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Dalla Valdidentro alla Valgrosina attraverso la Val Verva
Scritto da kiescro
Nonostante l'Alta Valle sia frequentata da numerosissimi bikers, la Val Verva rimane abbastanza fuori dai classici “circuiti”. Da quanto so, la strada sterrata fu sistemata solo dopo l'alluvione della Valtellina del 1987 per permettere un collegamento alternativo tra la media e l'alta valle (e quindi evitare l'isolamento). L'unica vera difficoltà di questo percorso è l'organizzazione se si vuole evitare di far un intero giro ad anello della lunghezza di circa 80/85 km che diventerebbe per la maggior parte su asfalto (Grosio-Arnoga). Nel periodo di luglio e agosto, previa prenotazione, è possibile trasportare la bici con i bus di linea.
La Val Verva dopo colazione
Da Arnoga prendiamo la strada asfaltata e dopo circa 1,6 km troviamo già sulla sinistra il bivio per la Val Verva che noi, al momento, ignoreremo. Perchè? Perchè non si può non far un salto a far colazione al rifugio Federico Dosdè (gestito dalla guida alpina, ex campione di sky runner, campione di sci alpinismo... Adriano Greco).
Continuiamo ancora per qualche chilometro su strada asfaltata che dopo un ampio parcheggio diventa sterrata. Ottimamente battuta, ampia e ben pedalabile ci fa guadagnar una leggera quota per riperderla svoltando a sinistra e in breve eccoci comodamente seduti di fronte a una spettacolare fetta di torta ai frutti di bosco. Da qui parte una delle mie valli preferite: la Val Dosdè. Ancora incontaminata (praticamente il rifugio e un bivacco sono le uniche tracce dell'uomo), è racchiusa tra il Corno Dosdè da un lato e le magnifiche cime del Lago Spalmo dall'altro.
Ok, ora che abbiamo lo stomaco pieno, ripartiamo.
Per il ritorno si può imboccare il sentiero subito sulla destra per poter ammirare la cascatella. Qualcuno la definirebbe la “famosa cascatona della Valdidentro”.
Il sentiero è ben poco pedalabile prima per via di grossi sassi su sentiero scavato e poi perchè diviene tecnico in discesa. In pratica io con la front sono andato a spinta. Attraversiamo il torrente e dalla località Caricci, dopo una salita di 1,5 km, ritorniamo sulla strada asfaltata fatta all'andata. Questa volta il bivio per la Val Verva non lo ignoriamo e dopo aver superato alcune baite (baite per modo di dire), attraversato il torrente Viola, la strada sale.
I primi tornanti fanno male; è la prima vera salita della giornata.
Superato il primo tratto duro fino a quasi Verva Bassa, la salita si fissa su pendenze costanti e tranquillamente pedalabili. Occasione giusta per cercar di avvistare la fauna locale. Io come al solito più di marmotte non ho visto. Anzi no, ho avvistato anche un gheppio. Riconoscibile per la sua classica posizione a “spirito santo”. Ma mentre guardavo in aria per far la foto non ho guardato dove mettevo i piedi e questo è “pericolosissimo” perchè si rischia di finire nei regali delle mucche.
Praticamente senza accorgersi si è già arrivati al Passo Verva (2301 mslm).
In discesa
Solitamente il passo è un posto dove si recupera il fiato, si mangia qualcosa, si lasciano asciugare un po' le magliette ma secondo me una bella sosta lo merita un punto più a valle (che scoprirò scendendo). Metto le ginocchiere visto che è la prima volta che faccio questa strada, ma la discesa va giù regolare con un bel fondo e nessuna insidia. All'improvviso spunta un laghetto dalle acque color turchino: il Lago Acque Sparse. In realtà esiste anche il Lago Turchio appena più a monte. Queste acque, colorate dai raggi del sole sono di una bellezza disarmante... ti fanno innamorare.
Subito prendo la macchina fotografica dallo zaino per fare mille foto. Batteria scarica!!!! Metto in nota di acquistare una seconda batteria di scorta. Cancello la nota quando scopro quando costa una batteria originale.
Mi fermo a mangiare qualcosa nella tranquillità che regala questo laghetto (meno quella che danno i villeggianti) e dopo un bel riposo iniziamo gli ultimi chilometri che mancano per arrivare all'abitato di Eita.
Quest'ultimo pezzo è di una pendenza che ti fa capire cosa vuol dire fuori sella. Chissà che fatica a farsela in salita?!?! Meglio non pensarci.
Ora abbiamo due alternative per scendere a Grosio:
- Alla nostra destra, tutto asfalto.
- Alla nostra sinistra, ancora sterrato.
Se scegliamo la prima, tutto asfalto, in circa 16km giungeremo a Grosio. La strada non è molto larga quindi prestare attenzione. Se scegliamo la seconda, attraversiamo un ponte e al primo tornante imbocchiamo un'ampia mulattiera: molto divertente e con qualche attenzione indicata pure per i principianti.
I più enduristi possono scegliere di ignorare la deviazione sulla destra al tornante e continuare fino alle Baite di Redasco per intraprendere quella che viene nominata “Lagrosina” (io non l'ho mai fatta quindi non so dare informazioni aggiuntive).
Il fondo è generalmente ben tenuto anche se le forti piogge delle ultime settimane qualche solco l'hanno scavato. Si alternano tratti rinfrescanti nel bosco a improvvise aperture su tutta la valle. Qui si respira ancora quell'aria contadina dove non nevica firmato come direbbe Corona. Tutta la zona è ben curata ma senza troppi sfarzi.
In poco più di 7km siamo a Fusino. Da qui, si può fare una breve deviazione sulla destra per aggirare e infine passare sulla vecchia diga che è sempre suggestivo o, via scendere direttamente verso Grosio su asfalto.
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kiescro
Classe '82 e da sempre amante della montagna e della bici. Negli ultimi anni nasce la passione per la fotografia e tra alti e bassi le tre cose si sono unite permettendomi di vedere e vivere la tranquilla natura con occhi e tempi diversi. Persona di poche parole quindi meglio far due pedalate che descriversi ci vediamo in montagna e ricordate... non esiste nulla di più buono delle torte dei rifugi alpini ;)
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