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Croazia in bicicletta | Prime pedalate verso est

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Non c’è nessuno a salutarci, sulla banchina, mentre dalla nave che stanotte ci porterà in Croazia guardiamo allontanarsi lentamente la terra d’Italia, che non rivedremo per chissà quanto tempo.
Non c’è nessuno a salutarci, solo la colata ocra della città di Ancona che si riversa nel porto, e una sottile malinconia che ha il sapore delle delizie d’Italia, il suono dei suoi dialetti, il riflesso multicolore dei suoi paesaggi di cui ci riverbera il sangue, della sua aria di cui è fatto il nostro stesso respiro, della sua cultura di cui è composto il nostro stesso pensiero.
In fondo il viaggio non inizia ora, continua solamente aldilà di uno stretto braccio di mare.
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Spalato, la porta della Dalmazia

Domani ricomincerà la solita routine di arrivare e partire, svuotare e riempire le borse, montare e smontare la tenda. Già, come no. L’indomani, aldilà della notte, ad aspettarci nella stessa luce caliginosa di cui le città di mare si ammantano al mattino, ecco invece Spalato.
La splendida Split, porta della Dalmazia, è il nostro primo shock culturale da viaggiatori lenti che si concedono un passaggio su un mezzo a motore, dopo aver pedalato in lungo e in largo in Italia. Il cielo sembra lo stesso, così il tempo, il fare rilassato e la curiosità della gente che si ferma a guardare il tandem; ma nell’aria aleggia un’atmosfera strana e intrigante, a ogni passo scopriamo che è tutto sottosopra, l’azione più banale è adesso capace di farci sentire stranieri. Arrivare a Split è come trovarsi improvvisamente al cospetto di una maestosa creatura marina arenata sulla spiaggia, e intravvedere a ogni scossone i bagliori madreperlacei della sua livrea impolverata. È possibile imbattersi in impressionanti vestigia romane sbucando in un foro imperiale da un dedalo di vicoli incavati tra svettanti palazzi gotici; e un momento più tardi assistere alle sommesse contrattazioni di timide voci slave in un mercato rionale pittoresco quanto un bazar orientale.
 Spalato
 

Eurovelo 8 - la Croazia da Nord a Sud

Non ci mettiamo molto ad allontanarci dalla trafficata costa dalmata per addentrarci all’esplorazione di questa nostra sconosciuta dirimpettaia che si affaccia sul nostro stesso mar Adriatico. Nostro prezioso alleato è l’itinerario ciclabile EuroVelo 8, che attraversa la Croazia da nord a sud su vie tranquille e panoramiche. Il tratto iniziale si snoda tra le brulle valli montane dell’interno, costellate di villaggi semiabbandonati e cimiteri di guerra, mentre la parte finale corre dirimpetto alla costa.
L’impressione è quella di trovarci a latitudini decisamente più settentrionali. Innanzitutto per il paesaggio, che ci ricorda esotici panorami di fiordi baltici naturalizzati nel mite clima mediterraneo: sembra che il mare abbia scavato qui gli arenili sabbiosi della costa adriatica italiana, scolpendo la roccia aguzza con unghiate tenaci che hanno frastagliato il litorale sparpagliandone briciole in lunghi atolli boscosi disseminati lungo la costa.
In secondo luogo per le strade, che hanno standard qualitativi sorprendentemente nordici; perfino l’itinerario in mezzo alle colline dell’interno seguito dall’EV8 è tutto su asfalto in perfette condizioni. Leggiamo che lo sviluppo della rete stradale è stato priorità del governo croato fin dalla fine della guerra come motivo di orgoglio indipendentista, poiché ai tempi dell’unione jugoslava i progetti di rinnovamento delle vie di comunicazione erano bocciati in quanto troppo nazionalistici.
Infine, i croati. Alti e massicci, gli anziani dalmati si crogiolano beatamente nudi sugli scogli, incuranti del sole cocente a picco sulla testa, impassibili alla roccia tagliente sulla pelle avvizzita, alieni al pudore schizoide dei popoli latini.
neretva 

Ricordando imprese sportive e tragici anni di guerra

 
Un’esperienza in particolare racchiude il nostro incontro con la nazione croata. Avviene una sera mentre campeggiamo sulla riva del fiume Neretva, che abbiamo raggiunto con una lunga pedalata che ci ha portato dalle montagne a riguadagnare la costa. Sorpresi dal buio, stiamo montando la tenda stanchi, affamati e assaliti da un nugolo di zanzare, quando ecco affiorare dalle canne il mezzobusto di un uomo vigoroso, che ci richiama nel suo inglese approssimativo, avanzando lungo il fiume inginocchiato sulla sua canoa:
“Come to my home, I’m a sportman”.
È Ivan, campione del mondo di canoa alle olimpiadi del 1987, che sta completando i suoi 40 km di allenamento quotidiano tra le placide correnti della Neretva. Con la promessa di una doccia calda e un lauto pasto ci convince a percorrere gli ultimi 20 km lungo la sponda del fiume fino al bel villaggio in cui vive, dove lo vediamo riemergere dalle acque dopo neanche un minuto d’attesa.
Trascorriamo insieme un’indimenticabile serata a parlare dei suoi successi sportivi e dei tragici ricordi della guerra.
sabbioncello
 

Dubrovnik e il profondo sud

Dalla foce della Neretva nei pressi di Poče in poi la Croazia si assottiglia in una fine lingua di terra distesa lungo il mare. La traversata è breve ma intensa: c’è tempo di varcare le due dogane che racchiudono l’insignificante tratto di costa concesso alla Bosnia, fare una deviazione sulla penisola di Sabbioncello per ammirare l’imponente muraglia a gradoni di Ston, che taglia con una striscia di bianco abbagliante la fitta foresta verde cupo che ricopre l’arcipelago, e vagare fino al tramonto per le piazze, i porti e i selciati della grandiosa città di Dubrovnik.
L’EV8 ci offre fino in fondo una valida alternativa alla trafficata statale litoranea, portandoci a godere gli ultimi panorami mozzafiato della costa dalmata, a campeggiare nella terra di un allegro WarmShower che sogna di realizzare un campo da golf nella sua scoscesa proprietà in riva al mare e a entrare in Montenegro da una frontiera deserta.
 
 
 
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Godimundi

Siamo Alessandro e Stefania, godimundi per istinto, viaggiatori per vocazione, nomadi per scelta e necessità. Da sempre sogniamo di intraprendere questo viaggio in bici intorno al mondo, non solo perché sentiamo nel sangue il richiamo della strada e l’entusiasmo di conoscere la nostra vasta terra e la multiforme umanità che la abita, ma soprattutto per concretizzare e mettere a frutto la nostra passione per la natura e il nostro interesse per le tematiche ambientaliste