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Girumin

Girumin

La mia voglia di camminare parte dall’esigenza di vivere il rapporto con la natura. Ho avuto la fortuna di camminare su lunghi percorsi e di viaggiare in diversi paesi, anche meno conosciuti dal turismo tradizionale e ho vissuto alcune esperienze internazionali.
Sono forse stato inesorabilmente spinto dall’istinto naturale che porta a muoversi, a esplorare e a conoscere. Attratto dal bisogno di esserci in prima persona, di arrivare da qualche parte con le mie gambe. Qualche volta ho cercato di giocare con idee meno consuete e magari non sempre garantite.
Penso che il viaggio non sia solo andare lontano geograficamente, ma sia l’occasione per provare ad affrontare le cose in maniera diversa. Spesso per trovare il nuovo basta guardare le cose da un altro punto di vista.

Apprezzo la tecnologia più recente, ma anche le tecniche tradizionali e credo più nella voglia di fare che nella strumentazione più sofisticata.

Partendo da questa idea mi piace preparare un viaggio anche con le mani, per i lunghi cammini ho realizzato dei carrelli per portare il bagaglio e ho fatto qualche giretto con una Graziella e un carrello, ho poi sistemato una vecchia bici da uomo e ho costruito un altro carrello. Cerco idee nuove, ma esploro tecniche del passato come i bastoni di legno.

Nel corso del tempo ho raccolto molti appunti su equipaggiamento, abbigliamento, abitudini, tecniche ed esperienze varie che ho inserito in un libro scritto per la casa editrice “Terre di mezzo”.

