Fabio voleva visitare tutta l'Italia in bicicletta: da sud a nord, da est a ovest. Ha iniziato questa grande avventura percorrendo 3500 km tra Sardegna, Sicilia, Basilicata, Calabria e Puglia ma poi si è dovuto fermare a causa dell'eccessivo caldo che toglieva il respiro e le energie. 3500 km sono tanti e lungo le strade del paese più bello del mondo ha incontrato sorrisi, meraviglie e ospitalità, ma facciamo raccontare questa storia direttamente a Fabio...
Come è nata l’idea di questo viaggio in bici in Italia?
L’idea è nata dal desiderio di conoscere meglio il paese in cui vivo, che ospita un numero enorme di siti di interesse storico, culturale e ambientale. Anche se l’Italia non sta attraversando un periodo florido, è ricca di risorse e attrattive che meritano di essere conosciute, apprezzate e rispettate, per rinnovare una memoria che pare essere quasi del tutto scomparsa dalla testa degli italiani.
Nei viaggi precedenti avevo conosciuto le bellezze del settentrione e del centro, questa volta mi sono concentrato sulle isole isole maggiori e il resto del meridione. L’idea iniziale, in realtà, comprendeva il giro completo dello stivale ma, dopo aver percorso 3500 km fra
Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia, mi sono ammalato anche a causa del caldo eccessivo che ha funestato gran parte dell’estate e così, a malincuore, dopo aver tentennato una settimana, ho concluso il viaggio in bici a Vasto, in Abruzzo.
Con che bici e con che equipaggiamento hai viaggiato? Quanto pesavi a pieno carico?
Il mezzo è una
Cube Delhi Disc acquistata nel 2010, con la quale ho percorso finora 28.000 km, di cui più di metà a pieno carico, mentre l’equipaggiamento è composto innanzitutto da due coppie di borse Ortlieb, distribuite sui portapacchi montati sulle ruote anteriore e posteriore, che trovo molto robuste e pratiche, ed un borsello della stessa marca agganciato al manubrio.
Poiché ricerco
l’autosufficienza in viaggio, il mio bagaglio è piuttosto pesante e comprende tutto ciò che serve per
praticare il campeggio: tenda, materassino, sacco a pelo ed un ottimo fornello Trangia ad alcohol, oltre ad una piccola scorta di cibo, vestiti, il tablet, il lettore mp3 e la fotocamera. Non ho mai pesato il bagaglio ma stimo un peso complessivo, fra bicicletta ed equipaggiamento, intorno ai 45 kg, che si sono fatti “apprezzare” specialmente lungo le numerose salite distribuite lungo quasi tutto l’itinerario.
L’Italia, fatta eccezione per la Pianura Padana e qualche altra pianura secondaria,
è un paese montuoso e collinare: in auto la percezione di questa realtà può essere affievolita, ma in bicicletta non passa inosservata, anzi…
Da dove sei partito e quanti chilometri hai percorso?
Sono partito da Torino il 4 maggio, da lì ho pedalato in direzione di Genova dove mi sono imbarcato alla volta della Sardegna. Ho percorso in tutto 3539 km, di cui 3400 fino alla data del 20 giugno, quando le mie condizioni di salute sono peggiorate impedendomi di proseguire. Dopo quasi una settimana di riposo a casa di parenti a Foggia, ho tentato un’ultima tappa fino a Vasto ma, a causa delle temperature veramente eccessive, alla sera mi sono sentito nuovamente fortemente spossato.
L’esperienza di viaggio in condizioni meteorologiche tanto avverse stava assomigliando sempre più ad una gara di resistenza a cui non sono particolarmente interessato e così, dopo una notte in gran parte trascorsa insonne, la mattina del 28 giugno mi sono recato in stazione con l’idea di salire sul treno per casa. In realtà bisognerebbe ricorrere al plurale perché, a causa di assurde restrizioni nella possibilità di caricare la bici sui convogli diretti, ho dovuto prenderne
ben cinque: i cambi si sono svolti a Pescara, Ancona, Bologna, Milano, con arrivo a Torino, dopo un totale di circa
15 ore complessive di viaggio.
Perché hai scelto di viaggiare in bicicletta?
E’ una scelta che risale ormai a quasi un decennio fa.
Era il 2008 e avevo appena scoperto grazie ad Internet che esisteva la possibilità di affrontare uno viaggio con una bicicletta adeguatamente attrezzata. A me è sempre piaciuto esplorare e conoscere, frequentare la natura, inoltrarmi in territori sconosciuti, ma fino a quel momento si era rivelato un desiderio sostanzialmente insoddisfatto, ad eccezione di rare occasioni.
