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Pedalando sulla Pedemontana Friulana: alla ricerca della FVG3
Scritto da marco d.
Come sempre le mie partenze non sono delle più fortunate: ieri un’esplosione di sole e caldo, mentre oggi i raggi solari giocano a nascondino tra dei nuvoloni grigi... ma ormai ho preparato le borse, sistemato la bici e chi mi ferma più? Ho intenzione di partire alla scoperta della ciclabile pedemontana del Friuli, un percorso che costeggiando i primi rilievi montani della nostra regione la attraversa da est ad ovest...
La pedemontana del friuli e del Collio
E quindi via, nonostante il meteo mi remi contro, si parte lo stesso... tanto dopo un paio di pedalate fa già caldo e rimango in pantaloncini e giubbottino antivento.
In verità il percorso della ciclabile pedemontana, corrispondente alla sigla FVG3, comincerebbe a Gorizia ma visto che casa mia dista appena 25 km colgo l’occasione per cominciare il viaggio direttamente dalla soglia di casa... che è sempre molto più bello e appagante!
Il tratto iniziale fino a Gorizia non riserva particolari sorprese, visto che l’ho percorso mille volte. A Sagrado incontro il primo degli innumerevoli corsi d’acqua che supererò in questi giorni: l’Isonzo, che scorre allegro tra macchioni di pioppi e isolotti di ghiaia. Per ora mi farà compagnia sempre a sinistra fino a quando, arrivato a Gorizia, non lo attraverso sul ponte “ragazzi del ‘99” per arrivare in terra friulana o come si dice qui da noi “al di là del aghe”.
Approfitto di quattro gocce di pioggia per fare tappa in un bar e controllare la cartina: da qui dovrebbe partire l'itinerario ma non ne trovo traccia, così appena spiove riparto un po’ a caso perdendomi tra le stradine di campagna di Mossa, Gradisciutta e S. Floriano del Collio.
Finalmente incrocio le prime indicazioni: qui la FGV3 corre nella bellissima zona del Preval da qualche anno molto riqualificata e piena di percorsi ciclopedonali che mi accompagnano fino alla località della Subida dove si comincia già ad annusare il Collio, zona collinare famosa per i suoi vini. Continuando a seguire i cartelli della FVG3 circumnavigo la cittadina di Cormòns e mi inerpico fino a Plessiva, proprio sul confine con la Slovenia. Da qui sopra posso ammirare l’eleganza e la bellezza di questo paesaggio collinare nel quale le coltivazioni di vite fanno da padrone. Salto anche il paesino di Ruttars e pedalando sulla tranquilla SP14 arrivo fino all’abitato di Vencò dove ritrovo di nuovo la segnaletica ciclabile e, nonostante il tempo non stia volgendo al meglio, decido di seguirla inerpicandomi di nuovo tra i crinali delle colline fino a giungere sulla cima, attorniato solo da viti.
Una solitaria chiesetta di campagna con i suoi 12 rintocchi mi suggerisce che è ormai ora di pranzo e io, per non disobbedire a voleri divini, approfitto per distendermi tra la verde erba primaverile a gustarmi i miei adorati panini al prosciutto ammirando, laggiù in basso, tutti i ghirigori di stradine sterrate che assomigliano ad un'opera di trine e merletti. Soddisfatto lo stomaco scendo veloce verso Dolegna del Collio, dove spero di riuscire a trovare un bar aperto per un caffè... ma niente!
Mi tocca continuare fino a Mernico e Albana, costeggiando pericolosamente un temporale incombente dalla cima delle colline, prima di arrivare a Prepotto e trovare finalmente il primo locale aperto dopo 3 ore di solitudine collinare! Entro giusto in tempo per evitare l’acquazzone e me ne sto felice al caldo a guardare la pioggia battere contro i vetri e a scrivere il diario di bordo, fino a quando il sole torna a fare capolino e accompagna la mia pedalata fino Cividale del Friuli sempre lungo stradine secondarie. Qui ormai tracce della FVG3 non ne trovo più e quindi mi affido alla cartina e a Google Maps per evitare le strade più trafficate. Cividale, cittadina di origine romana ma che divenne poi la capitale del regno Longobardo in Friuli, è un posto che non delude mai. Nonostante ci sia stato parecchie volte, anche oggi mi fermo ad ammirare il famoso Ponte del Diavolo, la casa medievale e mi perdo tra le strette stradine lastricate del centro per scoprire nuovi scorci, nuovi angoli nascosti e perfino una spiaggetta che non avevo mai visto sulle rive del fiume Natisone che con le sue acque verde smeraldo lambisce la cittadina. Dopo un’altra meritata pausa ristoratrice al Caffè longobardo nella centralissima piazza Paolo Diacono, mi rimetto in sella in direzione di Faedis, mia meta di oggi. Ma visto che è presto (i miei amici che mi ospiteranno mi aspettano per le 19.00) decido di allungare un po’ il percorso per evitare la strada provinciale in questo orario molto trafficata.