Anche stavolta, prima di partire, faccio la solita manutenzione totale della Goat. Il giretto precedente è stato di soli quattro giorni, preferirei evitare di smontare ruote, pedali e cannotti. Forse è tutto in ordine, se si è rotto qualcosa la Goat resisterà comunque per i 400 chilometri di viaggio che ci attendono.
Però sto per affrontare una zona di montagna, sarò al freddo e rischio di arrivare a fine tappa facilmente al buio, conviene dunque che il mezzo sia in buono stato.
Lo abbiamo seguito per mesi, dalle facili pianure (poche) alle giornate nelle quali all'imbrunire si è riutrovato a spingere la graziella carrellata su salite impossibili. Abbiamo riso, pianto e ci siamo stupiti leggendo i suoi articoli, abbiamo sognato di viaggiare in bicicletta con lui o sperato di non incontrarlo mai.
Girumin è già, da tempo ormai, una leggenda nel mondo del cicloturismo alternativo e, dopo i racconti delle sue ultime peripezie in Goat (la sua super graziella) abbiamo deciso di permetterti di scaricare il pdf completo con tutte le avventurose tappe sulla Via Francigena e oltre...
Qualcuno mi ha detto: “Perché non vai con un’altra bici?”. Perché si può fare anche con la Graziella, si può fare con un carrettino. Perché molte nuove frontiere sono ancora quelle vecchie, perché l’avventura si può trovare anche dentro una pozzanghera, perché spesso basta poco per avere tanto, perché non tutto deve essere ultra-moderno, ultra-tecnologico, ultra-sofisticato.
Qualche volta bisogna provare a giocare con una sfida “non convenzionale”, anche con cose semplici, senza bisogno di cercare grandi prestazioni. Si può provare a scoprire l’avventura “Low cost”, anche a chilometri zero. Basta domandarsi: Cosa costa meno? Cosa inquina meno? Generalmente quando si parte si viaggia nel “dove”, alla ricerca di luoghi esotici, alternativi, belli, affascinati, con il principale obiettivo di andare da qualche parte, spesso è secondario il “come” andarci.
Si parte lunedì!
Io, Pietro (FreeWheels Onlus), Bartolomeo, Roberto e Pino. Pietro ha già percorso il Cammino di Santiago, esperienza incredibile che l'ha portato a redarre il libro Santiago per tutti.
Da un paio di anni Pietro mi diceva: "Mi costruisci il portapacchi per la bici? Vorrei provare la Francigena...".
"Pietro... non puoi viaggiare da solo...".
A un certo punto ha cambiato domanda: "Vieni con me a fare la Francigena?".
"Va bene, vengo a fare la Francigena".
"E quindi mi costruisci il portapacchi?!?".
"Eggià... mi tocca anche costruirti il portapacchi"... Comincia un po' così questo cammino.
Al risveglio me la prendo comoda, mi concedo anche la colazione, ho il salame e i formaggini comprati ieri. Non ho strade sterrate o percorsi complicati da seguire. Ci sono già passato a piedi, anche se non ho una carta dettagliata della zona me la posso cavare lo stesso, basta puntare diritto verso nord. In Umbria è relativamente facile orientarsi se ci si muove in direzione nord-sud, la regione ha la forma di un uovo tagliato in due dalla valle del Tevere, lungo la stessa linea principale c’è il fiume, c’è l’autostrada, c’è l’autostrada, c’è la strada principale e c’è la ferrovia. Meglio di così! Una volta, durante un cammino, un umbro mi ha offerto la cena, mi ha detto: “Tu vivi in mezzo alle grandi vie di comunicazione, sei vicino a ferrovie e autostrade, qui siamo tagliati fuori dal mondo. Pensa che al paese di mio suocero si fa ancora la fiera della mannaia”...
In un luogo come la Romita ogni pietra è diversa dalle altre, ogni pietra ha una sua forma, una sua identità e un suo motivo di essere.
Ogni pietra manifesta le cure che le sono state riservate e che lei restituisce. Ogni pietra è stata cercata, raccolta, lavorata, confrontata con altre e poi messa in posizione, messa nel punto in cui poteva dare il meglio di sé. Qui i ritmi di vita sono naturali e seguono i tempi del sole e della notte. La Romita è un luogo nato per la meditazione, un posto in cui ogni gesto si fa al ritmo del respiro, con cura e dedizione. Non c’è tempo per la fretta...
Ho dormito molto bene, nonostante tutti i miei timori di incubi da triller, solo e abbandonato nel campeggio deserto, con la paura di passare la notte sveglio con gli occhi sbarrati in stile “Arancia meccanica”, ho dormito bene. Nessuno mi ha aggredito con coltelli, asce o stiletti, non sono usciti mostri dal lago, non sono stato assalito da Tarantasio. Smonto la tenda e preparo le mie cose, chiedo consigli per andare ad Acquasparta. Mi vengono indicati due o tre paesi per seguire la strada più breve ed evitare di passare da Todi. Sarebbe ovvio prendere appunti, direi quasi elementare, ma io non lo faccio, così mi dimentico subito i nomi dei paesi da attraversare...
Il sole alto nel cielo fa brillare le spighe di grano maturo, le farfalle volano di ramo in ramo, le api si posano sui petali dei fiori alla ricerca del nettare. Il vento accarezza i girasoli facendoli danzare, l’acqua del ruscello si insinua fra le rocce. “No, lascia perdere... Come poeta non vali un tubo”. Stanotte c’è stato il temporale, ma adesso il tempo è buono e invoglia a partire. Mi è andata bene, se fossi stato in tenda sarebbe stato un disastro. Mi alzo con grande pigrizia, ho dormito troppo bene.
Vado verso Siena, potrei puntare verso San Quirico d’Orcia oppure Radicofani, però so che sarebbe ambizioso. Arrivo a Siena e mi dirigo in Piazza del Campo. Passo tra la folla, non è facile farlo senza devastare le caviglie di qualche turista. A Siena ci si deve andare, passare sulla Via Francigena  in bici vuol dire anche passare di là. Entro in piazza, piazzo il cavalletto, mi metto in posa e faccio partire l’autoscatto, mentre la macchina scatta tutti si mettono in mezzo e così devo autoscattarmi decine di volte nella speranza di trovarmi anch’io nelle foto, magari senza davanti nessuno. Se avessi portato il telecomando della fotocamera adesso tutto sarebbe più facile, invece l’ho lasciato a casa risparmiando una decina di grammi nel bagaglio.
Ho fatto il mio dovere, un’altra foto nei posti in cui ci si “deve” fotografare.
L'Eurovelo 8 è uno dei quattordici tracciati della rete ciclabile europea che attraversa il nostro continente e collega Cadice all'isola di Cipro.
Percorrere l'Eurovelo 8 in tutta la sua lunghezza è un vero e proprio sogno che richiede diversi mesi di tempo perchè la distanza da superare, i confini geografici da valicare e le nazioni da attraversare sono molte.
Un tratto di questo itinerario di lunga percorrenza taglia il nord Italia da ovest ad est seguendo principalmente il fiume Po e raggiungendo il Mar Adriatico.
Iniziando il nostro viaggio in bici dal Lago di Garda, si segue l'Eurovelo 7 giungendo finalmente in vista del Po, a Governolo. Basta attraversare il grande fiume per arrivare a San Benedetto Po e ritrovarsi in pochi minuti a pedalare sull'Eurovelo 8 continuando l'avventura a due ruote verso Oriente e il mare...

               

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