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Alto Adige sulla neve in MTB: Spieler a Merano 2000
Uno sguardo al meteo del giorno successivo, una messaggiata whatsapp e si decide. La meta cambia all'ultimo momento ma non poteva essere altrimenti. Le previsioni sono pazzesche e non sfruttare l'occasione sarebbe un sacrilegio. È deciso: il basso Garda può attendere, domani si sale verso Avelengo per partire in mtb sulla neve e attraversare il comprensorio di Merano 2000 fino alla cima Spieler.
In questo articolo
Riscaldamento su asfalto da Avelengo a Falzeben
Il punto di partenza di questo itinerario è Avelengo. Lasciamo l'auto all'imbocco della strada che conduce a Falzeben, staccandosi poco prima dell'ingresso in paese. Si inizia subito in salita, ma l'asfalto liscio e le pendenze non troppo impegnative ci permettono di scaldarci un po': la temperatura è invernale, ma non gelida per essere già oltre i mille metri di quota. Il termometro segna -3°C alle 10 del mattino.
Lo sforzo e l'aria ghiacciata fanno subito bruciare i polmoni ma man mano che ci si scalda, il corpo entra in temperatura e ben presto è già tempo di levare la giacca. Il traffico è quello di un weekend invernale su una strada di accesso agli impianti: le auto ci superano in continuazione ma finalmente raggiungiamo Falzeben e il parcheggio ai piedi delle funivie del comprensorio di Merano 2000.
Tra gli sciatori fino al rifugio Merano
Si concludono così i cinque chilometri di strada asfaltata e, se in estate qui inzierebbe il percorso forestale, oggi ci ritroviamo sulla neve, proprio a fianco delle piste. Il tracciato che seguiamo è protetto, realizzato appositamente per camminatori e scialpinisti che vogliano salire fino alle capanne e rifugi in quota senza sfruttare gli impianti. Ci sentiamo gli occhi di tutti addosso: due extraterrestri passerebbero più in sordina!
Le pendenze iniziano a essere impegnative ma per fortuna le gomme, sgonfiate un po' preventivamente, tengono bene e riusciamo a salire pedalando. A parte qualche breve tratto in cui la neve è meno battuta, senza grossi problemi con un'ultima rampa si arriva al rifugio Zuegg. Qui troviamo il primo attraversamento delle piste da sci e con cautela ci spostiamo sul lato meridionale di un tracciato, lasciandoci alle spalle anche la cabinovia. Il panorama si apre per un attimo prima di rientrare nel bosco e riprendere a salire ancora una volta con decisione.
Il percorso si immette nella valletta del rio Sinigo e regala scorci idilliaci un po' lontani dalle piste. Il ghiaccio che avvolge il torrente crea un tunnel cristallino sotto il quale l'acqua continua a scorrere. La neve candida e intonsa genera un mondo ovattato e silenzioso.
Altre rampe ci costringono a scendere e spingere per brevi tratti ma ben presto ci ritroviamo di nuovo sulle piste nei pressi di malga Kirchsteiger. Qui il paesaggio inizia a essere molto più aperto e alle nostre spalle si notano i picchi che dominano il comprensorio. La salita sul percorso che affianca le piste si conclude nei pressi del rifugio Merano ma per noi le fatiche non sono ancora concluse.
Si spinge verso lo Spieler
Dal rifugio inizia il sentiero panoramico che attraversa questa parte di alpi Sarentine e condurrebbe, seguendolo, proprio verso la valle omonima. Noi poco dopo invece deviamo verso destra, imboccando una ripida risalita da fare a spinta sulle tracce battute da scialpinisti e ciaspolatori. L'obiettivo è la croce sommitale del monte Spieler (2080 m), non molto distante.
Mezz'oretta di camminata e ci siamo. Il panorma oggi è strepitoso! Da un lato l'Ortles e le alpi Tirolesi, dall'altro le Dolomiti con la Marmolada a dominare le altre vette, più a sud le montagne di casa: il Bondone, la Paganella, le dolomiti di Brenta. Restiamo incantati per un po', in mezzo a tanti altri escursionisti che si godono il paesaggio.
Non c'è un filo di vento (qui nelle giornate storte si rischia di esser trascinati via a quanto ci dicono), la temperatura è mite e noi ci rifocilliamo prima di riprendere la marcia.
Sul solco degli scialpinisti al Giogo della Croce
La meta prevista inizialmente dal nostro giro ad anello erano gli omini di pietra, luogo iconico di queste zone, ma ben presto dopo aver imboccato la traccia verso il giogo della Croce ci rendiamo conto di quanto sia improponibile raggiungerli.
I panettoni sommitali su cui ci stiamo muovendo sono poco battuti e la traccia di qualche scialpinista e alcuni ciaspolatori non tiene il peso della bici. Siamo costretti a spingere e avanziamo lentamente, completando in due ore un percorso che in condizioni migliori si farebbe, probabilmente, in venti minuti. Non importa: il panorama è strepitoso, la giornata perfetta e non ce la faremo certo rovinare da un po' di spinta e dalla rinuncia alla meta finale.
Arrivati ai piedi del Giogo della Croce, un panettoncino davanti a noi, troviamo un bivio che con un sentierino sulla destra ci riporterebbe più velocemente su un tracciato battuto da un gatto delle nevi. Ci guardiamo negli occhi e decidiamo che è troppo tardi per proseguire sul percorso pianificato. Lasciamo la traccia primaria e in breve tempo, non senza difficoltà, raggiungiamo la strada battuta.
Niente omini di pietra: si scende su strade e sentieri battuti
Da questo punto in poi è goduria pura. La rinuncia a raggiungere gli omini di pietra non ci scalfisce l'umore. Il sole si sta abbassando all'orizzonte e scalda la luce che radente batte su di noi. Aggiriamo il monte di Verano passando dall'omonima malga, pensando che chi vive qui vive in Paradiso!
L'amico Luca ha ancora voglia di sentieri e mi trascina fuori dalla bellissima e pedalabile strada innevata per imboccare un percorso che taglia i tornanti. Siamo fortunati e riusciamo a divertirci anche sul sentiero, facendo un po' gli equilibristi e lasciando andare le bici senza timore.
Nei pressi della malga delle Erbe ritroviamo il percorso principale e dato che il sole è ormai sceso oltre i rilievi d'occidente, ci gettiamo a capofitto sulla strada di nuovo nel bosco. Poco più a valle ritroviamo l'asfalto e in men che non si dica scendiamo tra le sparute case di Avelengo.
Per raggiungere la meta finale, con il crepuscolo, seguiamo via Bürgele che attraversa il rio Sinigo e risale abbarbicata sulla roccia, di nuovo innevata e poco battuta. Chiudiamo questo breve ma speciale anello con una giusto ristoro al caffè Platzl mentre il buio sopraggiunge.
Nel pianificare questo itinerario ci siamo fatti convincere soprattutto dalle meravigliose escursioni in zona che propone Maurizio Deflorian (noto anche come NonnoCarb), esperto conoscitore di tutto l'Alto Adige e soprattutto dei suoi luoghi di residenza attorno a Merano. Anche questa traccia, tagliata e ricucita in corso d'opera, è tratta da sue proposte. Ne trovate a centianaia sul suo sito Meranobike.it
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Leo
ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.
EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.
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