Passati Togliano e Campeglio devio quindi a destra e torno ad inerpicarmi in collina verso Raschiacco alle ultime luci del tramonto. Plano su Faedis all’imbrunire giusto in tempo per ammirare la facciata gotica della chiesa paesana tingersi di rosso, gustandomi un dovuto aperitivo al bar della piazza.
Da Faedis a Maniago lungo la Fgv3
Questa mattina per fortuna sono stato svegliato da un raggio di sole... credo che, specialmente quando uno viaggia in bicicletta, non ci sia modo migliore per essere svegliati!!!
Colazione in compagnia dei miei anfitrioni e poi tutti fuori di casa alle 8.00... loro a lavorare e io a pedalare! Visto che la giornata sarà bella lunga e visto che le mie gambe sono ancora fredde mi concedo subito un ulteriore caffè in piazza a Faedis e con la scusa che devo consultare la cartina rimango una mezzoretta a crogiolarmi al sole.
La strada verso Attimis parte subito in salita, taglia le gambe e mi fa ansimare, ma riesce anche a farmi riscaldare. Pedalo in una zona sempre collinare, come ieri, ma molto diversa.
Qui a farla da padroni sono i faggi e le felci che mi avvolgono con il loro odore di sottobosco umido.
Per sfizio devio per il piccolo borgo di Faris, sovrastato da vecchio castello di Partistagno e circondato da bei prati verdi… chissà com’è vivere qui, in questo piccolo angolo di paradiso?
Sorpasso Attimis e mi accingo ad affrontare il passo di Monte Croce (molto meno temibile dell'omonimo passo alpino) e poi plano verso Nimis ma, ormai allergico alla strade trafficate, alla prima possibilità che ho svolto a destra e continuo a pedalare verso Torlano, paesino molto tranquillo e piacevole.
La mia prossima tappa mi osserva già dall’alto: Sedilis, degno del suo nome, sembra riposare placido a cavallo di alcune colline e io per arrivarci devo arrancare un bel po’, anche spingendo la bici a mano. Proprio qui, sotto il sole e a mezza salita mi accorgo di aver scordato la borraccia a Faedis e non mi resta che continuare con la gola secca fino alla sommità del cucuzzolo, nel centro del paese dove depredo l’unica osteria, provvidenzialmente aperta, di tanta acqua fresca.
Con la gravità ora a mio favore, rimontato in sella raggiungo Tarcento in pochi minuti e mi metto alla ricerca di un negozio di alimentari per il pranzo. Niente! In centro vedo solo pasticcerie e farmacie… che la gente di questo paesino si sia votata al culto del diabete?
Non mi resta che continuare verso Magnano in Riviera, sempre per stradine secondarie seguendo la piantina di Google Maps, per trovare un vecchio emporio che vende veramente di tutto: quaderni, libri, vestiti, lana. .. ma per fortuna anche pane e salumi! Risolto il problema approvvigionamenti continuo fino ad Artegna e qui, quasi per puro spirito masochistico, scalo la collina in centro del paese, sulla cui cima si erge la chiesa e il Castello dei Savorgnan che dominano dall'alto tutta la zona. Dalla sommità si scorge anche Gemona del Friuli, la mia prossima tappa.
La città, distrutta quasi completamente dal sisma del 1976 è stata ricostruita con un po’ troppo cemento armato, secondo me, ma per fortuna girando in bici per il centro storico riesco comunque a scoprire qualche scorcio interessante. Ora ci starebbe benissimo un caffè all’ombra del duomo... ma voglio pranzare oltre il fiume Tagliamento e quindi continuo il mio percorso.
Svicolando tra stradine di periferia e caserme arrivo finalmente al ponte: sotto di me il Tagliamento scorre placido nel suo enorme letto di ghiaia. Spingendo ancora un po’ sui pedali evito Braulins scoprendo così un percorso ciclopedonale naturalistico che corre proprio sul greto del fiume tra cumuli di ghiaia fluviale e bassi salici in fiore. Passato il paesino di Peonis pedalando su una strada provinciale deserta, arrivo al lago di Cornino: questo specchio d’acqua formatosi dopo il ritiro dei ghiacciai è completamente isolato perchè non ha nè immissari nè emissari.. ed è forse per questo che le sue acque sono sempre limpidissime e di un colore blu talmente bello e intenso da averlo reso famoso. Non trovo però, lì in riva al lago, un angolino che mi ispiri per la pausa pranzo e così decido di tornare sulla riva del Tagliamento dove, disteso sui bianchi sassi portati da chissà quale piena mi godo il pranzo rimirando il cielo azzurro. Altro che ristoranti a 5 stelle!!!
