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Italia

Val Zebrù e Val Cedec in MTB | Alta Valtellina fuoristrada

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Itinerario in MTB in Val Zebrù che richiede una certa conoscenza della media/alta montagna quindi avere una full con escursione da 150mm non da l'automatica garanzia di sapersi muovere in certi ambienti. Siam mica in un bike park! Si consiglia di munirsi di un abbigliamento adeguato (nel giro di mezz'ora può iniziar a nevicare anche ad agosto a queste quote) e massimo rispetto per la flora/fauna oltre che per i numerosi escursionisti.
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Dati tecnici

Val Zebrù e Val Cedec in MTB

DETTAGLI ITINERARIO
Partenza/Arrivo Bormio
Tempo 7-8 ore
Dislivello  2200 m circa
Lunghezza  49 km circa
Tipologia di strada
 40% asfalto
 60% sterrato
VALUTAZIONE
Difficoltà Impegnativa 
Panorama Splendido
QUANDO ANDARE
GiugnoLuglio
AgostoSettembre

Files GPS

 

La Val Zebrù in MTB

Partiamo dal centro di Bormio e seguiamo le indicazioni stradali per Santa Caterina Valfurva – Passo Gavia. Questo primo tratto è su strada statale e con un'ottima segnaletica. Dopo pochi chilometri, in località Uzza si svolta sulla sinistra e qui le pendenze si fanno già sentire; distraiti ammirando l'immensa parete della Reit (in un altro itinerario in MTB ho percorso la pedemontana del Reit) che avrai di fronte. Nell'abitato di Teregua troviamo l'unica discesa prima di giungere al rifugio V. Alpini ma tempo di prendere confidenza con l'aria fresca che ci sferza sul viso e la strada ricomincia a salire dopo aver svoltato a sinistra. Con una serie di tornanti raggiungiamo il parcheggio Niblogo (1600 m segnaletica Niblogo-Val Zebrù presente ad ogni bivio) e nemmeno il tempo di recuperare il fiato, ci ritroviamo nella Val Zebrù: “una gemma ignorata nonostante molti illustri ne abbiano decantato le bellezze” (come diceva il Bonacossa) probabilmente perchè storicamente fuori dalle principali vie di collegamento. I primi chilometri la vallata è un po' angusta, dissestata. Personalmente mi mette tristezza. Ma prepara l'animo a una vera e propria rinascita.Val Zebrù In località Tre Croci lasciamo il ponte sulla destra e andiamo verso sinistra su ampia strada sterrata e in salita. Alternando brevi tratti in ascesa ad altri pianeggianti, boschi di larici, abeti e pini mughi a prati e pascoli curati, la valle si fa sempre più ampia e soleggiata. Dopo circa 6,5 km dal parcheggio e un'ora e mezza di tranquilla pedalata alternata a foto e osservazione della solitamente ricca fauna locale (oggi mi è andata male non ho avvistato nemmeno uno scoiattolo) mi fermo al Rifugio Campo (1989 m) a gustarmi una deliziosa fetta di torta. Il grosso dei turisti deve ancora arrivare e mi trovo solo con una biker belga che racconta il giro funambolico che stà compiendo in solitaria (dalla Val Martello facendo il Cevedale con Bici in spalla, dormire al rifugio Pizzini o alla Casati, con precisione non ricordo, per proseguire verso Passo Stelvio passando dal Passo Ables), il gestore che fa da traduttore e io con un guardia parco che ascoltiamo increduli. Il tutto è reso ancora più grandioso dalla tranquillità del luogo e dall'imponente parente di roccia del Sasso Rotondo; sembra un po' di essere nelle Dolomiti. rifugioCi rimettiamo in sella e nel giro di un paio di chilometri accompagnati dai pini mughi raggiungiamo la Baita del Pastore (2160 m). C'è un ampia area pic-nic con fontana per riempire la borraccia (almeno estate 2015 l'acqua sgorgava che era un piacere). Questo è il punto di arrivo per molti escursionisti. Questo può essere il punto d'arrivo anche per molti ciclisti che non sono per nulla allenati o vogliono passare semplicemente una giornata a prendere il sole beatamente sdraiati su verdi pascoli. Questo sarà il nostro vero punto di partenza.
