"Non è ancora molto lontano il tempo in cui il ciclista era considerato come un ribelle alle leggi dell'equilibrio, anche da un punto di vista sociale; come un nemico della incolumità individuale, anche e soprattutto in senso traslato; come un temerario sovvertitore della pubblica quiete ", questo è quello che affermavano certi manuali pratici del ciclismo nel 1903 e, nello stesso periodo o poco prima, anche il nostro anarchico delle due ruote, il veneto Luigi Masetti, fece la sua comparsa nel mondo della bicicletta...
Un anarchico sulle due ruote
Luigi Masetti nacque nel 1864 in Veneto, nel comune di Trecenta. In quegl'anni la
bicicletta veniva ancora vista come una sorta di demoniaco mezzo di trasporto,
come un temerario sovvertitore della quiete pubblica. Luigi Masetti in sella alla bicicletta si sentiva proprio a suo agio, forse perchè la considerava la degna
compagna rivoluzionaria di un anarchico, insomma
un anarchico delle due ruote come poi lo definì Eugenio Torelli Viollier, il fondatore del Corriere della Sera. Dal Polesine, sconvolto da malaria e pellagra, Luigi emigrò a Milano e nel 1892, a soli 28 anni, in sella ad una di quelle biciclette ingombranti e pesantissime la cui vista ci farebbe immediatamente affermare: " Con quella non riesco neanche a muovermi di due metri", compì una grande impresa. Partì in solitaria dal capoluogo milanese con una
mappa strappata da un Atlante scolastico e partì alla scoperta dell'Europa: Francia, Germania, Austria ed oltre 3500 km. A partire dal 1892 il nome di Luigi Masetti inizia ad apparire su tutti i giornali italiani e non solo. Nel 1893, con poco più di 900 lire, raggiunse Liverpool da Milano e si imbarcò alla volta di New York, la Grande Mela. Dalla città di Staten Island pedalò fino a Chicago per documentare la World Columbian Exposition, la Grande esposizione universale. Per completare la sua impresa Masetti impiegò due mesi al termine dei quali venne ricevuto dal Presidente degli Stati Uniti d'America, Cleveland. Il
poeta del bicicletto, l'anarchico italiano veniva soprannominato anche così, percorse in totale quasi 7000 km di viaggio che raccontò nei suoi reportages inviati al Corriere della Sera. Dopo quattro anni Masetti fa parlare nuovamente di sè con entusiasmo: partendo sempre dal capoluogo lombardo pedalò fino ad Aosta e poi lungo tutta l'Italia per imbarcarsi a Brindisi e raggiungere l'Egitto sulla storica pista che seguì
Napoleone durante la sua
campagna d'Egitto! Salì in cima alla
Piramide di Cheope il 2 ottobre! Prima di tornare a casa visita la Palestina e parte del Medio Oriente. L'anarchico delle due ruote non perse neanche l'occasione di praticare l'alpinismo scalando la montagna più alta dell'intera Europa: il Monte Bianco! Il suo viaggio più incredibile fu però quello del 1900 quando, dopo aver raggiunto il Marocco, si rimise sui pedali in direzione della Norvegia e di
Capo Nord dove posò la ruota il 14 agosto del 1900. Il grande cicloviaggiatore non si fermò neppure qui e, guidato da uno spirito indomabile e dall'incredibile desiderio di conoscere e sperimentare, proseguì verso la Russia dove incontrò Lev Tolstoj che l'anno successivo sarebbe stato scomunicato dal Santo Sinodo. Dopo la Russia, fu la volta di Costantinopoli, in Turchia. Stimato anche dal
Touring Club Italiano che gli dedicò un articolo entusiasta scritto dal trentino Ottone Brentari, la fama di Luigi Masetti si eclissò rapidamente dopo quest'ultimo viaggio e più nessuno seppe nulla della sua esistenza.
Se non fosse nato in Italia...
Luigi Masetti fu il primo vero cicloviaggiatore italiano: si alimentava di libertà ed incontri con i numerosi personaggi lungo la sua strada, il primo avventuriero sulle due ruote della nostra penisola e, come scrisse di lui la magica penna di Brentari: "Il Masetti è un uomo felice". Luigi Masetti non ebbe fortuna perchè l'Italia era Italia allora come lo è oggi e queste imprese non hanno mai avuto riconosciuta la giusta importanza nella nostra penisola. Nel paese natale di Luigi Masetti nulla è stato posto a ricordo di questo grande personaggio e, come scrisse il Ciclo nel 1893: «Se fosse francese sarebbe portato sugli scudi - se fosse americano si sarebbe fatto una sostanza, ma è italiano, non è quindi da stupirsi, se fuor che da pochi il suo viaggio ardito è calcolato un nonnulla». Fortunatamente il valore e lo spirito degli uomini non si valutano in base a quanto i media o la massa ne parla e mi piace pensare che, nonostante se ne siano perse le tracce, Luigi Masetti sia ancora sulle strade di questo mondo, con il suo sorriso ed il suo entusiasmo in ogni cicloviaggiatore moderno.
I Viaggi in bicicletta di Luigi Masetti
- 1892: Milano - Europa 3500km
- 1893: Milano - Svizzera - Germania - Francia - Inghilterra - Stati Uniti d'America 7000km
- 1897: Milano - Egitto - Medio Oriente
- 1900: Milano - Marocco - Norvegia - capo Nord - Russia - Turchia 18000km
Luoghi: La
ciclofficina popolare Luigi Masetti si trova a Roma all'interno dello spazio occupato di 100 Celle Aperte, qui ognuno può riparare la propria bicicletta e costruire nuovi mezzi ecologici!
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