Ritemprato nello stomaco e nello spirito riparto alla volta di Flagogna dove giunto in piazza mi inerpico, stavolta a piedi, per ammirare la chiesetta e la canonica fortificata. Giunto a Pinzano al Tagliamento ormai nell’ora della siesta riesco finalmente a bere un meritato caffè presso la Società Operai “Al Progresso”.
Continuando poi a fare su e giù per queste colline, ultima linea di alture prima della pianura alluvionale, mi imbatto nel vecchio borgo contadino di Cjampeis dove sembra producano dell'ottimo miele di castagno!
A Lestans, per evitare la SR52 di Sequals, piego verso destra in direzione di Usago, Travesio fino a Meduno, di nuovo in direzione dei monti ancora incapucciati di neve che sembrano proprio emanare un loro alito freddo. Noto infatti che ogni volta che mi riavvicino alle montagne la primavera sembra come fare un passo indietro: i fiori sono ancora nascosti nei loro boccioli, l’erba è ancora giallognola e anche gli alberi aspettano ancora silenti l’innalzarsi delle temperature per esplodere poi coi loro verdi germogli.
A Borgo Ciago ritrovo pieno di entusiasmo la segnaletica della pista FVG3, che ormai davo per defunta e che invece mi fa subito un bello scherzo: per seguirla mi fa fare alcuni ghirigori in una zona industriale facendomi poi scendere fino ad un guado sul fiume Meduno. Dall’altra parte del fiume in secca vedo chiaramente dove la pista riprende... ma c’è un piccolo problema: dal mio lato la strada finisce nel vuoto in cima ad una parete di ghiaia che termina qualche metro più sotto nell'alveo del fiume. Che fare? Potrei tornare indietro, rifare la salita, arrivare al paese e cercare un ponte. Ma non ne ho proprio voglia, pedalo già da molte ore e tra un po’ il sole comincerà a scendere quindi, armato di tanto ottimismo e un pizzico di pazzia inizio la discesa. Prima calo le borse e poi lentamente scendo con la bicicletta caricata sulla spalla. Qualche piccolo attimo di panico ma poi tutto si risolve felicemente e a me non resta che ricaricare le borse sul mio destriero e trascinarlo con attenzione attraverso l’alveo del fiume disseminato di pietroni.
Tornato sulla strada asfaltata la FVG3 mi accoglie con tutti gli onori: ora piatta e ben segnalata la ciclabile corre in sede propria accanto alla strada; mi fa superare Cavasso Nuovo e Fanna e mi accompagna proprio fino a Maniago, la città famosa per i suoi artigiani che producono coltelli, dove stasera farò tappa in un B&B.
Fvg3 fino a Budoia
Oggi di nuovo sveglia con il sole! Che bello! Il letto comodo e la tranquillità dell'agriturismo dove ho dormito mi indurrebbero a prendermela con calma e a starmene un po’ qui in panciolle… ma la strada chiama e il cicloturista non sa trattenersi a questo richiamo... così, fatta colazione e caricate le borse, alle 8.00 sono già per strada ad attraversare il torrente Cellina sul Ponte Giulio. A Malnisio ritrovo la mia FVG3 con la quale ormai ho un rapporto bipolare di amore/odio. Oggi vorrei andare dritto sulla strada provinciale fino a Budoia, meta finale dell'itinerario ma alla fine mi faccio ammaliare dalla segnaletica della ciclabile e mi fido del richiamo: per fortuna oggi la FVG3 non mi tradisce e mi fa pedalare su piccolissime stradine di campagna, in solitudine tra magredi ghiaiosi e boschetti di faggio che nella luce della mattina si illuminano di un verde indescrivibile! Credo proprio che questo sia uno dei pezzi più belli di tutto l’itinerario! Attraverso Giais, una delle ultime cinte rimaste: questi borghi contadini fortificati, di origine già preromana formati da gruppetti di case strette strette tra loro a scopo difensivo, furono quasi completamente eliminati durante il dominio veneziano, perché i signori della Serenissima non vedevano di buon occhio le fortificazioni “non ufficiali”. Ultimo tratto nel verde fino a Marsure ammirando da vicino il Monte Cavallo ancora innevato e poi sono costretto a zigzagare per le strade di Aviano, facendo attenzione a non perder di vista i cartelli della ciclabile che mi conduce infine a Budoia il piccolo paesino del pordenonese dove si trova il capolinea di questo bellissimo itinerario che in poco più di tre giorni mi ha fatto pedalare tutto il Friuli collinare, da est a ovest, alla scoperta di splendidi paesaggi!
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