissima esperienza di viaggio in bicicletta. Ha scelto di raccontarcela con qualche parola e immagine per farci sognare un po', ora che tra freddo e limitazioni possiamo programmare e viaggiare solo con la fantasia. Mettiamoci comodi e godiamoci l'intervista a Cosimo.
Si chiama Cosimo, ha 24 anni e lavora per il Ministero della Difesa. Ci ha scritto per raccontarci il suo ultimo viaggio in bicicletta e il caso vuole sia anche la sua prima avventura sui pedali. Per parlarcene, ha iniziato coi numeri, come facciamo tutti quando vogliamo contestualizzare un'esperienza di viaggio. Abbiamo approfittato della sua buona volontà e gli abbiamo posto qualche domanda, per andare oltre alle coordinate geografiche e alla mera descrizione fisica dell'impresa. Perché sì, ci piace sentir parlare di chilometri e salite conquistate - magari per la prima volta - però ci piace scavare a fondo e scoprire il motivo di un sorriso o di una lacrima, il pensiero che sta dietro a uno scatto, un'idea geniale che solo tra il movimento ripetitivo dei pedali e dei pignoni si può celare. Ci piace farci raccontare che un'esperienza del genere sarà ricordata tutta la vita, che qualcosa (magari davvero tanto) è cambiato in lui.
Nell'augurargli di poter vivere centinaia o migliaia di avventure sempre migliori, ecco Cosimo e la sua prma esperienza di viaggio in bicicletta a zonzo per l'Italia, a impatto zero e a spese limitatissime.
Cosimo, raccontaci questa tua prima esperienza di viaggio.
Ciao a tutti! Quest'estate ho attraversato l'Italia in bici pedalando 4.000 km tra costiere, pianure, colline e montagne per un dislivello totale di 32.000 metri. Ho caricato la mia bici con il necessario per 2 mesi (superando i 40 kg, acqua esclusa). Tra il necessario ho trasportato la mia tenda, dove ho soggiornato - in campeggio libero e selvaggio - per 48 notti su 54. Il viaggio è incominciato ad Aviano, un paesino ai piedi delle Dolomiti Friulane, fino in Sicilia, dove ho viaggiato lungo tutta la costa. Successivamente sono passato per la Calabria, dove ho incontrato mio zio, la Basilicata, Taranto e poi su per l'Abruzzo, dove ho riattraversato gli Appennini per salpare verso la Sardegna. Da Cagliari ho attraversato tutta la costa orientale giungendo fino a Sassari... e via anche per l'entroterra! Preso di nuovo il traghetto per la terraferma, da Livorno sono tornato ad Aviano completando il giro. Un viaggio in solitaria e in maniera totalmente ecologica: "armato" solo di un pannello solare, sono riuscito a caricare tutti i miei dispositivi e a non sentire alcun bisogno di pernottare in strutture. Un viaggio che mi ha arricchito tantissimo, sicuramente per la quantità di persone conosciute, che mi hanno aiutato e spronato, ognuno a proprio modo.
Perché hai deciso di partire e viaggiare in solitaria? Ci si sente soli in un viaggio in solitaria?
Covavo già da tempo l’idea di intraprendere un viaggio del genere... ma non ero ancora riuscito a concretizzarla, procastinando il progetto per mesi. Quando mi sono accorto che alcuni miei desideri si sarebbero a breve trasformati in rimpianti, ho agito. Mi stavo annichilendo con la mia stessa routine, devastante sotto tutti i punti di vista. In me stava crescendo quell'esigenza di vivere appieno la mia vita. Per soddisfare questo bisogno, ovviamente ci sono tanti modi e ognuno di noi fa leva sulle proprie passioni. Cosicché mi sono messo in gioco e ho unito i miei due interessi più grandi: il viaggio e lo sport. Fin da subito sapevo che avrei voluto pedalare in solitaria, perché avevo bisogno di passare del tempo con me stesso e riflettere su alcuni aspetti della mia vita. Così mi sono creato le condizioni per mettermi alla prova e conoscere meglio me stesso. Per quanto si possa stare bene da soli, ci sono stati momenti in cui la solitudine si è fatta sentire, ma è stato un aspetto che ho messo in conto e che quindi ho saputo affrontare.
Perché in campeggio libero e in totale indipendenza?
Essendo la mia prima esperienza di viaggio in bici, prima di intraprenderla non potevo che progettare con il materiale che si trova su internet (il vostro blog è stato determinante per il successo del viaggio) unito a un po' di immaginazione. La scelta del campeggio è stata dettata da un lato dal mio libro preferito, Nelle terre estreme di Jon Krakauer, dall'altro dal mio budget irrisorio: ho deciso di voler vivere i miei due mesi di viaggio immerso nella natura. Non è stata una decisione molto difficile da prendere, poiché sapevo bene che il solo fatto di essere accompagnato dall’incognita di non sapere dove passare la notte mi avrebbe elettrizzato e avrebbe reso ogni giorno straordinario.
Hai avuto difficoltà (tecniche, fisiche o logistiche)?