Sulla destra parte il sentiero che punta verso il Passo dello Zebrù e noi andiamo a sinistra verso il rifugio V Alpini. Da subito piuttosto ripido iniziamo a salire. Il paesaggio è incredibile e ben presto oltre a veder in lontananza l'inconfondibile giallo dei tetti del rifugio sono già scoppiato. Inizio ad alternare alcuni tratti pedalati ad altri a spinta (in realtà i tratti in cui ho pedalato sono ben pochi). Il sentiero è quasi sempre molto ampio e nonostante tutto ben battuto per trasformarsi in morena nell'ultimo tratto dove a circa quota 2500 m, all'incrocio con il sentiero alto per il Passo Zebrù, lascio la bici e mi faccio gli ultimi tornanti da ciclista senza bici. Ora a 2877 m ai piedi della vedretta del Monte Zebrù con una visuale che va da Monte Cofinale a Cima della Manzina e a tutta la Val Zebrù, cosa mangiare se non una bella fetta di torta da rifugio?!? Una bella fettazza di torta alle mandorle (che mi ha accompagnato per le prossime tre ore prima di aver una parvenza di digestione) con una piacevole tazzina di caffè del commercio equo e solidale (cosa che mi ha particolarmente colpito in positivo. Manco in paese si trova). In soli 5 minuti è possibile salire al ghiacciaio. Io non ci sono andato. Perchè? bò. rifugio  bertarelliDopo una pausa ristoratrice ma non troppo prolungata perchè la strada è ancora tanta, metto le ginocchiere e recupero la bici. Si segue il sentiero n. 29.1 che taglia a mezza costa su pietraia fino a una sella e sulla sinistra si apre lo scenario verso il passo Zebrù. Il sentiero è stretto con alcuni tratti veramente minuscoli in cui è necessario un piede fermo e sicuro (o una pedalata da super manico). Si supera un impetuoso torrente formato dal ghiaccio ai piedi della Cima delle Miniere e si ricomincia a salire. In lontananza è ben visibile quasi tutto il sentiero tranne un tratto che sembra scomparire, come se venisse improvvisamente inghiottito nella montagna. Per tutta la traversata mi preoccupa l'improvvisa sparizione del sentiero finchè mi ci trovo davanti. È un tratto con rocce marce attrezzato con catene che mi fa quasi venir voglia di tornar indietro. In realtà non è nulla di pericoloso (comunque prestare massima attenzione) ma la stanchezza si fa sentire e portar in spalla la bici non è il mio forte. discesa valzebrCon qualche parolaccia anche questo pezzo è superato ma l'ultimo tratto per il passo dello Zebrù (3001 m o 3005 m per altri) è particolarmente ripido e in alcuni tratti presenza di nevaio marcio. Da qui la vista spazia dalla Cima delle Pale Rosse, al Gran Zebrù, alle Cime dei Forni e della Manzina, al Monte Confinale e via verso il Cevedale. Sono quasi le 17:00 e dopo aver incontrato un gruppo di tedeschi venti minuti prima che scendevano sono l'unico quassù e nelle valli Zebrù da un lato e Cedec (o Cedè) dall'altra non si nota alcun movimento. passo zebrùIn pochi minuti sono al rifugio Pizzini (con una front ho dovuto fare due pezzi scendendo dalla bici) ed è sempre suggestiva la visione del Pizzini alla base del Cevedale e Monte Pasquale con i loro ghiacciai.
Ciao Gran Zebrù alla prossima occasione (veglierà alle mie spalle per un bel tratto mentre scendo). L'ampio sentiero mi fa perder ben presto quota e la quasi totale assenza di escursionisti e per fortuna la totale assenza di jeep che fanno (purtroppo) da navetta ai moderni alpinisti e bikers mi fa sentire in un altro mondo con il vento gelido tra i capelli (“licenza poetica”; primo perchè ho il casco e secondo perchè non ho capelli).
A quota 2178 m circa dopo un tornante si intravede la mole del Rifugio Forni. Quanti ricordi. E quindi via con la terza fetta di torta. La torta è una delle più buone che abbia mai mangiato ma non posso dire altrettanto del caffè. Solitamente questo giro lo si fa in senso inverso rispetto a come l'ho fatto io ma la Val Zebrù è così bella che merita di essere assaporata e non sorpassata in discesa.pizzini Purtroppo la strada si fa asfaltata e in circa 6 km si è nel centro abitato di Santa Caterina e poi per altri 11 km lungo la Stada Statale - del Gavia - 300 siamo a Bormio. Per chi avesse gamba (la maggior parte di voi) e non avesse voglia di incontrare l'asfalto è possibile, poco prima del Rifugio Forni, imboccare il sentiero 27 arrivare fino all'Ables e scendere a Santa Caterina oppure proseguire sempre a mezza costa le pendici del Confinale e ritornare al parcheggio a Niblogo.
 
 
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kiescro

Classe '82 e da sempre amante della montagna e della bici. Negli ultimi anni nasce la passione per la fotografia e tra alti e bassi le tre cose si sono unite permettendomi di vedere e vivere la tranquilla natura con occhi e tempi diversi. Persona di poche parole quindi meglio far due pedalate che descriversi ci vediamo in montagna e ricordate... non esiste nulla di più buono delle torte dei rifugi alpini ;)

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