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L'Atlante e la leggerezza del partire
Scritto da Anna.mb
La prima volta che sono montata in mountain bike su per i colli Euganei, qualche tempo fa, ho pensato: la salita in bici è davvero troppa fatica, mi porta al limite, ben oltre il mio limite. Neanche mi piaceva all'inizio. Poi questa cosa della fatica e del limite, il cercare di superarlo, ha cominciato ad affascinarmi. Ed eccomi qui...
Qui in Marocco spesso mi trovo ad affrontare salite infinite che, con la bici carica di borse, tenda, sacco a pelo e tutto ciò che mi serve per un mese, diventano stremanti. Al limite e anche oltre le mie forze.
Mentre pedalo penso: una salita così, con questa fatica così, a immaginarla da giù non l'avrei mai iniziata.
E allora poi penso: che è così anche per le scelte. Che sia mollare un lavoro che non ci piace o iniziare un nuovo progetto o stravolgere qualcosa della nostra vita, ci vuole anche un pizzico di irrazionale leggerezza, e fidarsi della forza dell'intuizione iniziale per poter cominciare.
Per le scelte grandi non saremo mai pronti: a immaginarle da giù, per filo e per segno, ci sembreranno sempre troppo grandi e difficili, e scoraggiati mai iniziamo, non facciamo, non ci buttiamo.
La testa ci frega e ci rallenta, ci ruba prontezza ed energia che invece corpo e cuore già hanno.
Il bello della bici e della salita è che alla fine, metro dopo metro, alla cima ci arrivi.
Poi guardi indietro e pensi che è incredibile ma davvero ce l'hai fatta e sia benedetta quella sprovveduta e un po' folle leggerezza che te l'ha fatta iniziare. Senza pensare troppo a quanto sarà difficile, a quanto ci sarà da soffrire o da fermarsi lungo la strada. E senza pensare a quanto sarebbe stato difficile, nei giorni scorsi insieme a Massimo, prezioso compagno di viaggio per un pezzo di strada, ho scavalcato l'Atlante: tanta fatica e immensa bellezza, colori arancione rosso verde in mezzo alle montagne abitate dai berberi.
Due giorni di piena fatica in salita, migliaia di metri di dislivello attraverso una strada ancora poco battuta.
E senza pensare per filo e per segno a come sarebbe stato, sono qui per lo stesso motivo: l'ha voluto il mio cuore e lo sentiva il mio corpo, vincendo le (poche, a dir la verità) resistenze della mente. Intuivo difficoltà e pericoli di un viaggio in solitaria in bici in Marocco, leggevo cose e parlavo con persone che c'erano state e sapevo, in cuor mio, che sarebbe stata tosta. Perché sono donna e perché la bicicletta è un mezzo che ti espone ogni giorno al mondo.
Sono partita circondata da preoccupazioni: benedetta sia la leggerezza iniziale che mi ha fatto iniziare senza pensarci due volte.
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Anna.mb
"Pedala e guarda avanti", ti dicono per insegnarti ad andare in bici. Forse allora devo ancora imparare: pedalo e guardo di lato, per incontrare volti, storie, natura, nuovi orizzonti... per poi cercare di dare forma a quelle emozioni scrivendo.
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