Tutte le difficoltà che ho incontrato non sono state volute dal caso, ma dalla mia inesperienza. Confermo quando sento dire da viaggiatori di lunga data, come Dino Lanzaretti, che in molte sue interviste afferma che viaggiare in bici non sia per nulla complicato, la cosa più semplice del mondo. Ho deciso di prendere queste parole alla lettera e senza farmi troppi problemi sono partito così, senza allenamento, probabilmente esagerando con i chilometri. Complici anche i chili di troppo, dopo 3 giorni ho iniziato ad accusare fastidi alle ginocchia, che minacciavano un’infiammazione. In Sardegna ho avuto un po' di difficoltà per quanto riguarda il campeggio libero, poiché la maggior parte delle terre sono adibite ai pascoli e quindi recintate. Tante altre sono vigilate dalla forestale con annesso cartello di preavviso. A Sambuca (FI), mentre pedalavo in salita, ho rotto la catena (e con me non avevo lo smagliacatena: il negozio di bici più vicino distava diversi chilometri) e ho avuto la fortuna di trovare due ragazzi albanesi che a mezzogiorno di una mattinata torrida, dopo aver finito di lavorare, si sono sporcati le mani di grasso nel tentativo di riaggiustarla. Dopodiché, mi hanno accompagnato con il loro furgone a Tavernelle Val di Pesa (FI), dove ho potuto riparare il danno. Dal punto di vista logistico non ho trovato difficoltà poiché viaggiare in Italia, sotto questo aspetto, è molto semplice. Un paese dista pochi chilometri da quello vicino, chiedere indicazioni alla gente del posto non risulta difficile. In extremis ci si può sempre affidare alla rassicurante voce di Google Maps o Komoot, forse la scelta più azzeccata di tutte a volte.
Ti senti cambiato in due mesi di viaggio?
Direi di sì: ho perso 12 kg in 2 mesi! Scherzi a parte, questo viaggio sì, mi ha cambiato. Ho la fortuna di avere uno zio ciclista che, appassionandosi al mio viaggio, mi è venuto incontro condividendo con me tre notti e quattro giorni. Reputo molto prezioso questo incontro, perché mi ha permesso di comprendere le dinamiche di un viaggio in compagnia e le differenze con quello che per la maggior parte del tempo è stato il mio viaggio, in solitaria. Potrebbero sembrare la stessa cosa, ma sono completamente diverse: un po' come se avessi vissuto due viaggi differenti. Se oggi dovessi ripensare ai momenti più belli che ho vissuto, tanti sono quelli con mio zio Mauro. La felicità è reale solo quando è condivisa: verissimo. Dopo la fine del viaggio ho una percezione diversa della distanza, non guardo montagne e salite con gli stessi occhi di prima. Quando ogni mattina costeggio le Dolomiti per andare al lavoro, mi immagino lo scenario da lassù e cosa potrebbe esserci oltre. Percorrere simili distanze in bici mi ha instillato molta fiducia e autostima: credo che questo sia un insegnamento enorme, perché mi fa capire che bisogna credere in se stessi e porsi degli obiettivi.
Qual è stata l'area geografica (la regione o la città) che più ti ha sconvolto (nel bene e nel male)?
La Sardegna, dal punto di vista naturalistico, è mozzafiato. Ho attraversato 4 volte gli Appennini, da 4 passi diversi: ci sono paesaggi che meritano tanto. La città che più mi è piaciuta e che mi ha sconvolto è stata Palermo. Complici anche due amici che ci abitano, che mi hanno fatto conoscere ogni angolo della città per due giorni interi, facendomi ammirare tutte le sfaccettature di una città così controversa.
Il viaggio è anche e soprattutto incontri: ce ne racconti qualcuno che ha segnato il tuo?
È vero, ho incontrato molte persone. Forse risulta ancora più facile, vedendomi solo in una situazione inusuale. In molti casi sono stati gli altri ad avvicinarsi, incuriositi dalla mia Graziella scassata (o la sua sostituta quando l'ho cambiata), o ancora dalla storia che volevano io raccontassi. In alcuni paesi della Calabria e della Sardegna gli sguardi delle persone mi hanno fatto sentire un alieno. Ho avuto modo di essere invitato a pranzo da una famiglia di Trapani, che si è limitata a chiedermi il nome e da dove venissi. Spesso sono stato fermato per strada per darmi dell’acqua, una volta addirittura 5€!
Quali sono i progetti per il futuro? Hai già qualche progetto per il 2021?
Per la prossima estate con mio zio Mauro organizzeremo un viaggio lungo i Balcani, ma la meta si deciderà lungo il cammino.
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Francesco G
ITA - Ho 33 anni e sono piemontese, anche se da qualche anno vivo e lavoro in Lombardia. Dopo un inizio da totale inesperto in questo campo, mi sono avvicinato al mondo dei cicloviaggi e della bicicletta sempre più. Oggi posso definirmi "cicloviaggiatore", e assieme all'altra mia passione - il videomaking - non mi fermerei mai! Cyclo ergo sum, pedalo quindi sono, per cercare di capire perché andare in bici sia così bello, terapeutico, ricco... E ogni volta che provo a capirlo, non ce la faccio, e sono costretto a ripartire sui pedali!
ENG - I'm from Piedmont and I'm 33 years old, I have been living and working in Lombardy for a few years. After a start without any competence in this field, I then approached the bicycle world more and more. Today I can call myself a bicycle traveller and videomaker who would never ever stop. Cyclo ergo sum, I cycle therefore I am. I ride my bike trying to understand why it is so beautiful, rich, therapeutic. And every time I try, I do not understand it. So I must leave again...
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