Dunque l’idea di trascorrere le vacanze estive secondo tale modalità mi piacque subito:
mi attiravano le promesse di libertà, di indipendenza e di avventura, che puntualmente sono state mantenute. In più, ho scoperto che spostarsi con lentezza restituisce
la dimensione esatta delle cose, non introduce discontinuità e consente piuttosto una naturale progressione verso la meta, arricchisce l’esperienza di dettagli, prospettive, scoperte che la velocità non permette di osservare. Siamo nati per agire e vivere a velocità contenuta, se acceleriamo ci perdiamo molto, forse troppo di quello che facciamo.
Quale regione ti ha sorpreso di più?
Tutto il Sud d’Italia mi ha sorpreso, perché è semplicemente straordinario.
Distilla vitalità in ogni angolo assieme
all’arte autentica del gustarsi la vita; una capacità che, purtroppo, al Nord è stata dimenticata, sostituita da piaceri consumistici e ritmi eccessivi. Il paesaggio raggiunge picchi di struggente bellezza e la natura mostra tutta la sua generosità, specialmente per le capacità di sopravvivenza e adattamento a condizioni climatiche difficili, come caldo e siccità eccessivi, e allo sfruttamento dell’uomo, spesso privo di scrupoli.
La
Puglia è comunque la regione che probabilmente mi ha sorpreso di più, non me l’aspettavo così varia e ricca: si passa dai trulli della Valle d’Itria a praterie che terminano a strapiombo sul mare e che richiamano paesaggi del nord Europa, differenziandosi da queste per il giallo predominante dei campi riarsi dal sole; dal raffinato e frivolo rococò di Martina Franca al sontuoso barocco di Lecce, soprannominata non a caso la Firenze del Sud; dai paesaggi che ricordano ondulate steppe asiatiche a meravigliose grotte bagnate da un mare cristallino, a promontori boscosi e torri di guardia cinquecentesche disseminate lungo l’interminabile costa, ad una serie di località amene come Gallipoli, Otranto, Ostuni, Polignano e molte altre, da cui è veramente difficile separarsi.
Quale regione dove hai pedalato è secondo te la più sottovalutata a livello turistico?
Direi la Basilicata, scarsamente popolata e priva, ad esempio, di campeggi, ad eccezione della costa ionica, che però non ho visitato. Anche le sue strade non sono tra le migliori e gran parte del territorio si trova ad alta quota, spesso oltre i 1000 m.
Tuttavia le attrattive naturali non mancano neanche qui: i 30 km di costa tirrenica, alta e frastagliata, sono forse i più belli d’Italia; i boschi fitti e freschi costituiscono una risorsa da proteggere e in cui rigenerarsi; l’area del Vulture, in cui le asperità del territorio montano si addolciscono in una meravigliosa campagna ondulata ben coltivata e che al tramonto si tinge di giallo e rosa, conserva al proprio interno luoghi come i laghi di Monticchio, la bella Melfi e Venosa, patria di Orazio… e poi c’è Matera, eletta Capitale Europea della Cultura 2019, che si sta preparando per l’evento con orgoglio e determinazione e che, data la sua particolarissima architettura, farà sicuramente faville.
I tuoi prossimi progetti?
Avere sempre dei progetti da realizzare, degli obiettivi, ritagliati su misura per me.
Stimolare la creatività, tentare, muovermi. Per questo motivo ho smesso di recarmi in ufficio dalla fine di aprile e ho scelto di provare ad affrontare una nuova vita, su binari differenti, lontana dalla corrente che ci vuole tutti chiusi dalle 8 del mattino alle 18 a produrre per non si sa neanche bene quale motivo. Sarebbe stato facile e sicuro rimanere nel seminato,
ma vorrei provare a riempirmi la vita di fatti ed esperienze che fanno veramente per me.
Forse tu però mi chiedi quali siano i miei progetti in ambito ciclistico: mi piacerebbe esplorare l’Europa del nord e anche quella occidentale; in passato ho già viaggiato fino ad Amsterdam e in un’altra occasione fino a Dresda, attraversando la Slovenia, Austria, Repubblica Ceca e terminando in Germania e vorrei approfondire.
Dove possiamo leggere più nel dettaglio i tuoi racconti di viaggio?
Sul mio blog, che ho aperto nel 2011 ed è nato per ospitare il diario dei miei viaggi e alcune riflessioni di carattere generale, esistenziale ed ambientale. Si chiama
“Cicloturismo e oltre” e contiene, nei mesi di maggio e giugno del 2017, il riassunto di tutte le tappe di quest’ultimo viaggio.
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